\"\"Sono sei “teste d’uovo” e si riuniranno con cadenza “bi-hebdomadaire”, ogni due settimane. Saranno i consiglieri economici del presidente Sarkozy, che dopo averne accolto i suggerimenti determinanti nella sua campagna elettorale, ora li chiama ad essere i protagonisti del  cambiamento epocale da loro stessi auspicato.
 
Un vaste program paragonabile allo shock salutare della Tatcher in Gran Bretagna, con l’innesto di alcuni interventi dal sapore keynesiano, che mirano a “sovvertire” (concetto quantomeno audace sulle labbra di un conservatore) la stagnante apatia, che da decenni immobilizza il sistema francese. E a sorprendere l’Unione europea, che a settembre sarà chiamata a decidere sull’apertura di credito, chiesta dalla Francia, per poterlo realizzare. Anche a costo di sforare sui tempi per il rispetto del Patto di stabilità e crescita (2010-2012).
 
Charles Wyplosz (l’economista più ascoltato e rispettato dal Presidente), Olivier Blanchard (il Kennet Galbraith francese), Jean-Paul Fitoussi (teorico delle politiche macroeconomiche e creatore dell’Observatoire Francais de conjonctures économiques), Michel Didier (direttore di Coe-Rexecode, il centro studi di ricerche economiche del Medef, la Cinfidustria transalpina), Michel Godet (ispiratore della misura chiave del programma presidenziale: la defiscalizzazione degli straordinari) e Nicolas Bavarez (editorialista di Les Echos e Le Point, liberista convinto, affatto preoccupato dalla globalizzazione, che invita a cogliere come opportunità per crescere) costituiscono, con Sarkozy, il settebello economico dell’Eliseo.
 
Li accomuna la consapevolezza del necessario avvio, con la cura da cavallo, di sgravi, per un pacchetto fiscale da 13 miliardi di euro all’anno. Che riguardi patrimoniale, successione, mutui prima casa, detassazione degli straordinari. Li lega il comune sentire per l’istituzione di un contratto unico di lavoro dalla flessibilità totale, con adeguati contrappesi soprattutto in caso di perdita dell’occupazione. Li entusiasma lavorare sul fronte della liberalizzazione del mercato del lavoro, della riforma delle pensioni e dell’università. Convinti, come Wyplosz, che si debba arrivare a pensare anche ad indennizzare chi perde posizioni di rendita, pur di liberalizzare il sistema.
 
A loro spetterà pedalare. Per “fare cinema” Nicolas Sarkozy sembra essere più adatto e meglio preparato.Già dalle prime apparizioni dà l’impressione di essere, brillante, convincente e a tratti anche ammaliante. E mentre a Roma, tra scaloni, scalini e piani inclinati ci si divide con lo sguardo ostinatamente rivolto all’indietro, a Parigi fanno squadra e, provvisti di cannocchiale, scrutano già oltre l’orizzonte del 2012.
di Antonio V. Gelormini

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