- Tra i 5 Major Market, l’Italia segna la peggiore performance del mese con un calo del 17,4%, oltre il triplo rispetto al risultato europeo
- Italia ultima anche per le auto ricaricabili, al 13,2% di quota a giugno
- UNRAE parte attiva nel dialogo con le Istituzioni per accelerare la transizione. Le priorità: urgente operatività degli incentivi, sviluppo delle infrastrutture di ricarica e revisione della fiscalità delle auto aziendali
Il mercato europeo delle autovetture registra a giugno una contrazione del 5,1% con 1.243.732 nuove immatricolazioni rispetto alle 1.311.043 dello stesso mese del 2024.
Il periodo gennaio-giugno evidenzia una più modesta riduzione dello 0,9% con 6.815.320 vetture contro le 6.879.158 del primo semestre 2024. Il confronto con il periodo precedente alla pandemia mostra tuttavia un divario significativo: il mese risulta inferiore del 16,6%, mentre il semestre accusa un deficit del 19%.
Esprime forte preoccupazione il Direttore Generale di UNRAE Andrea Cardinali: “Il mercato italiano dell’auto mostra segnali di profonda difficoltà: a giugno registriamo il risultato peggiore tra i cinque Major Market europei, con un calo del 17,4% in termini di immatricolazioni. E il traffico nelle concessionarie, anticipatore dei risultati dei prossimi mesi, risulta debolissimo. Non solo: anche nella transizione verso la mobilità elettrica, il nostro Paese resta in ultima posizione per quota di PHEV e BEV, con un divario crescente rispetto alla media europea”.
I cinque principali mercati europei mostrano performance eterogenee nel corso del mese: la Spagna registra un incremento del 15,2%, il Regno Unito avanza del 6,7%, mentre la Francia subisce una flessione del 6,7% e la Germania diminuisce del 13,8%. L’Italia si posiziona all’ultimo posto con una riduzione del 17,4%. Stesso trend nel corso del primo semestre: sempre in crescita la Spagna con un +13,9% e il Regno Unito con un + 3,5%, in flessione i restanti Major Market: Italia (-3,6%), Germania (-4,7%) e Francia (-7,9%).
Nel mese di giugno l’Italia retrocede in quarta posizione tra i cinque mercati principali per immatricolazioni di auto nuove, ma mantiene il terzo posto nel primo semestre. Nonostante quote in espansione, il nostro Paese conferma ancora una volta l’ultima posizione tra i Major Market nelle auto ricaricabili (ECV), al 13,2% di quota, con le elettriche pure al 6,0% e le ibride plug-in al 7,2%, mantenendo un divario considerevole da: Regno Unito al 36,0% di ECV (24,8% BEV e 11,2% PHEV), Germania al 28,4% (18,4% BEV e 10,0% PHEV), Francia al 24,0% (17,0% BEV e 7,0% PHEV) e Spagna al 20,8% (9,4% BEV e 11,4% PHEV).
Nel complesso del mercato europeo, le motorizzazioni elettriche e ibride plug-in rappresentano il 28,7%: le BEV, con un incremento di 3,3 punti percentuali, raggiungono il 19,2% – oltre il triplo dell’Italia – mentre le PHEV si attestano al 9,5% con un aumento di 2,9 punti.
Il primo semestre conferma il quinto posto per l’Italia con una quota di ECV del 10,4%, con BEV e PHEV entrambe al 5,2%, a fronte di: Regno Unito al 31,9% (21,6% BEV e 10,3% PHEV), Germania al 27,6% (17,7% BEV e 9,9% PHEV), Francia al 23,4% (17,6% BEV e 5,8% PHEV) e Spagna al 16,8% (7,6% BEV e 9,2% PHEV).
Nel totale del mercato europeo nei primi sei mesi dell’anno le ECV coprono il 26,2% del mercato: le BEV rappresentano il 17,5% (+3,6 p.p.) e le PHEV l’8,7% (+1,6 p.p.).
Il comparto automobilistico europeo già opera in un contesto caratterizzato da forte incertezza, e a peggiorare la situazione sono giunti i recenti annunci dell’amministrazione statunitense relativi a possibili tariffe doganali del 30% sui veicoli importati dall’Europa, con decorrenza dal prossimo 1° agosto, in mancanza di un’intesa tra le parti. La diminuzione della fiducia, unitamente alla svalutazione del dollaro, costituiscono presupposti negativi per le esportazioni, i consumi e gli investimenti anche delle Case automobilistiche.
In ambito nazionale, nel settore automobilistico, il vulnus principale riguarda la filiera dei componenti destinati all’esportazione verso la Germania e l’impiego degli stessi sugli autoveicoli per il mercato statunitense. Si tratta di un canale commerciale del valore di 5 miliardi di euro. Inoltre, l’atmosfera di forte incertezza può influenzare la domanda di autovetture, con effetti al momento difficili da stimare. Secondo il Centro Studi Confindustria, l’impatto generale di dazi di tale entità sui prodotti dei diversi settori interessati, comporterebbe una diminuzione del PIL dello 0,6% nel 2026 e dello 0,8% nel 2027.
Riguardo alla transizione ecologica, il 7 luglio scorso la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica rivolta a imprese e cittadini sugli standard di emissione di CO2 per automobili e furgoni, che si concluderà il 29 settembre p.v.: UNRAE parteciperà, nell’ottica di stabilire un confronto costruttivo con le Istituzioni non solo italiane ma anche europee.
In Italia, l’UNRAE sottolinea la necessità che diventino rapidamente operativi gli incentivi riservati esclusivamente all’acquisto di vetture elettriche annunciati dal MASE, per evitare una prolungata stagnazione del mercato. Su questi argomenti intende indicare allo stesso Ministero le priorità del settore e fornire il proprio apporto di dati e competenze, anche per contribuire a indirizzare in maniera ottimale le risorse disponibili al fine di massimizzarne l’utilizzo. Attualmente, tra gli altri quattro Major Market sono attivi incentivi per le vetture a emissioni zero in Francia e Spagna e, dal 15 luglio scorso, anche nel Regno Unito.
UNRAE ribadisce ancora una volta che uno dei principali elementi facilitatori per la diffusione della mobilità elettrica è lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica; secondo i dati più recenti di fonte EAFO (al 31.03.25), il nostro Paese si posiziona solamente al 16° posto in Europa per capillarità della rete di ricarica: 12,7 punti di ricarica ogni 100 km di strade, rispetto ai 18,4 punti della media europea. Inoltre, secondo i dati ufficiali al 30 giugno del censimento condotto dal MASE, dei 57.900 punti di ricarica installati, il 12% risulta non operativo (51.000 attivi) e persistono forti disparità territoriali, con un’elevata concentrazione al Nord che detiene il 60,7% di tutti i punti di ricarica attivi, oltre a forti concentrazioni dell’offerta: i primi 2 operatori controllano il 63,4% dei punti attivi a livello nazionale, con picchi molto più elevati a livello locale.
Infine, come ripetutamente sottolineato da UNRAE, è quanto mai necessaria una celere revisione della fiscalità delle auto aziendali, intervenendo sull’incremento di detraibilità dell’IVA e di deducibilità dei costi e sulla riduzione del periodo di ammortamento.
“UNRAE è pienamente consapevole della complessità del momento, in un contesto macroeconomico segnato da tensioni internazionali, dazi USA di entità ancora non definitiva e possibili contromisure EU, svalutazione del dollaro e incertezza della domanda. Per questo vogliamo essere parte attiva nel dialogo con le Istituzioni, offrendo il nostro contributo di dati e proposte concrete. Serve una mobilitazione collettiva per sostenere la domanda orientando in modo efficace le risorse disponibili. Occorre quindi accelerare l’attuazione degli incentivi e intervenire urgentemente sulla fiscalità delle auto aziendali. La Delega Fiscale in scadenza a fine agosto rappresenta l’opportunità migliore per realizzare interventi di questo tipo; pertanto, auspichiamo che ne venga confermata la proroga a fine 2026. Bisogna mirare ad una completa revisione dell’impianto fiscale, pur prevedendo interventi graduali ove imposti dalle esigenze di bilancio”, ha ribadito il Direttore Generale di UNRAE.