Secondo  la survey di LHH, l’unica società di Human Capital che guida aziende e professionisti nell’intero ciclo professionale, la compresenza al lavoro di diverse generazioni è una sfida quanto un’opportunità per i manager, ma c’è ancora da lavorarci 

 

Milano – Il mondo del lavoro è in costante cambiamento. Complice l’allungarsi della vita lavorativa, in questo momento storico ci sono almeno quattro generazioni che convivono sul posto di lavoro, dalla Gen Z ai Baby Boomer. Generazioni che hanno diversi background esperienziali, bisogni, valori e visioni, e la cui gestione comporta sfide e opportunità per i manager e i responsabili HR. Per delineare un’istantanea dello scenario attuale, LHH – provider unico e globale di soluzioni HR end-to-end che guida aziende e persone nell’intero ciclo professionale – ha chiesto direttamente a manager e candidati dello Stivale il loro percepito sul tema.

 

Priorità nel lavoro per le diverse generazioni: work-life balance vs approccio digital e formazione 

La compresenza di generazioni diverse in azienda fa necessariamente rima con modalità lavorative, bisogni e percepiti differenti. Senza dubbio, il Generation Mix è considerato come un’opportunità di crescita sia per i leader (51%) sia per i candidati (53%) e una situazione stimolante – soprattutto secondo i manager (36%) rispetto ai lavoratori (27%).

Contemporaneamente, questo aspetto porta con sé interrogativi e sfide. Quali sono dunque le maggiori differenze di approccio tra le diverse generazioni presenti al lavoro? 

 

 

In base all’indagine di LHH, secondo i leader, un elemento di novità rispetto al passato al quale prestare attenzione è la crescente centralità per i dipendenti del tema benessere personale e work-life balance. Indicato da oltre 1 manager su 4 (28%), si tratta di un’esigenza sottolineata soprattutto dalle nuove generazioni, che hanno una diversa sensibilità sulla tematica rispetto alle precedenti. Eppure, è interessante notare che, chiedendo ai lavoratori, solo poco più di 1 su 10 (13%) conferma questo pensiero della dirigenza.

 

D’altra parte infatti, i candidati rilevano come maggiormente significativi l’approccio al digitale (è un quarto di loro a pensarla in quest’ottica, contro il 22% dei manager) e le modalità di formazione e apprendimento (indicate dal 21,8% dei candidati versus il 9,8% dei manager).

 

Ci sono punti sui quali i candidati di tutte le generazioni e i leader si trovano d’accordo quando si tratta di identificare su quali tematiche lavorare insieme affinché il team sia il più coeso ed efficiente possibile. Nello specifico, l’attenzione ai valori e agli aspetti etici dell’azienda (15% dei candidati e 12% dei leader), la visione della gerarchia interna (14% dei manager e 12% dei dipendenti) e la visione generale del concetto di carriera (14% dei leader vs il 12% dei candidati).

 

I leader sono in grado di gestire il generation mix sul lavoro? Emergono discrepanze 

Il Generation Mix sul lavoro è dunque una realtà. Ma che voto si danno i manager nella gestione di questo aspetto? E i dipendenti sono dello stesso avviso?

Sembrerebbe di no giacché emerge una discrepanza tra la percezione dei leader e dei candidati rispetto alla capacità dei manager stessi di gestire tale compresenza. I leader ritengono di adottare approcci e strumenti adeguati e, in una scala da 1 a 10, si auto assegnano una valutazione più che sufficiente (6,6) – con il 27% che pensa di meritare un 7 e più di 1 manager su 5 (22%) che si attribuisce un 8. Il percepito dei candidati è piuttosto diverso: il loro attuale responsabile potrebbe infatti essere rimandato a settembre (media del 5,3) – considerando che oltre la metà dei lavoratori (51%) attribuisce un’insufficienza al proprio capo, qualcuno anche gravissima (il 17% ha dato 1 e il 5% voto 2). 

 

 

Nello specifico, i Millennials, la Generazione X e i Baby Boomer attribuiscono un giudizio meno positivo alla capacità dei propri responsabili di gestire la compresenza di diverse generazioni in azienda, mentre la Generazione Z è più propensa a valutarla positivamente: infatti, il 35% dei candidati della Generazione Z attribuisce un voto tra 8 e 10.

 

“In un mondo del lavoro che evolve rapidamente, per noi di LHH conoscere l’attuale contesto è fondamentale per individuare le necessità delle differenti figure professionali e lavorare costantemente al potenziamento e alla creazione di strumenti e modalità che possano supportarle adeguatamente,” commenta Luca Semeraro, Amministratore delegato di LHH Italia e Spagna. “Ad oggi, per le aziende, la diversità generazionale è un aspetto prioritario da sorvegliare. Infatti, per la prima volta nello scenario contemporaneo, si assiste alla presenza di un ecosistema lavorativo multigenerazionale, talvolta complesso da gestire, ma anche una preziosa leva di crescita. La visione di LHH è quella di affiancare le persone e i business in questa trasformazione per acquisire una sempre maggiore consapevolezza e guidare i talenti verso un reale cambiamento che porti ulteriore valore negli ambienti organizzativi,” conclude Semeraro. 

 

FONTE: LHH – Le informazioni sono state raccolte in forma anonima e utilizzate a scopo esclusivamente statistico. La survey è stata condotta in Italia nel corso del 2023.