Il cambio stagione è un momento delicato per il corpo, che, dopo l’inverno, si trova ad affrontare numerosi disturbi dati dalle tossine accumulate a causa di mancanza di luce o di movimento, come fatica cronica, digestione più lenta, dolori articolari e problemi cutanei. Per ripristinare l’equilibrio e prevenire i malanni di stagione, corrono in aiuto le piante, che, grazie alle numerose proprietà, contribuiscono al benessere dell’intero organismo. Tra queste ci sono quelle spontanee che profumano e colorano il territorio di Dolomiti Paganella.

 

“Le piante spontanee che riprendono la loro attività in primavera, oltre a essere cariche di energia vitale e di forza che quelle coltivate non hanno, sono ricche di sali minerali e antiossidanti, entrambi elementi fondamentali per il benessere psicofisico”, spiega la naturopata Sara Bertò. “Se assunte attraverso anche semplici infusi, possono aiutare a stimolare il sistema immunitario, aumentando la produzione di globuli bianchi e migliorando la capacità del corpo di combattere le infezioni. Ciò rende l’assunzione particolarmente adatta ai periodi in cui si è più esposti a malattie, come durante i cambi di stagione”.

 

Dolomiti Paganella e la naturopata Sara Bertò passano in rassegna le piante spontanee più preziose dell’Altopiano e disponibili in primavera e i loro benefici, condividendo tutti i suggerimenti utili per sfruttarle al meglio.

 

Violetta odorosa

La violetta odorosa (Viola odorata L.), una delle prime piante a fare capolino alla fine dell’inverno e che possiamo trovare nei rigogliosi prati che circondano Castel Belfort a Spormaggiore, è ricca di vitamine (in particolare la C) e di flavonoidi, preziosi antiossidanti che proteggono capillari e fegato. Le sue foglie, inoltre, vantano proprietà espettoranti ed emollienti, stimolano la circolazione, favoriscono il benessere respiratorio e contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario. Se masticate o utilizzate per fare gargarismi, aiutano anche ad alleviare il mal di gola. L’assunzione è sconsigliata a chi è allergico ai salicilati.

 

“I fiori di violetta hanno anche proprietà rilassanti e si possono usare per preparare tisane che favoriscono il sonno o sali adatti a un bagno serale o a un pediluvio. Per questi ultimi, le corolle si raccolgono la mattina presto e si mettono, alternate a strati di sale grosso, in un recipiente di vetro, che va conservato al buio”, spiega Sara Bertò.

 

Betulla

Le foglie giovani e i germogli della betulla (Betula L.), pianta che cresce attorno al lago di Molveno, contengono un’alta percentuale di vitamina C, che contribuisce alla crescita e al rafforzamento dei capelli, sui quali le componenti della pianta svolgono inoltre un’azione astringente, tonificante e detergente. La betulla viene usata anche come diuretico e supporto contro la cistite, come tonico primaverile e per depurare e disintossicare il corpo, soprattutto se si soffre di reumatismi e artrite.

 

“Un altro dono che questa pianta ci offre in primavera è la linfa, che può essere usata per purificare il corpo durante il cambio stagionale. Un metodo rispettoso per raccoglierla è quello di tagliare un ramo con un diametro di circa 2 cm e cresciuto in orizzontale e infilarlo, per una giornata, in una bottiglia protetta con della stagnola per evitare l’ingresso di insetti e dalla luce del sole”, aggiunge la naturopata.

 

Ortica

Le foglie di ortica (Urtica dioica L.), ricche di sali minerali, oligoelementi, vitamine e clorofilla, stimolano il metabolismo, sono leggermente lassative, aiutano a contrastare l’astenia, favoriscono l’assorbimento delle sostanze nutritive e bloccano la capacità del corpo di produrre istamina, il mediatore dell’infiammazione. Inoltre, se combinate con quelle di lampone rosso e menta piperita (che da sola aiuta la digestione e a combattere la stanchezza mentale), sono un ingrediente perfetto per le tisane contro l’allergia. Data la presenza di peli urticanti, la pianta si consuma solo cotta, dopo averla lavata in acqua. Nei prati adiacenti al Parco del Respiro a Fai della Paganella se ne trovano di sane e incontaminate.

 

“Le prime ortiche spuntano a marzo, ma le foglie sommitali (da essiccare rigorosamente all’ombra) usate per la preparazione di infusi, decotti o piatti salati vanno raccolte in tarda mattinata da aprile a giugno, prima che compaiano i fiori”, spiega Sara Bertò.

 

Romice

Regina delle montagne che circondano l’Altopiano della Paganella è il romice (Rumex acetosa L.). Le foglie, che si raccolgono tra marzo e aprile e sono ricche di ossalato di potassio e di calcio, vitamina C, tannini, ferro, magnesio, calcio, manganese, rame e zinco, sono note per le proprietà depurative, toniche e diuretiche. Essendo ricca di ossalati, la pianta è sconsigliata a chi soffre di calcoli renali ed epatici e di disturbi gastrici e intestinali.

 

“Le foglie fresche sono inoltre un ottimo rimedio per le irritazioni della cute e le punture di insetti. Se sminuzzate e stese sulla pelle del viso, chiudono i pori dilatati e contribuiscono a combattere i cosiddetti ‘punti neri’. In cucina, invece, possono essere usate per la preparazione di insalate primaverili gustose e depurative”, spiega Sara Bertò.

 

Ribes nero

Le gemme primaverili sono dei concentrati di energia e principi attivi. È il caso di quelle di ribes nero (Ribes Nigrum L.) — pianta che cresce al margine dei torrenti e degli specchi d’acqua, come il biotopo di Andalo —, usate per preparare il macerato glicerico: un tonico surrenale per la stanchezza e un rimedio naturale per alleviare i sintomi dell’allergia primaverile, come rinite, congiuntivite e prurito. Le gemme, inoltre, aiutano a contrastare i dolori artro-muscolari e i sintomi influenzali e a supportare il benessere delle vie urinarie. Con le bacche, che invece si trovano con l’inizio della stagione calda, si può preparare un infuso ricco di vitamine e usato per gargarismi contro infiammazioni di bocca e gola.

 

“Le buone abitudini per prevenire i malanni sono molte e andrebbero calibrate su ogni persona in base allo stato psicofisico del singolo. Oltre ad affiancare l’uso regolare di tisane preparate con piante dagli effetti immunostimolanti, antibatterici e antinfiammatori, è quindi importante seguire anche una dieta sana ed equilibrata, fare esercizio fisico regolare e ridurre lo stress”, conclude la naturopata Sara Bertò.

 

I consigli per una raccolta responsabile

Sara Bertò e Dolomiti Paganella, un territorio da sempre attento alla sostenibilità e promotore di una vita in armonia con la natura, ricordano l’importanza di una raccolta responsabile e sostenibile.

 

“La raccolta va effettuata in primavera, quando le foglie sono completamente sviluppate, in giornate serene, ma in orari in cui non c’è troppo sole e scegliendo gli esemplari migliori di piante lontane da strade o transito di animali, portando rispetto al territorio e alle leggi che ne regolamentano la raccolta. È inoltre importante ricordare di non raccogliere le piante se, in un luogo, ci sono solo pochi esemplari, così da preservare la diffusione della specie, senza arrecare danno al territorio”, spiega la naturopata. “Per la raccolta è inoltre buona regola utilizzare cesti di vimini in cui le foglie e gli steli si adagino delicatamente o utilizzare materiali naturali come sacchetti di tela e stoffa”.

 

I consigli per preparare una tisana

Oltre a rappresentare un momento di pausa, le tisane sono un valido aiuto per prendersi cura del proprio corpo e del proprio spirito, ma, affinché i principi attivi contenuti nelle piante possano sortire l’effetto desiderato, è consigliabile bere da 1 a 3 tazze al giorno per almeno 10-15 giorni consecutivi e non rovesciare l’acqua ancora bollente sul preparato. L’infusione, inoltre, dovrebbe avvenire con il coperchio, in modo che i principi attivi volatili non si disperdano.

 

“Poiché le erbe mescolate nella tisana hanno la capacità di interagire tra loro, è bene inoltre non unire più di cinque piante diverse, altrimenti si riduce l’effetto dei principi attivi degli ingredienti impiegati. Solitamente, nella composizione di una tisana, si sceglie un’erba principale, che abbia l’effetto benefico che ci si propone, e le si affiancano altre erbe che potenziano tale effetto”, spiega la naturopata. “Un altro aspetto al quale prestare attenzione è che in una tisana non si devono mischiare le parti dure (radici, semi, corteccia, legno) e quelle tenere (foglie e fiori) in quanto l’estrazione dei principi attivi avviene in modo diverso e si rischierebbe di non ottenere il risultato desiderato”.