\"\"Da qualche settimana c’è una poltrona vuota, che sta accendendo l’immaginazione di quanti aspettavano il momento giusto per vedere materializzarsi l’opportunità insperata, il progetto nel cassetto o il riequilibrio di contesti compromessi dal semplice succedersi degli eventi.
 
Con le dimissioni a sorpresa di Rodrigo de Rato, dal vertice del Fondo Monetario Internazionale, è partita una sorta di smania da “gioco del 15” (fifteen puzzle), che coinvolge segreterie di partiti, gabinetti ministeriali, staff diplomatici di premier e commissari europei, tutti intenti a incasellare tessere dopo averne scombinato l’ordine.
 
Anche in Italia non si è da meno. Forse qui, più d’ogni altra parte, perché l’occasione si presenta allettante e sembrerebbe in grado di sistemare più d’una situazione, prima che una falsa piega ne comprometta le soluzioni.
 
La poltrona sarà disponibile dal prossimo mese di ottobre, secondo comunicato del Fmi. E ottobre sarà un mese cruciale per le evoluzioni del sistema politico italiano. Tra definizione della Finanziaria, primarie e nascita del Partito democratico, nonché esito della richiesta di referendum per la legge elettorale, le sorti del Governo saranno ancora investite da venti e correnti, tipici di un “autunno caldo”.
 
Da Palazzo Chigi è stato già fatto trapelare il nome di Mario Monti, come possibile candidato per la Direzione Generale del Fmi. Ma è indubbio che, pur riconoscendo qualità e doti di prim’ordine al professore milanese, la figura che meglio si staglia per esperienze precedenti, competenze e apprezzamenti internazionali è quella del superministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa.
 
Il suo ennesimo irrigidimento sul percorso di un accordo per la riforma della legge sulle pensioni, sta alimentando da più parti l’auspicio di un “promoveatur ut removeatur”, una promozione per una rimozione. Tanto più che all’indomani del 14 ottobre, il segretario dei Ds, Piero Fassino, non sarebbe più tale e un qualche riconoscimento al suo ruolo di “cireneo”, dovrà pur essere pensato.
 
La chiave per la riuscita del gioco potrebbe essere la tessera di Giuliano Amato, che lascerebbe il Ministero degli Interni (a Fassino), per tornare a via XX Settembre ad occuparsi in maniera più consona di Economia. Ripianando il vulnus di inizio legislatura, che lo vide dirottato al Viminale all’ultimo momento. C’è chi giura di aver visto il più radioso dei sorrisi, formarsi sul volto pacioccone del Presidente del Consiglio, quando si è accorto di aver ricomposto, ancora una volta, il suo tormentato “rompicapo del quindici”.
di Antonio V. Gelormini

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