\"\"Non possono dirlo ad alta voce. Primo, per non urtare la suscettibilità di Jean Claude Trichet e l’autonomia della Banca Centrale Europea. Secondo, per non darla vinta a Nicolas Sarkozy, che da tempo li aspetta al varco. Terzo, perché il vero problema non è in Europa, bensì in America.
 
L’euro scoppia di salute. Forse troppa. E l’eccesso provoca angoscia e preoccupazione, che attanagliano una schiera sempre più in crescita di leader  ed operatori europei, tanto da spegnere il sorriso anche in sostenitori convinti come Romano Prodi.
 
Il prudente immobilismo della Bce non aiuta e sono in molti a soffocare il rimprovero per la mancanza di pro-attività. Sembra di vederli, all’Eurotower di Francoforte, tutti vigili dietro le finestre ad aspettare il succedersi degli eventi. Intanto, le impennate dell’euro mettono in seria difficoltà le imprese esportatrici europee. E’ un intervento sempre postumo quello dell’Istituto centrale, che rende ormai necessario un contraltare politico, in grado di stimolare ed equilibrare l’azione globale di politica economica europea.
 
Ben sapendo che, nel rispetto delle autonomie decisionali tipiche dei governatori delle banche centrali, la forza dell’euro è in larga parte la risultante di una perdurante debolezza del dollaro, di cui beneficia il sistema produttivo statunitense, che vede le proprie esportazioni facilitate dal cambio sfavorevole con la moneta del vecchio continente.
 
Parlando sottovoce, ma rendendo incandescenti le linee telefoniche, i vari capi di Stato e di Governo europei stanno cercando una linea comune da evidenziare al prossimo G7 a Washington. Fra due settimane circa proveranno a sollecitare gli Stati Uniti a non guardare esclusivamente agli interessi di casa e a fare in modo che l’auspicio di Gorge W. Bush non resti solo un proclama: “Un dollaro forte fa bene all’economia americana”.
 
All’Eliseo Nicolas Sarkozy sogghigna. Certamente non sarà un moderno Generale De Grulle, tanto meno un Cardinale Richelieu, ma i monaci uno per volta stanno prendendo le sue posizioni. Magari in sommesso raccoglimento, bisbigliando e col volto nascosto dal saio, però lui li aspetta al momento di intonare il Te Deum.
di A.V.G.

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