La scelta del Segretario cittadino del PD, Mariano Rauseo, non è una scelta unitaria. Le trattative intercorse tra esponenti della mozione Bersani e della mozione Franceschini hanno sistematicamente estromesso coloro che si sono rapportati sino al 25 ottobre alla mozione Marino e che, dopo quella data, coerentemente con le indicazioni del Partito, hanno adottato una logica che supera le mozioni in quanto maniera impropria per gestire le fasi congressuali, e soprattutto inadeguata per organizzare l’azione politica in generale.
Al contrario, nella vicenda di Foggia, ragioni di natura corporativistica, per non dire settaria, si sono palesate a tal punto che la lettera di convocazione al Congresso inviata a tutti gli iscritti è stata formulata facendo esclusivo riferimento alle mozioni Franceschini e Bersani. Tralasciando ogni commento su quella che era sembrata una “debolezza” o una “svista”, ogni pudore è venuto meno allorquando bersaniani e franceschiniani hanno annunciato che il nome di Rauseo era una scelta unitaria e ancor di più ieri al momento della composizione delle Assemblee Cittadine e della designazione dei delegati al prossimo Congresso Provinciale.
Dopo aver appreso dagli organi di stampa dell’avvenuta spartizione dei 120 componenti dell’Assemblea Cittadina (nella misura di 80 a Bersani e 40 a Franceschini) a nulla è servito attivarsi presso gli organismi di garanzia provinciali e regionali del PD. In un incontro in extremis ieri sera alle 18:00 “l’apertura” è consistita in una inaccettabile forma di elemosina, ad esclusivo carico della mozione Bersani, che, “generosamente”, sarebbe stata disponibile a riservare ai mariniani 2 postazioni per il cittadino e una 1 postazione per il provinciale.
La constatazione della indisponibilità al pluralismo da parte del Partito di Foggia è avvilente anche in considerazione del fatto che, anche ragionando secondo le percentuali ottenute dalle mozioni durante l’intero percorso congressuale di ottobre, il Partito di Foggia non accetta il risultato del 25 ottobre e dunque non riconosce agli esponenti della ex mozione Marino la rappresentanza dell’8%, in ossequio, dunque, del risultato conseguito alle primarie.
Oggi si consuma dunque un delitto politico, tanto più grave perché fatto in spregio ad ogni principio di democrazia. Negare rappresentatività negli organismi dirigenti significa interdire l’agibilità politica. Ma significa soprattutto intendere i partiti come oggetti di cui si diventa proprietari, di cui di dispone in base alle tessere. Una barbarie, un vergogna inaccettabile per molti, specie per chi è convinto che non sia possibile disgiungere la politica dall’etica e dalla valorizzazione del pluralismo e delle persone.
Per queste ragioni il Congresso odierno non è rappresentativo del PD, semmai di una sua parte, certamente maggioritaria, che in ogni caso rappresenta una spaventosa anomalia.
Firmato:
FIAMMETTA FANIZZA (componente dell’Assemblea Regionale del PD Pugliese)
ENRICO FUSCO (componente dell’Assemblea Nazionale del PD)
PAOLA CONCA (Onorevole iscritto al Gruppo Parlamentare del PD e componente dell’Assemblea
Nazionale del PD)

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