Tutte le statistiche, le indagini e le ricognizioni sulla filantropia mettono in evidenza che al Sud il fenomeno della donazione e del finanziamento a fini sociali ha un peso minore che nelle altre zone del paese. Tuttavia sarebbe sbagliato dare una rappresentazione negativa (e anche un po’ stereotipa) di ciò. Innanzitutto perché molte indagini non relazionano i bassi livelli di performance con il basso numero di abitanti e  di organizzazioni non profit. Mi spiego: se si dice che ci sono più donatori o maggiore generosità nel Lazio che in Puglia, si dice una ovvietà, visto che in Puglia essendovi un numero minore di abitanti, vi sarà anche un numero minore di donatori. Ancora di più questo vale per le aziende visto che al sud sono di meno e meno importanti e raramente di livello nazionale. O che essendo il reddito medio pro capite più basso, l’entità media di donazione sia più bassa. Ad un livello un po’ più raffinato, si potrebbe anche dire che nel Sud per ragioni culturali e sociologiche si privilegia l’informalità e quindi viene praticata maggiormente la donazione in contanti che spesso sfugge alle indagini.

Dette queste cose, dobbiamo però riconoscere che al Sud non abbiamo un fundraising sviluppato e soddisfacente. La percentuale di organizzazioni non profit del sud che pratica fundraising in modo sistematico è molto più basso della media nazionale. Per non parlare delle istituzioni culturali meridionali (che sono tante e di grande importanza internazionale) che a differenza di quello che avviene ormai in tutti i musei, teatri, biblioteche, ecc…. non fanno fundraising e non hanno personale dedicato. Lo strumento dell’Art bonus (forte agevolazione fiscale per i mecenati) al Sud e poco o nulla praticato a differenza del Nord e del Centro. L’offerta di formazione in questo campo al sud è quasi inesistente.

Insomma, esistono diverse buone ragioni per dire che al Sud è impossibile o inutile fare fundraising, E questo vuol dire, di conseguenza, che sembrerebbe essere inutile pensare di svolgere la professione del fundraiser (l’esperto di raccolta fondi) nel Mezzogiorno.

E invece, è esattamente per queste ragioni che un gruppo di fundraiser meridionali ha deciso di dare vita ad una Associazione che si proponesse di portare formazione, consulenza ma anche promozione di una cultura moderna relativamente alla raccolta fondi . L’idea è stata covata per un po’ di tempo dalla Scuola di Roma fund-raising.it che ha condiviso questo bisogno con professionisti e dirigenti di organizzazioni meridionali. Il risultato è che oggi esiste Sud Fundraising, associazione di promozione sociale (www.sudfundraising.it), presente con delle “antenne” sul territorio di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia e che sta svolgendo le sue prime attività di sensibilizzazione e formazione riscontrando un grande interesse da parte di organizzazioni non profit, istituzioni locali e altri professionisti del settore.

A Cosenza insieme al CSV abbiamo tenuto un primo momento formativo al quale hanno preso parte una cinquantina di organizzazioni che hanno poi chiesto che si strutturassero percorsi formativi più approfonditi. Sempre in provincia di Cosenza è stato realizzato insieme all’On. Annalaura Orrico un ciclo di incontri sul fundraising per la valorizzazione dei borghi minori. IN Campania stiamo assistendo insieme alla Scuola di  Roma e all’Ufficio regionale del Mibac, alcune istituzioni culturali nell’uso dell’Art bonus. A Napoli abbiamo formato al fundraising le organizzazioni beneficiarie del Bando welfare di comunità della Fondazione Centro Storico. Il CSV di Caserta realizzerà con l’Associazione un corso su crowdfunding e finanza etica nei prossimi giorni. Altri professionisti del fundraising hanno chiesto di aderire per portare una offerta di qualità sui loro territori.

Ma perché è così importante fare fundraising al sud, per il sud e con il sud?

Perché è lì che i problemi sociali, culturali, economici, di sviluppo hanno un peso maggiore. È lì che viene messo in discussione gravemente il nostro sistema di welfare. È lì che il nostro patrimonio culturale e artistico – che è di ingente rilevanza – è in abbandono. È lì che si gioca la vera sfida dello sviluppo del nostro Paese. È lì che i soggetti istituzionali si trascinano in una lunga e noiosa questione meridionale, senza uscirne fuori in alcun modo, mentre la società civile cerca di riscattarsi e darsi da fare nonostante i mille ostacoli. Se il fundraising non funziona al Sud, allora è il caso di domandarsi se sia veramente così importante come tutti diciamo. È lì che deve dare prova di fare la differenza per la sostenibilità del welfare.

Perché nonostante tutto nel Sud c’è una leadership di organizzazioni sociali ma spesso anche di servizi pubblici che, con grande coraggio e spirito positivo, continua a costruire coesione sociale, cultura, difesa dei diritti, tutela dell’ambiente. Perché nonostante tutto ci sono giovani e meno giovani professionisti, che si sono formati da noi o in altre scuole di fundraising e che poi vengono lasciati a loro stessi, in una situazione difficile e con colleghi che si guardano bene dall’impegnarsi nel Mezzogiorno, dove tutto sconsiglia di farlo. Sono persone capaci, piene di entusiasmo che fanno fundraising e lo fanno anche bene.

E poi perché nel Sud, checché se ne dica, c’è ancora un grande senso della comunità e della solidarietà, le cui ali vengono tarpate da una rappresentazione stereotipa e retriva della cultura meridionale. Se fosse vero quello che si dice, non esisterebbero tante realtà che solo con il fundraising ha dato vita al riscatto culturale, sociale ed economico della propria comunità.

È con loro, quindi, che è possibile fare questa impresa comune: portare servizi di fundraising di qualità e ad un prezzo accessibile, per far arrivare il fundraising, in modo professionale e moderno, alle radici dell’erba del nostro Mezzogiorno.

L’Associazione Sud Fundraising è aperta a tutti coloro che abbiano interesse a condividere questa sfida. Scriveteci: , seguiteci su www.facebook.com/sudfundraising/

Massimo Coen Cagli
Presidente di APS Sud Fundraising