Gialcarlo Senese, della Rete Napoli Shoes, interverrà al Convegno organizzato da TechnologyBIZ “La Campania e le Reti di Imprese. Strategie, Opportunità, Casi di successo”, 9 luglio presso il PICO, Napoli. Ecco un’intervista che in fondo è un’anteprima del suo intervento.

TechnologyBIZ: Napoli Shoes è la prima Rete di imprese del settore calzaturiero realizzata in Campania. Ci può raccontare come è nata?

Giancarlo Senese: Circa un anno fa un cliente dello studio, l’attuale presidente di Napoli Shoes, Pasquale Della Pia, mi parlò di una sua idea di accomunare alcune imprese del settore calzaturiero napoletano, per la realizzazione di un progetto ambizioso che potesse entusiasmare il settore di riferimento, in quel momento necessitato ad affrontare nuove sfide imposte dalla riduzione dei consumi sul mercato interno e dallo sviluppo dei mercati emergenti.
Raccolsi l’invito e ne studiai la soluzione tecnico-giuridica che si addiceva al caso di specie.

TechnologyBIZ:Quindi, qual è il suo ruolo nella fase di costituzione della Rete?

Lo studio professionale che fa capo a me, dopo la costituzione della Rete, è anche l’advisor della Rete Napoli Shoes, avendo assunto la delicata posizione di soggetto super partes che contribuisca ed accompagni le imprese nella realizzazione del programma di rete. Sta svolgendo  una funzione che oggi sarebbe definibile con la terminologia trendy di “temporary management”, con la speranza, tuttavia, di concludere quanto prima il nostro delicato apporto manageriale, poiché vorrà significare che la rete, “creatura” del nostro studio professionale, è pronta per essere gestita direttamente dagli aderenti alla stessa.

TechnologyBIZ: Quali sono le realtà che ingloba? Di quale territorio?

Giancarlo Senese: L’area territoriale interessata è l’asse Napoli – Caserta, con il coinvolgimento di 9 imprese ubicate tra la provincia di Napoli ed il polo calzaturiero di Teverola, in provincia di Caserta. Vi è una equilibrata suddivisione tra imprese produttrici di calzature da donna ed uomo.

TechnologyBIZ: Quali requisiti sono stati richiesti alle aziende aderenti?

Giancarlo Senese: L’individuazione delle imprese aderenti è stata fatta con “certosina” applicazione, essendo state scelte imprese che avessero un mix di requisiti ritenuti indispensabili per la riuscita dell’operazione strategica, vale a dire imprese:
–              con un fatturato minimo di € 2.000.000;
–              rispettose della legalità;
–              dotate di un prodotto di qualità elevata e che esprimesse al meglio il “Made in Italy” (anche se il vanto è presentare nel mondo il “Made in Naples”);
–              management formato da imprenditori dinamici e volenterosi a misurarsi con nuove sfide e disposti ad investire su progetti comuni, abbandonando le sempre presenti remore del guardare solo “al proprio orticello”.

TechnologyBIZ: Perché avete scelto il contratto di rete?

Giancarlo Senese: Come già riferito, Napoli Shoese è la prima rete del settore calzaturiero realizzata in Campania utilizzando le disposizioni di cui all’art. 3 comma 4 ter  D.L. 10/02/2009  n. 5 conv. in L. 09/04/2010 n. 33 e succ. mod. e cioè in applicazione delle novità legislative in tema di aggregazioni di PMI. Nasce, infatti, con l’esigenza strategica di consolidare le imprese aderenti e, quindi, con il duplice obiettivo di aumentarne la loro competitività, soprattutto sui mercati esteri ed in espansione, e nel contempo contribuire a fortificare i rapporti fra esse per superare l’atavico problema del c.d. “nanismo” delle PMI italiane (soprattutto meridionali) abituandole a ragionare in termini di business su specifici progetti imprenditoriali comuni che vanno, tra l’altro, dalla realizzazione di un comitato d’acquisto, ad un progetto formativo delle maestranze per poi proseguire con un progetto d’internazionalizzazione comune.

TechnologyBIZ: Quali sono i vantaggi attesi?

Giancarlo Senese: Con forza ribadisco che una Rete tra imprese, nell’ottica del Legislatore Nazionale che ne ha disciplinato le regole, non è quella di creare una qualche forma “associativa” tra le imprese aderenti, ancora meno un involucro consortile. Per questi casi le normative di riferimento già esistono. La Rete è uno strumento per fare business. Se non si comprende l’essenza giuridica del contratto di rete, si rischia di fare un’esperienza diversa da quella utile alle imprese aderenti.

I vantaggi di Rete, in sintesi, se ben attuata, potrebbero essere molteplici – da quelli organizzativi interni, bancari, commerciali e fiscali (per questi ultimi il Legislatore fiscale ha previsto delle particolari agevolazioni sul reddito tassabile per gli aderenti ad un contratto di rete) – e tutti di indubbia validità tecnica per l’impresa aderente, che, si badi bene, non perde la propria autonomia giuridica operativa, pur presentandosi sotto una  nuova “bandiera” comune per un indubbio vantaggio in termini di immagine per tutte le imprese aderenti. Quest’ultimo passaggio fuga ogni ulteriore dubbio sulle doti specifiche che debbono avere le imprese prescelte per la realizzazione della Rete.

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