La chirurgia plastica è un argomento sempre più dibattuto nella aule di tribunale. Ma come stabilire se la responsabilità dell’insuccesso di un intervento è da attribuire o meno al chirurgo? Spesso per risolvere il contenzioso ci si rivolge a un chirurgo plastico, che è quindi chiamato a esprimersi sull’operato dei colleghi sia nel corso di procedimenti civili o penali sia in sede extragiudiziale. Per fare chiarezza sull’argomento è stato organizzato nei giorni scorsi alla Clinica Cittàgiardino di Padova il corso “Il ruolo del chirurgo plastico nelle consulenze medico legali”, patrocinato dall’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe).

«Scopo del corso  è formare i chirurghi plastici nel settore delle consulenze, per  supportare i medici legali e per aiutarli a esprimere in modo professionale un giudizio sull’operato dei colleghi – ha detto Luca Siliprandi, chirurgo plastico organizzatore del corso e membro di Aicpe –. Senza volersi sostituire al medico legale in sede di consulenza, insomma, l’evento ha avuto l’obiettivo di offrire le nozioni fondamentali per svolgere questo difficile compito in modo corretto e responsabile ».

L’intervento più contestato, secondo l’esperienza accumulata come consulente da Luca Siliprandi dal 1995 a oggi, è l’aumento del seno. Anzi, negli ultimi anni il numero di ricorsi al tribunale è sensibilmente cresciuto: «La mastoplastica additiva è l’intervento più praticato in Italia quindi, statisticamente, è quello più esposto a contestazioni – argomenta Siliprandi -. Tuttavia, proprio la grande richiesta ha spinto anche medici non specializzati a eseguire questa operazione, con risultati spesso non soddisfacenti». Al secondo posto tra gli interventi più dibattuti si trova la rinoplastica: un’operazione delicata che riguarda il volto, una delle zone del corpo più esposte, che può essere stravolto dal bisturi. Al terzo posto, in modo piuttosto inaspettato, si è imposta negli ultimi anni la mastoplastica ricostruttiva, ossia la ricostruzione del seno dopo l’asportazione chirurgica in seguito a un tumore: «Fino al 2000 questo intervento si trovava al sesto posto – precisa Siliprandi -. Il maggior numero di contestazioni credo si possa ricondurre alla crescita delle esigenze delle pazienti anche in campo oncologico per l’aspetto estetico, riconosciuto come un diritto alla salute».

Sono diminuite sensibilmente, invece, le contestazioni per mastoplastiche riduttive (per ridimensionare seni troppo abbondanti), e blefaroplastiche (ringiovanimento dello sguardo). «Negli ultimi 10 anni questi interventi, meno richiesti ma anche più complessi e quindi eseguiti da dottori con una perizia maggiore» spiega Siliprandi. Anche la lipoaspirazione (liposuzione) dal terzo posto è crollata all’ottavo, in questo caso per un miglioramento tecnico che ha risolto alcune criticità: «Oggi si utilizzano cannule sempre più sottili e quindi meno aggressive per i tessuti» spiega Siliprandi.

Di certo, la scarsa perizia dei medici che si cimentano in chirurgia plastica è spesso alla base del problema. Per l’aumento del seno, dal luglio 2012 è entrata in vigore una legge che prevede che solo chirurghi con una specializzazione adeguata possano eseguire l’intervento: «Questo mette fine a un vuoto legislativo che ha lasciato in questi anni campo aperto a molti dottori non specialisti, con conseguenze negative non solo per le pazienti, ma per tutto il settore – dice il presidente di Aicpe, Giovanni Botti -. Le pazienti devono quindi rivolgersi solo a chirurghi specializzati, verificando che chi propone l’intervento abbia i requisiti per farlo». Sul sito www.aicpe.org si trova l’elenco dei soci, tutti medici specializzati nel settore della chirurgia plastica estetica.

Di admin