Il web 2.0 sta entrando prepotentemente nella gestione della cosa pubblica. Negli Stati Uniti, Obama ha fatto della trasparenza la sua bandiera: la sua amministrazione ha permesso ai cittadini di monitorare la spesa pubblica on-line, ottenendo una risposta molto positiva da parte della popolazione americana. Simili trend sono visibili anche in molti paesi europei, ma non in Italia.
 
Perché nel nostro Paese mancano iniziative governative volte a sviluppare il government 2.0 in maniera pragmatica e concreta? E, soprattutto, come si può fare il government 2.0 in Italia? A queste domande, emerse durante il dibattito preparatorio online organizzato su google Moderator, ha cercato di dare una risposta la sessione di Forum PA "Innovation without permission: prospettive e sfide del government 2.0", tenutasi martedì 18 maggio.
 
In questo contesto, David Osimo ha tracciato un primo bilancio dei risultati raggiunti, delle lezioni apprese e delle promesse non mantenute. Partendo dalle esperienze più avanzate, sono stati proposti sia spunti di riflessione sia strumenti concreti di azione in una realtà come quella italiana in cui il government 2.0 pare ancora lontano dal realizzarsi. 
 
Al convegno, è stato organizzato in collaborazione con la Provincia di Milano, ha partecipato anche    Ernesto Belisario, membro dell’Istituto per le Politiche dell\’Innovazione presso il Circolo dei Giuristi Telematici, con l’intervento dal titolo “Open rights and closed minds. Innovazione nel settore pubbico tra government 2.0 e bureaucratic divide” e Federico Morando, managing director & research fellow al NEXA Center for Internet & Society del Politecnico di Torino, con la relazione “Open data e PSI: il valore di un\’informazione pubblica aperta”.

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