A supporter of radical left Syriza party waves party flag as opposition leader and head of the party Alexis Tsipras delivers speech during a campaign rally in central AthensUn bel po’ di tempo fa, ormai, “un certo” Massimo D’Azzeglio commentò la difficoltà degli italiani di sentirsi un unico popolo con la storica frase “fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani!”. Per molto tempo ho pensato che questa frase si sposasse bene anche per la nostra Europa, “fatta l’Europa, ora bisogna fare gli Europei” e credo che anche su a Bruxelles la pensino più o meno così, soprattutto visto gli sforzi che fanno nella programmazione dei finanziamenti (vedi Horizon 2020) di invogliare ad una progettazione quanto più possibile transnazionale.

Ebbene, in questi giorni sta succedendo qualcosa che spinge a pensare esattamente l’opposto ed oggi non posso fare a meno di dire “fatti gli Europei, ora dobbiamo fare l’Europa”!

Ieri, sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo, è stata lanciata una campagna che ha davvero dell’incredibile.

La prima cosa incredibile è la cifra che si intende raccogliere: 1.600.000.000,00 euro! Wow!

La seconda cosa incredibile è che questa cifra, quasi da Paperon De Paperoni, si intende raccoglierla in solo 7 giorni (tra l’altro: o tutto, o niente!).

La terza cosa incredibile è che, a circa 24 ore dalla partenza, sono stati già versati 996.862,00 euro (la maggior parte in donazioni da 3, 6 o 10 euro ma ci sono anche donazioni da 5.000 euro).

Ma sapete qual è la cosa più incredibile di tutte?

Questa campagna è nata per salvare la Grecia dal default economico e per far sì che i Greci non escano dall’Europa.

L’ideatore di questa campagna dice una cosa molto semplice: i ministri europei stanno a fare sfoggio di forza in questo tira e molla per decidere il destino della Grecia. “Why don’t we the people just sort it instead?” He già, perché non lasciare che siano le persone a decidere le sorti di questa storia? E questo folle cittadino europeo commenta la cosa con la più semplice delle esclamazioni (direi quasi spiazzante): “easy”.

È chiaro che le domande da porsi su una campagna di crowdfunding di questo tipo sono davvero tante. Basti pensare alle ricompense: cartoline di Alexis Tsipras inviate dalla Grecia e insalate di feta e olive greche. Tuttavia il dato interessante è proprio che, nonostante l’incertezza, la campagna sta avendo una risposta davvero incredibile e, se pensiamo alla curva ad U del crowdfunding e la mettiamo in relazione con la brevità temporale della campagna, c’è da prevedere che i tempi di “basso raccolto” saranno strettissimi. Certo, l’obiettivo è da sogno ma questa campagna ci chiede proprio questo: credere nel sogno che le persone possano ribaltare un qualcosa che fin’ora è stato deciso solo dalla politica. È la wikicrazia che prende il sopravvento.

C’è ancora un altro particolare che, secondo me, fa riflettere: questa campagna è stata lanciata da un inglese, nato nello Yorkshire, che vive a Londra e lavora in un negozio di scarpe. Easy! Di tutta l’Europa, il Paese che può dirsi meno europeo è forse proprio l’Inghilterra che ha sì aderito all’Unione Europea ma ha anche scelto di conservare l’autonomia economica non entrando nell’euro. E dunque appare ancora più incredibile che questa campagna nasca proprio in Inghilterra. Forse dal 1993 ad oggi non ci siamo accorti di una cosa: mentre l’Europa, seppur nata sulla carta, stenta a divenire (anche vittima secondo me di alcuni difetti di fabbrica macroscopici, vedi politica monetaria unica e politica economica nazionale), gli Europei sono nati e oggi sono anche abbastanza cresciuti da decidere in massa di aiutare i fratelli più deboli.

Non so se questo esperimento di crowdfunding riuscirà. Il cuore di cittadina europea mi spinge a crederci; l’analisi della campagna, da consulente di fundraising. mi fa pensare che non è possibile. Un risultato però lo si raggiungerà in ogni caso: la vittoria dei cittadini sulla politica, la vittoria degli Europei sull’Europa.

Valeria Romanelli
R&Rconsulting

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