Il titolo del libro non lascia spazio a dubbi: “Il fallimento dell’università italiana”, scritto da Simone Colapietra, giovane studente ventunenne prossimo alla laurea in Economia e commercio. L’opera è stata pubblicata dall’editore milanese Cerebro ed è distribuita in tutta Italia.

Il libro analizza in maniera critica le falle del nostro sistema universitario che negli anni ha subito numerose modifiche per adeguarlo ai sistemi anglosassoni. Tutto ebbe inizio con la riforma Berlinguer del 1999 che l’autore chiama ironicamente riforma-scempio del 3+2, proprio perché introdusse la suddivisione in cicli e il sistema dei crediti universitari. La finalità della riforma era di dare una svecchiata al mondo accademico e di avvicinare prima i giovani al mondo del lavoro. Tredici anni dopo si può con certezza affermare che la riforma è stata un gigantesco flop, ottenendo effetti contrari. L’autore effettua un’osservazione pungente con grande lucidità e disinvoltura, citando report di autorevoli istituzioni tra cuila Cortedei Conti che nel 2010 parlò proprio di fallimento della riforma 3+2. Tra le tematiche intestine all’università si parla di annacquamento dei piani di studio in riferimento al fatto che lauree quadriennali di un tempo oggi sono di cinque anni con un numero maggiore di esami. Si parla inoltre di laureati analfabeti e di svalutazione delle tesi di laurea. Le idee dell’autore sono sostenute da situazioni oggettive e intrinseche al sistema universitario. La laurea biennale specialistica è attaccata duramente poiché spesso gli esami sostenuti altro non sono che inutili ripetizioni di materie studiate alla triennale.

L’autore non ha mancato di effettuare un’analisi al di fuori del mondo accademico con riferimento al mercato del lavoro. Inoltre dimostra come, a suo parere, le università siano complici della disoccupazione in Italia e come il laureato triennale sia una figura dequalificata poiché svolge mansioni che vent’anni fa spettavano a persone con la licenza media.

Il libro, che contiene comunque proposte e soluzioni ai problemi, si chiude con un appello ai governanti affinché si ritorni ad un’università valevole.

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