Tre  sono i tipi di certificati ambientali attualmente esistenti, denominati “etichettature ambientali”, istituite dalle norme ISO serie 14020. L’accezione di prodotto di seguito riportata sarà utilizzata  per  indicare sia  prodotto che  servizio.

Il TIPO I , etichetta ecologica volontaria basata sulle valutazioni dell’intero ciclo di vita del prodotto, sottoposta a certificazione esterna da parte di un ente indipendente; per esempio il marchio europeo di qualità ecologica ECOLABEL.

Il TIPO II, corrisponde a un’etichetta ecologica che riporta l’autodichiarazione ambientale da parte di produttori, importatori o distributori di prodotti, senza che vi sia l’intervento di un organismo indipendente di certificazione.

Il TIPO III, è un’etichetta ecologica basata sull’analisi del ciclo di vita del prodotto, i cui risultati sono sottoposti ad un controllo indipendente e presentati in forma chiara e confrontabile.

L’etichetta ecologica garantisce che si tratta di un prodotto “amico dell’ambiente” e questo ne favorisce sicuramente la vendita.

La pubblica amministrazione tiene conto degli aspetti ambientali al momento dell’acquisto di beni, servizi o lavori. Pertanto il GPP che sta per “Green Public Procurement” vuol dire letteralmente approvvigionamenti pubblici verdi. Esso  più specificamente si può definire in senso stretto come un sistema di acquisti di quei prodotti e servizi che hanno un minore ovvero un ridotto effetto sulla salute umana e sull’ambiente rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo.

Sviluppare il GPP significa orientare la domanda pubblica verso prodotti, servizi e opere pubbliche che riducano l’uso delle risorse naturali, il consumo energetico, la produzione di rifiuti, le emissioni inquinanti e i rischi ambientali.

Il ricorso allo strumento GPP è illustrato nel “Libro Verde sulla politica integrata dei prodotti” dall’Unione Europea e proposto nel Sesto Programma d’Azione in campo ambientale.

Il nostro paese ha risposto alla direttiva europea con l’approvazione da parte del CIPE della delibera n.57 dell’ Agosto 2002 “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”. Essa stabilisce che: almeno il 30% dei beni acquistati debba rispondere anche a requisiti ecologici; il 30-40% del parco dei beni durevoli debba essere a ridotto consumo energetico, tenendo conto della sostituzione e facendo ricorso al meccanismo della rottamazione”.

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio con il decreto 8 Maggio 2003 n.203 ha individuato le regole e le definizioni affinché le regioni adottino disposizioni, destinate agli enti pubblici e alle sociètà a prevalente capitale pubblico, che garantiscano che manufatti e beni realizzati con materiali riciclato coprano almeno il 30% del fabbisogno annuale.

Il GPP è un valido strumento per favorire la crescita di un mercato verde attraverso: l’inserimento di criteri di preferibilità ambientale nelle procedure di acquisto della Pubblica Amministrazione nell’ambito dell’offerta economica più vantaggiosa; la possibilità di considerare i sistemi di etichettatura ambientale come mezzi di prova per la verifica di requisiti ambientali richiesti; la possibilità di considerare le certificazioni dei sistemi di gestione ambientale (EMAS-ISO 14001) come mezzi di prova per la verifica delle capacità tecniche dei fornitori per la corretta esecuzione dell’appalto pubblico nel rispetto dell’ambiente.

Tutto questo implica la definizione di una vera e  propria strategia degli acquisti che sia in grado di abbattere il vecchio sistema di clientelismo e affarismo di stampo socialista. Il mondo nonostante sia  pieno di pericoli, con ancora molti posti oscuri,  si trovano ancora  cose belle.  Nonostante  l’amore sia ovunque mescolato al dolore esso cresce, forse più forte; per questo dobbiamo impegnarci e reagire attivamente per tutelare il nostro mondo e non partire dal presupposto di dire che avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni.

di

Orazio Buonamico

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