La povera Eluana Englaro si avvia a lasciare questa vita per effetto di una sentenza della Corte di Cassazione. Non voglio discutere il diritto di ogni cittadino a decidere autonomamente della propria vita, anche se la volontà di Eluana si può solo presumere; ma quel cittadino, se credente, sappia che la vita, anche in stato vegetativo, non è qualcosa di cui l’uomo può disporre.
Piuttosto vorrei soffermarmi sul rischio che, a colpi di sentenza, si proceda ad altri “omicidi”, interrompendo l’idratazione e la nutrizione di persone in coma irreversibile.
La Cassazione già nel 2007 aveva affermato il principio che è lecito sospendere l’alimentazione se si accerti che lo stato vegetativo sia irreversibile; si apriva la strada all’eutanasia. Naturalmente il mondo cattolico espresse viva preoccupazione di fronte alla possibilità della “consumazione di una vita per sentenza”. Oggi è successo e torna di attualità la necessità di colmare un vuoto legislativo che, a questo punto, diventa urgente colmare.
Solo un’ultima riflessione, chiediamoci se facciamo abbastanza per alleviare la sofferenza altrui e se non si lasciano troppo soli i familiari di persone che si trovano nella situazione di Eluana.
                                                       
Pasquale Monteleone
Coordinatore Popolari Europei

per Torremaggiore

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