Cosa ci consegnano le urne ? Ci consegnano innanzitutto, come ci hanno detto centinaia di commentatori da ieri sera un Paese ingovernabile o, forse, governabile, ma con alchimie che sembrano impossibili.

Monti esce sconfitto dalle urne anche se la sua “Scelta Civica” riesce comunque ad avere degli eletti e la sua lista con oltre l’otto per cento alla camera dimostra di esistere.

Non esistono più Fini e Casini entrambi stritolati dalla voglia di cambiare e dalla stanchezza degli italiani rispetto a sacrifici che purtroppo durante il 2012 sono stati a senso unico cioè solo degli italiani e mai della classe dirigente.

Esce con le ossa rotte Bersani che pur vincitore sulla carta delle elezioni si trova in mano un Senato per il quale non si sa da dove deve cominciare per provare a mettere insieme una maggioranza. Esce sconfitto perché il suo elettorato, compreso quello di Vendola, soprattutto giovanile, non ha creduto e non ha visto in lui alcuna possibilità di rinnovamento e che quindi lo ha punito preferendo Grillo.

Un PD che forse, ma con il senno di poi non si possono fare discorsi, che se avesse puntato su Renzi starebbe qui a parlare di una grande vittoria e che invece il linguaggio del segretario fatto di quei: “punto”… “avete capito”… “… il giaguaro” non è stato capito dai giovani che avevano voglia di un linguaggio nuovo e di speranza, un linguaggio che non c’è stato.

Grillo stravince, era nell’aria ma nessuno aveva il coraggio di dirlo, ha saputo incarnare il malessere e la voglia di cambiamento, una voglia di cambiamento, un disgusto per quanto avvenuto negli ultimi 20 anni, che hanno portato le persone a scegliere l’ex comico rispetto al polo di centro sinistra non ritenuto in grado di cambiare le cose in Italia.

Berlusconi, dobbiamo ammetterlo, è stato grande. Non tanto a convincere gli italiani a votare per lui quanto a ridare fiducia a quel popolo di centro destra che si stava disgregando. Questo ha fatto, nulla di più, ma lo ha fatto bene. certo non governerà, non governerà più, forse, ma ha dimostrato di essere vivo.

Ingroia non ha convinto, partito bene con la benedizione di De Magistris, si è trasformato nel corso delle settimane nel traghettatore di personaggi spariti dall’orizzonte politico italiano e in fondo portatori di un linguaggio vecchio della politica. Se De Magistris, che  si è subito sfilato dalla competizione, avesse mantenuto lui il timone con quel linguaggio nuovo e concreto che lo aveva portato alla guida di Napoli, forse qualche speranza in più, almeno alla camera ci sarebbe stata. Ingroia invece, oltre a lui, non particolarmente comunicativo, ha avuto in giro dei rappresentanti a raccontare Rivoluzione Civile, Verdi, Rifondazione e altri che non “conoscono” più il Paese e che discutono di politica come si faceva nel secolo scorso.

E poi dite che Di Pietro con la sua IDV non sarebbe stato in grado di fare qualcosa in più ? Mah, anche questo non possiamo dirlo.

Ecco forse dal voto esce questo: la gente non ne può più di questa politica, i giovani hanno voltato pagine e… e la patata bollente è tornata tra le mani del buon Giorgio.

 

di Michele Dell’Edera

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