Ecco i sei punti proposti dalla CIA alle forze politiche da Bari per far ripartire l’economia agricola pugliese e non solo:

1.      Riportare nella media europea i costi contributivi e previdenziali per l’assunzione di manodopera agricola

 L’occupazione dipendente del settore agricolo rappresenta una quota importante del mercato del lavoro sia in termini quantitativi che qualitativi. Essa merita la massima considerazione e pari dignità rispetto al mercato del lavoro degli altri settori produttivi.

Quando parliamo di agricoltura parliamo, in Italia, di un milione di lavoratori, una quota decisamente importante del mercato del lavoro italiano.

Solo in Puglia sono 15 milioni le giornate lavorative svolte ogni anno in agricoltura.

Il costo del lavoro per le aziende agricole, però, al pari di altri costi è aumentato esponenzialmente. È necessario armonizzare le aliquote a  livello europeo. Le aliquote contributive di previdenza e assistenza sociale, infatti, a carico del datore di lavoro agricolo italiano – per quanto riguarda il lavoro a tempo determinato (i lavoratori a tempi determinato in Italia sono il 90% dei lavoratori agricoli) – sono pari a circa il 35% e sono di gran lunga superiori a quelle in vigore negli altri Stati membri dell’Ue che vanno dal 12% del Regno Unito al 15.88% della Spagna, al 21% del Portogallo, al 13% della Francia, o addirittura allo 0,5% della Germania. A livello nazionale, dunque, vanno riviste le aliquote del lavoro a tempo determinato in agricoltura per allinearle a quelle europee.

 

  1. 2.      Lotta alla contraffazione agroalimentare, tutela del Made in Italy,  internazionalizzazione delle imprese e rafforzamento del potere contrattuale dei produttori e delle loro organizzazioni

 

Sono temi che devono essere affrontati in una visione d’insieme e nel rispetto delle regole comunitarie.

Sulla questione legata alle frodi e alla contraffazione non va abbassata la guardia perché i produttori agricoli sono tra i più penalizzati. Secondo alcuni recenti dati diffusi a livello nazionale la contraffazione sottrae al Paese oltre 5 miliardi di euro di valore aggiunto, con un impatto negativo sul Pil, prima di tutto quello agroalimentare, visto che si tratta di uno dei settori più colpiti.

Per i produttori agricoli che lavorano ogni giorno sull’eccellenza si tratta di un danno economico e di’immagine inaccettabile  tanto più che a finire molto spesso nel mirino dei falsi sono proprio i prodotti di qualità regolamentata, le Dop e le Igp, il biologico: cioè quelli che dovrebbero offrire un’assoluta garanzia di sicurezza alimentare, che è il criterio al primo posto nelle scelte di consumo per otto italiani su dieci.

Per difendere il Made in Italy dalle contraffazioni e per sostenere la proiezione internazionale delle imprese agroalimentari fondamentali sono: la riduzione del costo del credito all’export; la disciplina sulla dichiarazione di origine; il sostegno all’export agroalimentare nei programmi per la promozione e l’internazionalizzazione; il miglioramento della logistica e la semplificazione degli adempimenti; il sostegno legale alle imprese colpite da pratiche sleali.

Dovranno essere difesi con coerenza i legittimi interessi delle imprese e dell’agroalimentare italiano nella definizione degli accordi commerciali preferenziali tra l’Unione europea ed i Paesi terzi.

Con la piena operatività dell’Agenzia ICE potrà essere definito un programma di iniziative di promozione all’estero attraverso la partecipazione a missioni e il coordinamento delle attività fieristiche. Dovrà essere integrata la Cabina di regia prevedendo la partecipazione di una rappresentanza delle imprese agricole.

E assolutamente inderogabile la riforma del Decreto legislativo 102/2005 sulla regolazione dei mercati agroalimentari, che assegni maggiore potere contrattuale agli agricoltori e alle loro aggregazioni.

 

  1. 3.      Costi energetici: riduzione delle accise

 

Secondo gli ultimi dati dell’Ismea i costi dei prodotti energetici hanno registrato incrementi del 4,5% per i carburanti e del 4% per l’energia elettrica. Spese che, insieme agli altri aumenti registrati per mangimi (+ 12,5% rispetto allo scorso anno), concimi e sementi (rincarati dell’1,7%) e antiparassitari (+1.3% su base annua) e per i costi fiscali (Imu in testa) e contributivi (costo del lavoro), vanno ad incidere negativamente sui redditi degli agricoltori.

Relativamente al gasolio agricolo è necessario ridurre un onere che sempre più pesa sui bilanci delle aziende agricole. È necessario azzerare l’accisa sul carburante che, di fronte ai rincari, appare lo strumento più idoneo per frenare una corsa al rialzo che ha messo in grande difficoltà i produttori agricoli.

 

  1. 4.      Un piano per far crescere l’approvvigionamento idrico in Puglia

 

La siccità del 2012 ha messo ancora una volta in evidenza l’esigenza di garantire una maggiore disponibilità di acqua per l’agricoltura pugliese. Occorre sostenere una nuova fase di progettazione e realizzazione di opere irrigue a basso impatto ambientale, che attraverso il recupero delle risorse idriche oggi disperse, garantiscano un approvvigionamento idrico nelle campagne confacente allo sviluppo  agricolo in atto nella nostra regione.

 

  1. 5.      Semplificazione burocratica

 

Un’azienda agricola per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Non basta. Occorrono otto giorni al mese – cento giorni all’anno – per riempire le carte richieste dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e, pertanto, nel 58 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge tale attività e per il restante 42 per cento si rivolge ad un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili.

Oltre a ciò la disposizione contenuta nell’ultimo Decreto Sviluppo rende pesante il lavoro degli agricoltori che non superano i 7 mila euro di vendite l’anno. Sono obbligati a produrre molto materiale contabile in via telematica. E questo graverà sulla gestione aziendale.

Nuovi pesanti oneri burocratici, dunque, per molte aziende agricole, già assillate da onerosi costi produttivi e contributivi.

Siamo, purtroppo, in presenza di un ulteriore e gravoso adempimento burocratico che  avrà effetti devastanti per le piccole aziende agricole che saranno costrette a registrare tutte le fatture d’acquisto e le autofatture di vendita. Con l’aggravante di avviare in modo telematico l’elenco di tali operazioni. E questo richiederà assistenza adeguata che comporterà, inevitabilmente, spese aggiuntive da parte dell’agricoltore.

L’agricoltura per rispettare gli adempimenti burocratici paga un conto molto salato: circa 4 miliardi di euro l’anno. Ecco perché sono indispensabili interventi per rendere meno elefantiaci e costosi i rapporti tra aziende agricole e Pubblica amministrazione. È necessaria una sistematica azione di semplificazione burocratica con: una decisa azione per il riordino degli Enti e delle tecnostrutture operative nel settore agricolo ed agroalimentare; una semplificazione del meccanismo AGEA e revisione del sistema SIN; la unificazione di competenze sia in ambito nazionale che regionale per ridurre gli interlocutori amministrativi delle imprese agricole.

Per il rafforzamento della competitività delle imprese è strategica l’attuazione di una semplificazione amministrativa, favorendo la completa informatizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese e rafforzando gli strumenti della sussidiarietà.

È necessario proseguire con un’azione coraggiosa e decisa nel semplificare il quadro normativo italiano al fine di ridurre i costi, diretti ed indiretti, ed agevolare i produttori agricoli e le loro cooperative nell’ottemperare ai vari adempimenti amministrativi, soprattutto in relazione alla percezione dei contributi europei.

 

  1. 6.      Ricambio generazionale

 

E’ necessario promuovere e sostenere efficacemente il ricambio generazionale in agricoltura, sia nella nuova Pac – nella quale vanno incentivate le misure del primo insediamento e del prepensionamento – sia a livello nazionale attraverso la condivisione di percorsi di formazione mirati all’impresa e al mercato, e la promozione di una legislazione di supporto.

Nel rapporto della Banca d’Italia sul credito erogato dalle banche, ad esempio, si evidenziano le difficoltà dei giovani agricoltori che registrano grandi problemi nella richiesta di finanziamenti.

Per favorire il ricambio generazionale dovrà essere definito un piano di azioni organico per promuovere l’aggregazione fondiaria e la costituzione di nuove imprese, favorire l’attrattività e la sostenibilità dell’attività agricola. Per far ciò bisogna mettere in campo azioni che:

  • favoriscano l’accesso al fattore terra in particolare mediante la costituzione di un’Agenzia per il riordino fondiario e l’introduzione, nel nostro ordinamento, di maggiori vincoli per la salvaguardia della destinazione agricola e forestale dei terreni e per garantire l’integrità aziendale in caso di successione;
  • favoriscano l’accesso al credito ed estendano l’utilizzo delle risorse pubbliche destinate al mercato fondiario ad iniziative di nuova imprenditorialità;
  • sostengano le attività delle imprese giovani con una fiscalità di vantaggio per i giovani imprenditori agricoli che investono in ricerca ed innovazione.

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