“Ragioni politiche e caratteristiche tecniche dell’intervento della Regione Puglia contro il lavoro nero. Attività amministrativa dell\'assessorato al Lavoro della Regione Puglia in materia di emersione. I risultati della significativa esperienza di alcuni bandi di finanziamento per il settore agricolo”. Sono i documenti proposti nell’appendice di un saggio recentissimo sul lavoro, nero, degli immigrati, non solo neri. Lo pubblica Levante, casa editrice barese. Lo firma il giornalista Gianluigi De Vito. È “Tutti giù per le terre”, 214 pag. 14 euro e già il sottotitolo dice tutto: “Il lavoro in campagna, ingaggio grigio  e fabbriche di clandestinità”, ma il gioiello è la pagina proposta in apertura, un estratto della relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione al Congresso Usa. Risale ad ottobre del 1912: quando i rumeni, gli albanesi, gli stupratori, i ladri…eravamo noi, gli italiani.
La mano del cronista di vaglia si vede, nella proposta di storie, dichiarazioni, testimonianze. Tutte attuali. Tutte vere. Tutte vive. Oltre duecento pagine di vicende, di orrori e di errori. E i caporali e le giornata da schiavi nei campi, sempre ambite, anche se col salario al ribasso. E i drammi, quando la chiamata non arriva.
Le donne? “Rumene obbligate a prestazioni sessuali per assicurarsi la giornata. Chiuse in casa da connazionali e liberate solo per andare in campagna. Costrette a lesinare acqua da bere anche dopo ore di raccolta”.
Parte essenziale della pubblicazione è costituita dal progetto Team (Tutela ed emersione lavoratori agricoli e migranti), una delle rare esperienze sul campo a rivelarsi efficaci, offrendo servizi essenziali nella lotta allo schiavismo: trasporto, accoglienza, informazione e tutela. La società civile, le istituzioni, provano “ad attrezzare risposte”, ma il fallimento è sempre in agguato: anche quando va bene, quando si seguono le regole (e quando, però?)la realtà del lavoro nero è grigia, mai rosa...

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