“Tra le migliaia di imprenditori italiani che si sono illusi di poter accedere ai fondi messi a disposizione del governo tramite Invitalia per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale da consegnare ai dipendenti, ci sono anche io. Sono stato 5 centesimi di secondo più lento dei 3.150 Husain Bolt che sono riusciti a rientrare tra gli ammessi al contributo. E dunque le mascherine, obbligatorie per poter lavorare e far lavorare i miei 5 dipendenti in sicurezza, dovrò acquistarle da solo. Nessun dramma, ma è assolutamente ridicolo che in un secondo e 4 centesimi si siano bruciati 50 milioni di euro di fondi pubblici, lasciando a bocca asciutta il 98,74% delle attività economiche interessate dal bando. Una farsa che non deve più ripetersi. Mi auguro che, dal prossimo bando, Invitalia abbandoni il click day e differenzi le proprie gare tenendo conto, per lo meno, della dimensione delle imprese. Quest’ultima gara ha infatti premiato in larga parte imprese grandi se non grandissime, molte delle quali hanno programmato acquisti per 150mila euro, pari a 33 dipendenti. Agli altri sono rimaste le briciole, mentre alla maggioranza nemmeno quelle. Confido che l’esperimento, fallito, non si ripeta più. Altrimenti diventerebbe lecito pensare di vivere nel paese del gioco d’azzardo. Della lotteria di Stato”.

Questa l’amara riflessione di Matteo Musacci, presidente dei giovani imprenditori di Fipe – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, che lancia un appello al governo per il futuro.