LETTERA APERTA AL PRESIDENTE VENDOLA

Illustre Presidente Vendola,

ci rivolgiamo a Lei, dopo aver indirizzato l’allegata Lettera aperta all’Assessore Attollini, in merito alla situazione dei consultori familiari pubblici in Puglia e dei medici obiettori di coscienza in essi.

Non avendo ad oggi ricevuto riscontri dall’Assessore, scriviamo a Lei per rappresentare alcune questioni che ci sembrano particolarmente urgenti.

Abbiamo seguito la campagna di stampa sul tema. In particolare, leggiamo su “Repubblica” del 20 dicembre scorso alcune Sue dichiarazioni: “Sui consultori dobbiamo portare avanti una battaglia politica e culturale. Dobbiamo lottare perché si possa ripristinare il diritto alla salute della donna”.

E, a fronte del rifiuto di un medico obiettore in servizio in un consultorio di Bari di prescrivere la pillola del giorno dopo (circostanza tutta da verificare: era davvero la ginecologa obiettore la persona intervistata nel video di “Repubblica”?), leggiamo ancora: “C’è un sistema pubblico militarizzato dagli obiettori e un sistema privato in cui la legge 194 sull’aborto va a gonfie vele. Questa è di fatto una gigantesca ipocrisia”.

Abbiamo verificato le sue affermazioni sulla base di dati ufficiali.

Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, dott. Filippo Anelli, in un suo comunicato ufficiale del 21 dicembre scorso, dichiara: “Ci risulta che a Bari ci siano 9 consultori e solo cinque medici in servizio che ruotano tra le varie sedi. Tra questi solo uno è obiettore. Ne discende che la rete dei consultori non è affatto in mano a medici obiettori né è in ostaggio di obiettori di convenienza Pare invece che ci si trovi di fronte ad un problema di organizzazione del servizio da parte della ASL”.

Dov’è dunque il “sistema pubblico militarizzato dagli obiettori” da Ella descritto?

D’altro canto, dalla Relazione del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194, presentata in Parlamento il 9.10.2012, apprendiamo che in Puglia il tasso di abortività per le donne di età compresa fra i 15 ed i 49 anni è stato nel 2010 del 9.8, con una variazione di + 0.9 % rispetto al 2009.

Siamo la quarta regione d’Italia per tasso di abortività, dopo Emilia Romagna, Liguria e Piemonte, e la seconda per rapporto di abortività, mentre “vantiamo” uno dei tassi di fecondità regionali più bassi (36.4) dell’intero Paese, malgrado i consultori pubblici pugliesi da circa 4 anni distribuiscano gratuitamente contraccettivi a categorie di donne considerate particolarmente a rischio di IVG.

Rimasto sostanzialmente stabile il numero dei ginecologi obiettori (il 69.7% su una media nazionale del 69.3%), continuiamo ad essere la Regione italiana con maggior numero di recidive (il 35% delle IVG è ripetuta) e quella più veloce nell’eseguire gli aborti, in rapporto al loro numero assoluto: il 56.9% delle IVG pugliesi avviene entro il compimento dell’ ottava settimana di amenorrea e nel 73.3 % dei casi passano meno di 2 settimane fra il rilascio del certificato e l’esecuzione dell’intervento.

Il dato dovrebbe indurci ad una profonda riflessione sulle modalità, la qualità e la reale efficacia della prevenzione postconcezionale delle IVG in Puglia.

Infatti, la legge 194/78 non autorizza nessuno a ritenere legittimo, almeno sul territorio italiano, il diritto di aborto. La scelta dell’interruzione volontaria di gravidanza è invece resa possibile, almeno stando alla legge, solo qualora le equipes consultoriali, (o il medico di fiducia o il servizio ostetrico/ginecologico), in rete con i servizi socio-sanitari territoriali, abbiano esperito tutte le azioni possibili per aiutare la donna, la coppia o la famiglia a rimuovere quegli ostacoli che impediscono di portare a termine la gravidanza (cfr. artt. 2 e 5 legge194/78).

Se fra rilascio del certificato al termine dell’iter di legge ed esecuzione dell’IVG deve passare per legge almeno una settimana, dobbiamo concludere che nella maggior parte dei casi il certificato sia in mano alla donna già ad appena 7 o addirittura 6 settimane di amenorrea : è possibile che in così pochi giorni vengano attuate tutte le azioni previste dalla 194 per evitare l’intervento abortivo?

Il vero problema quindi è vigilare sulla qualità della prevenzione post concezionale della IVG effettivamente messa in atto in Puglia!

Cosa vieta di chiedere ai medici obiettori di accompagnare il percorso di prevenzione delle IVG che la donna deve compiere dopo la richiesta di abortire? Se applichiamo la legge, assolutamente nulla: una volta assicuratici che gli interventi preventivi siano realmente realizzati in modo adeguato, basterà prevedere che il certificato/documento sia redatto da un medico non obiettore, e nessun obiettore si sottrarrà al tentativo di far nascere un bambino in più.

In merito poi alla prescrizione della pillola del giorno dopo, è necessario fare alcune doverose precisazioni. Come recita il “bugiardino” del farmaco, “ si ritiene che il levonorgestrel sopprima l’ovulazione inibendo così la fecondazione (…); ma Il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto ”.

Se dunque lo stesso bugiardino riconosce che uno dei meccanismi d-azione della pillola del giorno dopo potrebbe proprio essere l’inibizione dell’impianto dell’embrione nell’utero, perché scandalizzarsi del diritto del sanitario a opporre obiezione di coscienza alla prescrizione di un farmaco potenzialmente abortivo, quando tale diritto è ampiamente tutelato dalla legge?

D’altra parte, leggiamo ancora nel comunicato del Presidente dell’Ordine dei Medici di Bari: “Non si può invocare la clausola di coscienza quando fa comodo e poi denigrarla quando non fa piacere. In Puglia, ricordo che i medici e gli Ordini dei Medici si rifiutarono di denunciare gli immigrati clandestini, norma imposta allora dal Governo nazionale, appellandosi proprio alla clausola di coscienza ed al Codice Deontologico innanzi richiamato”.

 


E perché invocare il legittimo “diritto alla salute” della donna, come se fosse messo in discussione dall’azione degli obiettori di coscienza, quando sempre nello stesso “bugiardino” leggiamo che la cosiddetta “contraccezione d’emergenza è un metodo occasionale. Non deve in nessun caso sostituire l’uso di un metodo anticoncezionale regolare”; e che, ad esempio, “dopo l’assunzione di Norlevo sono stati riportati casi di eventi trombo embolici. La possibilità dell’insorgenza di un evento tromboembolico deve essere presa in considerazione in donne con altri pre-esistenti fattori di rischio tromboembolici, specialmente una storia individuale o familiare che predisponga alla trombofilia”.

 

E’ solo un esempio, che giustifica la necessità di prescrivere la pillola del giorno dopo solo dopo una adeguata anamnesi e valutazione del singolo caso: non si tratta di una pilloletta da banco, ma di un farmaco da assumere solo occasionalmente, con le dovute cautele; esso è invece divenuto l’”anticoncezionale” più utilizzato fra le teen agers pugliesi, senza peraltro far riscontrare in questa coorte di donne alcuna diminuzione significativa del tasso di abortività, a fronte invece di un incremento delle malattie sessualmente trasmesse, con grave danno per la salute della donna e della sua fertilità presente e futura.

Ecco, Presidente, Vogliamo confrontarci sui fatti senza mistificarli.

 

Il problema, stando ai dati, non sono gli obiettori ma un’integrale applicazione della legge 194, anche valorizzando il contributo, come già da tempo avviene in altre Regioni italiane, come l’Emilia Romagna o la Toscana, di quelle associazioni che sono in grado di aiutare le gravide in difficoltà desiderose di portare a termine una gravidanza; e sappiamo bene come, non di rado, un adeguato accompagnamento possa restituire alla donna la libertà di diventare madre.

Siamo certi, Presidente, che Ella vorrà favorire un serio e reale confronto su questi contenuti.

 

Pertanto, in attesa di un suo cortese riscontro, La salutiamo con viva cordialità porgendole i migliori auguri per il nuovo Anno.

 

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