• Solo meno di 2 utenti su 10 (18%) si fidano appieno delle policy di trattamento dei dati personali da parte delle aziende
  • Quasi 8 italiani su 10 (79%) pensano di sapere come proteggere i propri dati personali tramite le impostazioni di app, email e social media
  • Più del 40%, tuttavia, non sa quante aziende abbiano accesso ai suoi dati personali

Milano – Oltre la metà degli italiani (56%) sarebbe disposta a spendere di più pur di affidarsi ad aziende che offrono una maggiore protezione dei dati personali, superando così inglesi (49%), tedeschi (41%), spagnoli (36%) e francesi (17%): lo rivela uno studio condotto da OpenText – leader nelle soluzioni e software di Enterprise Information Management, per indagare il rapporto degli utenti con le aziende in materia di privacy dei dati. 

Fare i conti con la privacy dei propri dati

Quasi 1 italiano su 2 (43%) dichiara di “non avere la minima idea” di quante aziende utilizzino, archivino o abbiano accesso ai suoi dati personali, tra cui indirizzi e-mail, numeri di telefono e coordinate bancarie. Inoltre, se la maggior parte degli intervistati (69%) conferma di avere almeno una vaga conoscenza delle leggi sulla protezione della privacy, solo il 18% (meno di un quinto) si sente ben informato al riguardo, contrariamente a quanto accade in Germania (44%), Spagna (32%) e Francia (32%).

Gli utenti si dimostrano, tuttavia, ben disposti a informarsi: oltre la metà (59%), infatti, afferma che potrebbe contattare un’azienda direttamente per capire come vengono trattati i dati personali o per verificare se questi vengano archiviati nel rispetto delle normative. Poco più di 1 su 10 (13%), tuttavia, lo ha già davvero fatto almeno una volta.

“La crisi provocata dalla pandemia da COVID-19, con la diffusione del lavoro da remoto e delle esperienze utente online, ha accelerato ulteriormente la trasformazione digitale” ha dichiarato Antonio Matera, Regional Sales Director OpenText Italy. “Oggi il digitale è al centro di quasi tutte le interazioni aziendali e genera quindi un numero sempre maggiore di dati da gestire e al contempo proteggere. Questo cambiamento, unito alle elevate esigenze degli utenti in materia di data privacy, sta mettendo le aziende a dura prova, portandole a dover garantire soluzioni adeguate per la protezione dei dati personali in quest’era digital-first.”

 

La riservatezza dei dati è questione di responsabilità

Più di tre quarti (79%) degli italiani pensano di sapere come mantenere i propri dati privati e protetti su app, account di posta elettronica e social media, per esempio utilizzando le specifiche impostazioni sulla privacy o disattivando la geolocalizzazione. Al contrario, solo il 2% degli intervistati ritiene che mantenere i propri dati privati e protetti sia unicamente responsabilità dell’app o dell’azienda in questione.

Un quinto degli italiani (20%) pensa inoltre che le aziende stiano già completamente adempiendo ai propri obblighi legali di mantenere privati i dati dei clienti, rivelando maggiore fiducia di quella riscontrata in Spagna (17%), Germania (13%) e Francia (11%). Il 40% ritiene, invece, che siano necessari ancora alcuni anni perché le aziende riescano ad adeguare pienamente la propria condotta.

“Al di là delle possibili sanzioni, qualsiasi organizzazione che non rispetti le leggi sulla privacy dei dati rischia di perdere la fiducia dei propri clienti,” ha aggiunto Matera. “Le aziende devono quindi sfruttare tutte quelle tecnologie in grado non solo di offrire trasparenza sul modo in cui i dati vengono acquisiti e protetti, ma anche di rispondere rapidamente alle richieste degli utenti su come i dati personali vengono elaborati e utilizzati. Investendo in soluzioni complete di gestione della privacy che automatizzano e integrano le policy aziendali con i requisiti normativi, è possibile ridurre il rischio di danni alla reputazione e mantenere la fiducia dei clienti”.