Verona – Si è concluso con successo il secondo Forum internazionale organizzato dal Consorzio di Tutela Vini DOC Delle Venezie, dove operatori, esponenti della politica agricola e stampa di settore hanno potuto confrontarsi sullo stato dell’arte della Denominazione delle Venezie per ciò che riguarda i nuovi trend e le innovazioni di settore, i valori della denominazione, l’analisi dei principali mercati esteri e le strategie di valorizzazione.

Ad aprire i lavori, moderati dal Direttore di Wine Meridian Fabio Piccoli, i saluti dei Rappresentanti delle Istituzioni – Stefano Zannier Assessore Risorse Agroalimentari della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Roberto Paccher Vicepresidente del Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige e Federico Caner Assessore all’Agricoltura del Veneto –, seguiti da una panoramica dei dati relativi alla Denominazione d’Origine delle Venezie. Sono passati 7 anni da quando la Denominazione venne costituita, affiancandosi ad altre venti denominazioni coinvolte nella produzione di Pinot Grigio nel Triveneto. Ad oggi, come ha ricordato il Presidente del Consorzio Albino Armani, nel Nordest si produce l’85% del Pinot grigio italiano – e il 43% di quello globale – e si contano 27.000 ettari vitati a Pinot Grigio potenzialmente destinati alla DOC delle Venezie, con una produzione di 250 milioni di bottiglie/anno, seconda per numeri solamente a quella del Prosecco. “Nonostante il trend generale dei consumi di vino sia in calo – ha dichiarato il Presidente Armani – la nostra Denominazione si mostra in crescita quantitativa mantenendo una stabilità di prezzo. Siamo in una fase di rivoluzione in cui sono in atto nuove tendenze: la forza del Pinot Grigio è quella di rimanere saldo nei consumi attraverso il susseguirsi delle mode, e questo è reso possibile grazie ad una filiera produttiva estremamente coesa”.

Di nuovi trend in atto, infatti, ci hanno parlato i relatori della prima sessione di convegno. Luca Rigotti – Presidente del Gruppo Mezzacorona e Consigliere del Consorzio delle Venezie, Coordinatore Settore Vitivinicolo di Alleanza delle Cooperative e Presidente del Gruppo di Lavoro Vino del Copa Cogeca – ha sottolineato come sostenibilità e redditività debbano, oggi più che mai, fondersi in un binomio sostenuto dalle politiche europee: “Dobbiamo orientare l’attenzione delle Istituzioni Europee alla sostenibilità prima ambientale, poi economica e di conseguenza sociale, come indirizzo strategico virtuoso per il futuro dell’enologia. Nel 2024 sarà importante a livello comunitario rafforzare l’impegno per il settore vitivinicolo, in modo che diventi protagonista in tema di sostenibilità; dobbiamo lavorare affinché ci sia un’interpretazione unica”. Un’altra sfida fondamentale che condizionerà i trend e le politiche future sarà la relazione vino-salute. Rigotti ha sottolineato come bisogna investire sul tema della responsabilità nel consumo di vino; per questo bisogna contrastare una visione distorta che sta emergendo in maniera preoccupante specialmente in alcuni Stati del Nord Europa e che vuole definire il vino come nocivo per la salute. A tale fine è importante promuovere una cultura del consumo che valorizzi il vino non solo nelle sue valenze salutistiche ma anche come positivo fenomeno storico e tradizionale di gran parte dell’Europa. Per Paesi come l’Italia, in particolare, il vino è uno dei simboli delle nostre eccellenze ed è parte della nostra identità, patrimonio culturale del Paese.

L’Europarlamentare per la Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Herbert Dorfmann ha ribadito l’importanza di guidare il cambiamento verso la sostenibilità a livello europeo, proseguendo sulla linea tracciata sinora: “La riduzione di antiparassitari e fitofarmaci è già stata oggetto di discussione sui tavoli di lavoro. Un’altra strategia da adottare è lo sviluppo di piante resistenti, che consentano di ridurre l’utilizzo di fitosanitari”. A livello europeo si sta affrontando anche il tema dei vini parzialmente o completamente dealcolati, che diventerebbero un’opzione di consumo in linea con le richieste del mercato.

Sandro Sartor – Presidente e Amministratore Delegato di Ruffino, Consigliere del Consorzio delle Venezie e Presidente di Wine in Moderation,– ha confermato la presenza di questo trend di consumi in contrazione come un fatto ormai affermato sul mercato, conseguenza anche del rapido cambiamento degli stili di vita: “L’ambito salutistico ha contribuito a cambiare lo stile di vita, specialmente tra i giovani. Le persone ricercano prodotti che portino benessere e questo va a soddisfare anche un’esigenza salutistica; ciò significa anche prestare attenzione all’apporto calorico, che sarebbe meno impattante in un vino dealcolato”. Sartor prevede una crescita, nei prossimi anni, di questo tipo di domanda, che potrà essere soddisfatta attraverso l’utilizzo di tecnologie a cui avranno accesso i Paesi Europei produttori di vino.

Tutto questo non può prescindere dai valori di tracciabilità e certificazione. Come ha ricordato il Presidente di Triveneta Certificazioni Francesco Liantonio, “la scelta di posizionare il Delle Venezie tra le DOC nella piramide qualitativa del vino italiano è il frutto di un disegno politico lungimirante, che ha voluto includere tra i propri valori guida quello della trasparenza, un principio che trova una concreta realizzazione nel lavoro del nostro Organismo di Certificazione. Solo nel 2022, Triveneta ha garantito la completa tracciabilità di quasi 250 milioni di bottiglie di Pinot Grigio immesse sul mercato. Un lavoro di grande portata, ma indispensabile per assicurare il giusto standard di qualità del prodotto”. Se la DOC Delle Venezie ha saputo creare una comunione di intenti sul territorio, diventando centro di un patrimonio collettivo, e ha raggiunto in soli 7 anni un sensibile successo, si deve anche agli altri aspetti che definiscono la Denominazione, tra i quali emergono soprattutto “l’evocativo nome territoriale, Delle Venezie, che richiama uno dei luoghi più belli al mondo e l’utilizzo di un vitigno molto conosciuto, come il Pinot Grigio, che porta con sé – ha aggiunto Liantonio – la riconoscibilità e una forte identità storica”.

Riccardo Velasco, Direttore di CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria ha raccontato – dopo una sentita chiosa a sostegno della cultura del vino “che nel corso delle sue ‘migrazioni’ dal Caucaso, alla Mesopotamia fino all’Europa, ha fatto da collante costruendo il paesaggio che oggi conosciamo” – come le origini del Pinot Grigio siano collocabili nella Magna Grecia insediata nel Sud Italia, a seguito di mutazioni genetiche avvenute a carico del Pinot Nero. Del vitigno progenitore il Pinot Grigio preserva ancora nel DNA alcuni geni codificanti per la sintesi di pigmento, che si esprimono in una buccia dai toni rosati che rende possibile ottenere la categoria dei Pinot Grigi ramati. Anche per ciò che riguarda il tema di salubrità delle uve e sostenibilità della coltivazione, Velasco ha posto l’attenzione su come “i Pinot siano varietà più adattabili rispetto ad altre e più resistenti a Peronospora e Oidio”.

Per quanto riguarda l’analisi dei mercati è doveroso parlare di Stati Uniti, che con il 37% dei consumi di Pinot Grigio Delle Venezie DOC si collocano al primo posto, seguiti da UK, Germania e Canada. Lulie Halstead – Founder Wine Intelligence, Non-executive Director IWSR and Trustee, WSET – ha mostrato come a fronte di una diminuzione dei volumi di vino consumati negli USA dal 2019 al 2022, il valore dello stesso sia in proporzione in aumento. Sebbene si confermi anche fra la Gen Z statunitense una percentuale di non bevitori superiore alle generazioni precedenti, fra gli abituali consumatori di vino USA non si è registrata una decrescita. In particolare, la domanda di Pinot Grigio rimane altissima all’interno del mercato vinicolo USA, con il 42% al 2022, seconda solo allo Chardonnay: un segno di come questo vitigno sia stabilmente apprezzato fra i consumatori. “Quello che prevediamo per il futuro – ha spiegato Lulie Halstead – è una crescita nei consumi che andrà a coinvolgere soprattutto i prodotti premium quality”.

Kristi Paris, Head of Global Partnership di Vivino, ha mostrato quale sia il sentiment del consumatore rispetto al Pinot Grigio secondo un’analisi condotta attraverso la community di Vivino, che comprende 65 milioni di utenti. Si evince che su tale audience il 5,3% si è interessato al Pinot Grigio proveniente dal Nordest Italia, registrando un particolare aumento delle scansioni etichetta in Svezia e un’evoluzione crescente in USA e Canada. Anche per ciò che riguarda le valutazioni degli utenti, nei passati 12 mesi si registra un netto aumento di valore, soprattutto in USA e Brasile. La partnership esistente fra la DOC Delle Venezie e Vivino permetterà di sensibilizzare sempre di più il consumatore generando cultura, ma anche di fornire dati di marketing research al Consorzio, in modo da monitorare la percezione della Denominazione e comprendere sempre più a fondo la richiesta del consumatore.

Un miglioramento della percezione del valore qualitativo del Pinot Grigio viene evidenziato anche dalla Co-founder di Business of Drinks Felicity Carter, la quale ha sottolineato come nel mercato tedesco tale vino sia passato in brevissimo tempo alla ribalta, con conseguente aumento del prezzo medio delle bottiglie, mantenuto poi costante e stabile nel tempo. Non solo, anche sui media riscontriamo un incremento dell’interesse rispetto alla varietà: si parla sempre più di Pinot Grigio, in diversi Paesi. Da questo intervento emerge anche una stimolante provocazione che racconta la crescita di un vicino di casa della DOC delle Venezie – il Lugana – che ha raggiunto il successo nel suo attuale mercato di riferimento sfruttando l’affezione che i turisti tedeschi hanno da sempre per il Benaco, dove trovano e amano consumare il Lugana nei ristoranti, o portarlo a casa come ricordo della vacanza. Per il Pinot Grigio non si può dire lo stesso, purtroppo, e questa è una strategia su cui la Denominazione dovrebbe puntare.

David Gluzman, CEO di Wine Folly, ha confermato come, anche fra le generazioni più giovani, si sia registrato nell’ultimo anno un impressionante aumento di interesse nella ricerca di contenuti relativi a Pinot Gris e, soprattutto, Pinot Grigio attraverso la piattaforma. Ciò evidenza non solo la notorietà e il sempre maggior apprezzamento del vitigno, ma anche l’interesse a scoprirne le caratteristiche. Gluzman ha chiuso con uno spunto importante per aumentare il coinvolgimento dei consumatori di nuova generazione, ovvero “più formazione, meno punteggi”: guidare gli utenti nella conoscenza del territorio (gli americani non sanno cosa né dove sia il “Triveneto”) li porterà ad amare il prodotto.

A chiusura di un Forum che ha sollevato tematiche di grande attualità c’è l’intervento di Daniele Cernilli, Direttore Responsabile di Doctor Wine: “Il Pinot Grigio è un vino italiano, originato da un vitigno francese, che ha avuto uno straordinario successo negli USA, dove è esploso e si è consolidato negli anni arrivando fino ai giorni nostri. Quello che dobbiamo fare è legare questo vitigno al territorio del Triveneto, attraverso il potente lavoro della DOC Delle Venezie, poiché qui il Pinot Grigio ha trovato la sua unicità; la bellezza dei nostri luoghi deve essere un valore da portare nel mondo”