La Circular Economy può rendere sostenibili le grandi città che oggi sono responsabili del 75% delle emissioni di gas a effetto serra e producono il 50% dei rifiuti a livello globale.

Per costruire città a prova di futuro è necessario diffondere la cultura e i principi dell’economia circolare attraverso la sinergia tra pubblico e privato, supportando i talenti e le idee innovatrici.

A Milano ci prova il Circular District all’interno di Innesto, il primo progetto di housing sociale a zero emissioni che sorgerà nei pressi dello Scalo Greco-Breda. 

A cura di Riccardo Porro, Chief Operations Officer di Cariplo Factory

La Circular Economy è ormai entrata stabilmente nelle agende dei principali decision maker nazionali e internazionali. Una svolta circolare dell’economia, infatti, non solo farebbe bene all’ambiente, ma secondo il World Economic Forum, spingerebbe anche la creazione di 117 milioni di posti di lavoro, generando “opportunità di business” per 3mila miliardi di dollari. Il governo Draghi ha legato molto del successo del Piano Nazione di Ripresa e Resilienza all’economia circolare: in una delle missioni del piano (Rivoluzione verde e transizione ecologica) sono previsti investimenti per 7 miliardi di euro per “imprese verdi ed economia circolare”. Se il modello circolare si sta consolidando nella gran parte dei comparti produttivi, appare urgente una sua declinazione anche nel contesto urbano, a sua volta in profonda trasformazione. Le città in cui viviamo sono responsabili del 75% delle emissioni di gas a effetto serra, oltre a essere la principale causa di consumo di terra e di acqua.

6 miliardi la popolazione urbana nel 2040

La non sostenibilità delle città è, chiaramente, un problema che senza un intervento rapido è destinato a rappresentare una grave minaccia per le persone e per il pianeta stesso. Secondo Oxford Economics, entro il 2040, la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone e il 65% di queste, poco meno di 6 miliardi, vivrà in aree urbane. Questo vuol dire che gli abitanti delle città cresceranno al ritmo di 80 milioni di persone l’anno: un tasso troppo rapido per poter essere sostenibile alle attuali condizioni. Anche perché il mercato immobiliare tradizionale, da solo, contribuisce alla produzione delle emissioni di gas per il 41%: più dell’industria e dei trasporti. Oggi le città consumano oltre il 75% delle risorse naturali e producono il 50% dei rifiuti a livello globale, con 7 città su 10 che già scontano gli effetti del cambiamento climatico. Peraltro, uno studio della Fondazione Ellen MacArthur mostra che il passaggio alle energie rinnovabili impatterà solo per il 55% sulle emissioni nocive, il restante 45% dipende dal modo in cui produciamo e utilizziamo prodotti e alimenti. E le città, in questo, giocano un ruolo fondamentale.

Occorre un cambiamento radicale che attivi la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti: le istituzioni, le imprese, i cittadini. Perché il percorso trasformativo che ci aspetta non potrà compiersi completamente senza il contributo di tutti. Noi, nell’ambito del Circular Economy Lab, iniziativa di innovazione che nasce dalla partnership tra Cariplo Factory e Intesa Sanpaolo Innovation Center, cerchiamo di supportare questo percorso trasformativo coinvolgendo diversi pubblici e target, come successo con Hacking the City | Design a Circular Future, il primo hackathon realizzato da Tondo – organizzazione no-profit internazionale operante nel settore dell’economia circolare, con la nostra collaborazione. Questo progetto ha visto lavorare insieme studenti universitari, neolaureati e dottorandi provenienti da diverse università italiane e grandi aziende, dando loro la possibilità di confrontarsi e discutere sulla base di idee concrete, per costruire una città circolare a prova di futuro.

La rivoluzione dello scalo Greco-Breda

Ma per rispondere alla domanda di cambiamento che le città ci pongono, mai come in questo momento, è importante non solo supportare la trasformazione culturale, ma anche favorire lo sviluppo e la sperimentazione di modelli innovativi a favore di nuovi stili di aggregazione, mobilità, consumo. Modelli in grado di stimolare l’attivazione di una comunità resiliente e coerente con i principi dell’economia circolare. Un esempio sicuramente virtuoso è Innesto, il primo progetto di housing socialecomprensivo di spazio di coworking – Zero Carbon in Italia, che si è aggiudicato il concorso internazionale “C40 Reinventing Cities” per la riqualificazione dell’area Scalo Greco-Breda a Milano. Quella di Innesto è un’operazione che, attraverso la ricucitura dei quartieri circostanti lo Scalo Greco-Breda, permetterà di realizzare la prima iniziativa di housing sociale italiana a zero emissioni. Questo sarà possibile grazie a una componente hardware – per esempio, l’utilizzo di tecnologie costruttive innovative e sostenibili – e a una componente software, vale a dire un nuovo modo di gestire gli spazi di una comunità, in coerenza con i valori inclusivi e partecipativi del modello circolare. Un progetto che conosciamo bene e che ci permette di svolgere quel ruolo di traghettatori verso modelli più circolari e più sostenibili.

Tuttavia, la sfida più grande non è lanciare questi progetti, bensì farli vivere nel tempo. È necessario creare una community di professionisti della Circular Economy in grado di animare il distretto, attraverso l’organizzazione di eventi o iniziative sul tema dell’innovazione, della sostenibilità, dell’imprenditorialità, a beneficio della community. Altrettanto importante è creare un’offerta di servizi innovativi (per esempio, legati alla ristorazione, alla fruizione degli spazi di lavoro, etc.) pensati per sperimentare nuovi concept legati all’economia circolare. Una sfida complessa ma affascinante, e soprattutto necessaria. Per questo motivo noi di Cariplo Factory, in partnership con Intesa Sanpaolo Innovation Center, stiamo promuovendo, proprio all’interno di Innesto, un Circular District, che vuole essere uno spazio dedicato alla collaborazione, alla coprogettazione e alla promozione della conoscenza, che ha come obiettivi principali il coinvolgimento della community e lo sviluppo di percorsi di innovazione.

La nostra esperienza come mediatori e abilitatori dell’innovazione, infatti, ci porta a vedere nel progetto del Circular District un luogo ideale per stimolare l’incontro tra le competenze sulla Circula Economy e le nuove idee imprenditoriali, da portare avanti attraverso un accompagnamento mirato e, successivamente, percorsi di incubazione o accelerazione per orientare e supportare le startup dell’economia circolare.

Iniziative come queste, se collegate a strutture più consolidate, come nel nostro caso il Circular Economy Lab, potranno creare un vero e proprio percorso di crescita per i talenti e le idee innovative legate all’economia circolare, coinvolgendo le soluzioni più mature nei programmi di open innovation del Circular Economy Lab, al fine di collaborare con le grandi aziende per innovare in maniera sostenibile.

Il Circular District è solo un primo punto di partenza. Ma è sicuramente una fucina di innovazione e sperimentazione dove una piccola filiera dell’innovazione, focalizzata sull’economia circolare, può dare un contribuito rilevante alla transizione verso modelli economici e di città più sostenibili.