“Prima di parlare ipocritamente di un provvedimento di parità tra uomini e donne, questo Governo e i suoi ministri farebbero bene a lavorare affinché fossero realmente parificate le opportunità di lavoro, le retribuzioni, le possibilità di accesso a mansioni superiori per le donne di questo Paese e soprattutto del Sud Italia”. E’ il commento congiunto alla proposta di innalzamento dell’età pensionabile delle impiegate pubbliche delle segreterie territoriali della Camera del Lavoro di Foggia, della FP CGIL e della FLC CGIL di Capitanata.
 
“In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, crisi che fa sentire ancor più forti i suoi effetti nel Mezzogiorno del Paese – affermano le segretarie Mara De Felici (CGIL), Francesca Tavano (Funzione Pubblica) e Loredana Olivieri (FLC) – il Governo sceglie di accanirsi sulle donne per fare cassa. Sostanzialmente si sta dicendo alle donne che oggi lavorano che andranno in pensione più tardi e con importi praticamente pari a quelli delle pensioni sociali, a causa dell’introduzione del calcolo col sistema contributivo. Inoltre si sta dicendo a tante giovani donne che un lavoro lo cercano, che ancor più le loro possibilità di trovarlo si riducono, perché vi sarà meno turnover tra chi esce e chi entra”.
 
Un dato che non può non allarmare soprattutto in una provincia come quella di Foggia dove, stando all’inchiesta del Centro Studi del Sole 24 Ore su dati Istat, solo due donne su dieci, tra i 15 e i 64 anni, hanno un lavoro. Con una percentuale di occupazione femminile del 20 per cento che ci colloca all’ultimo posto tra le province italiane. “Le donne entrano a fatica, anche se tutti gli indicatori ci dicono che sono le ragazze a terminare gli studi con i risultati migliori e a concludere prima i corsi universitari. Nonostante questo ricoprono posizioni meno qualificate, stentano a raggiungere posizioni apicali, dalle quali spesso fuoriescono, quando cominciano ad avere figli o volontariamente o perché costrette. In questo scenario quello del Governo è un provvedimento che scoraggerà oltremodo la ricerca di lavoro, spingendo soprattutto le più giovani a scegliere la strada dell’emigrazione”.
 
“Sono queste le vere storture da sanare”, concludono De Felici, Tavano e Olivieri, “la vera parificazione che richiedono tante donne soprattutto del Sud. Non la promessa che quelle poche fortunate che un lavoro ce l’hanno, lavoreranno di più e alla fine prenderanno di meno”.

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