Martedi 31 marzo alle ore 19:00 presso l’Auditorium Palazzo Fioritto di Sannicandro Garganico (FG) verrà presentato il libro&CD Fonte di ogni bene (Editrice Rotas, Barletta) scritto dal pianista Francesco Lotoro e dal direttore d’orchestra Paolo Candido (entrambi di Barletta) sui canti di risveglio ebraico composti dal 1930 al 1945 da Donato Manduzio, Concetta Di Leo, Maria Frascaria e altri a Sannicandro Garganico.
Il libro Fonte di ogni bene costituisce la prima pietra sulla quale si intende pubblicare l’integrale del repertorio musicale ebraico sannicandrese e contiene una introduzione storica di Francesco Lotoro, un saggio musicologico ed estetico-formale di Pasquale Troìa, testi e musiche di 11 canti scelti a cura di Paolo Candido, CD allegato contenente gli 11 canti scelti ed eseguiti dalla comunità ebraica sannicandrese.
L’intero lavoro editoriale e discografico è stato reso possibile grazie all’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e gode del patrocinio dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane.
Alla presentazione del libro interverranno il Sindaco di Sannicandro Garganico Costantino Squeo, il pianista e coautore del libro Francesco Lotoro, il Prof. Pasquale Troìa (docente presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino di Roma e studioso della fenomenologia musicale ebraica di Sannicandro) e Grazia Gualano, ricercatrice di Storia dell’Ebraismo sannicandrese e lei stessa membro della comunità ebraica di Sannicandro.
La straordinaria storia di Donato Manduzio (1885-1948) e degli Ebrei di Sannicandro Garganico rappresenta nella Storia dell’Ebraismo di Puglia un momento significativo che ha continuamente suscitato l’interesse di numerosi storici in Italia e all’estero.
Donato Manduzio era un bracciante di Sannicandro Garganico (Foggia) tornato invalido dalla Prima Guerra Mondiale.
Già durante la convalescenza Manduzio scoprì doti personali di guaritore e cantastorie interessandosi anche di religione.
Leggendo la Bibbia, ispirato anche da una visione profetica del 1930 sull’unicità di Dio, realizzò che occorreva seguire il Dio d’Israele e la Legge di Mosé; tuttavia ritenne che gli Ebrei fossero scomparsi da secoli.
Nel 1931 un venditore ambulante di passaggio a Sannicandro rivelò a Manduzio che nelle grandi città italiane ci sono numerosi Ebrei.
Pertanto Manduzio, tramite diversi interlocutori, riuscì a stabilire i contatti con la comunità ebraica di Roma che tuttavia mantenne (secondo una prassi consolidata non conversionistica nè atta ad incoraggiare le stesse richieste di conversione) un atteggiamento di riserbo e prudenza.
La stessa comunità ebraica romana intervenne energicamente nel 1938 quando, nonostante le leggi razziali, Manduzio e i suoi seguaci si dichiararono coraggiosamente Ebrei; non solo perché questi non erano "ufficialmente Ebrei" ma anche per preservarli da possibili quanto imminenti persecuzioni.
Tuttavia, l’insistenza e la perseveranza di Manduzio e dei suoi seguaci fu tale che Roma chiese alla comunità ebraica di Napoli (competente per giurisdizione) di indagare maggiormente su tale fenomeno di risveglio ebraico in questo paese del promontorio garganico.
Indubbiamente, l’ebraismo professato da Manduzio, Tritto, Di Leo e gli altri correligionari assomigliava inizialmente a una sorta di Caraismo basato su una stretta aderenza al Pentateuco.
D’altronde, mancava totalmente la conoscenza della lingua ebraica (condizione indispensabile per una conoscenza approfondita delle Scritture ebraiche), la Mishnà e un pur minimo di studio talmudico erano pressoché sconosciuti (sembra che lo stesso Manduzio, venuto in possesso di un piccolo digesto in lingua italiana del Talmud, non lo avesse particolarmente gradito).
Tuttavia tali lacune erano, in un certo senso, colmate da una intensa ed emotiva partecipazione alla vita comunitaria che si sviluppò intorno al Manduzio, a una sincero e profondo attaccamento alle cose ebraiche e al culto del Dio d’Israele nonché a una solerte e inflessibile attenzione al riposo del sabato e alle feste e digiuni prescritti dalla Torà.
Con non poca curiosità e titubanza da parte di autorità civili e personalità del contesto cattolico ed evangelico presenti nel piccolo paese garganico, la comunità del Manduzio non solo crebbe ma sviluppò una propria letteratura poetica e musicale.
La lingua italiana utilizzata è spesso ridondante e non priva di inesattezze ma sempre efficace e rispettosa del contesto scritturale ebraico dal quale essa prende spunto.
Il canto di risveglio ebraico sannicandrese è anch’esso non immune da un forte sostrato popolare; tuttavia esso emana un vissuto ebraico che sembra provenire da lontano.
Nel 1943, quando nella Puglia liberata dagli Alleati arrivano 350 volontari ebrei della Palestina Mandataria, inquadrati nella VIII Armata britannica, Manduzio e i suoi correligionari li accolsero con entusiasmo.
Gli Ebrei della Palestina Mandataria prospettarono loro di emigrare a guerra finita; Manduzio non ne fu affatto entusiasta.
Nell’agosto 1946 il Beth Din (Tribunale rabbinico) di Roma accettò la loro conversione procedendo alla circoncisione di 13 uomini, seguita dalla tevilah dei proseliti (uomini e donne) nelle acque presso Torre Maletta.
Si sancì così l’ingresso ufficiale della comunità ebraica di Sannicandro nell’orbita delle comunità ebraiche italiane.
Manduzio morì il 15 marzo 1948.
Tra il 1948 e il 1950, la maggior parte degli Ebrei di Sannicandro emigrò nel neonato Stato d’Israele, concentrandosi soprattutto nelle zone settentrionali di Biria e Safed; a Sannicandro rimase soltanto un gruppo ben organizzato il quale perseverò nello studio e nella pratica dell’Ebraismo.
Il repertorio musicale degli Ebrei sannicandresi (prevalentemente composto di inni e canti scritti dallo stesso Donato -Levi- Manduzio, Concetta Di Leo, Maria Frascaria) costituisce attualmente un unicum di inestimabile valore della tradizione popolare e religiosa pugliese ancora sconosciuto nel panorama culturale e musicale italiano.
Il canto di risveglio ebraico sannicandrese è giunto intatto sino ad oggi, subendo solo limitatamente alcune piccole variazioni di testo e arricchendosi di ulteriori canti, più vicini allo stile moderno.
L’attuale comunità, dotata di una propria casa di preghiera e una casa di studio, è un punto di riferimento non soltanto della vita ebraica pugliese (a Trani c’è una comunità ebraica sezione di Napoli istituita da diversi anni) ma anche del vissuto storico dei Paesi del Mediterraneo, capaci come pochi altri contesti socio-geografici di offrire simili risorse del pensiero e dello spirito umano.

Di admin