“Io guardo sempre ai numeri, siamo di fronte a una crisi che definita un’economia di guerra, avremo bisogno di un bazooka di liquidità perché l’Italia da sola non ce la può fare, ha bisogno dell’Europa e quindi laddove ci sono le condizioni per avere i soldi dall’Europa vanno presi, non bisogna farne una questione di bandiere di partito, ne abbiamo bisogno”. Così il nuovo Presidente di Confindustria Carlo Bonomi a Che tempo che fa su Rai2.
 
Credo sia la volta buona che lo Stato paghi i propri debiti alle imprese private. Non è più pensabile che questa cosa venga rinviata. Sarebbe una manovra di civiltà”.
Sul problema della burocrazia: “La drammaticità di questo momento ci offre una grande opportunità, di cambiamento del Paese rispetto al problema della burocrazia, che spero non si voglia affrontare con una nuova task force. Impone anche a noi imprenditori una trasformazione del mondo del lavoro, già iniziata con l’industria 4.0 ma oggi cambia completamente anche la parte organizzativa del lavoro”.
 
Qual è l’agenda delle priorità? “La prima priorità è capire quale modello per la riapertura. Sto ascoltando e sentendo molti colleghi in tutta Italia, sono smarriti, impauriti, coi nostri collaboratori stiamo veramente soffrendo, sappiamo che molti purtroppo non riapriranno più. La priorità è capire come riapriamo noi e i nostri collaboratori in sicurezza; non c’è antagonismo fra e lavoro, è cambiato il paradigma, non mettiamo in sicurezza gli italiani non riaprendo le fabbriche ma come mettiamo in sicurezza le fabbriche per salvaguardare gli italiani”.
 
Ci sono le condizioni per riaprire fra 2 settimane? “La pazienza è una qualità degli imprenditori italiani, non sta a noi decidere se c’è la sicurezza sanitaria, ci sono gli scienziati e dovranno dare il loro parere; a noi sta mettere in sicurezza le imprese e adottare tutto ciò che ci verrà chiesto. È una nostra responsabilità. Faremo tutto ciò che responsabilmente ci verrà chiesto. Chiediamo altrettanto però: il Ministro Patuanelli ha avuto parole sagge però poi devono anche essere coerenti, in questi giorni non ho visto questa coerenza”.
 
C’è la possibilità di un ripensamento del modello di economia? “Già nel 2008 Confindustria chiedeva attenzione all’economia reale e non speculativa e nessuno ci ha ascoltato. Il tema della sostenibilità è stato posto per prima dalle imprese, una sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Sul tema della delocalizzazione questo Paese in questo momento ha una grande opportunità. Si era aperta una finestra importante sul reshoring, il rientro delle produzioni in Italia, ma ci siamo trovati di fronte a dei provvedimenti come il decreto di dignità che impediscono e scoraggiano il rientro delle produzioni in Italia e invece oggi ci sarebbero le condizioni di mercato per un avvicinamento delle produzioni”.
 
Consigli ai piccoli imprenditori? “Riguardo agli investimenti, i soldi ci sono. Noi abbiamo 35 miliardi bloccati sulle grandi opere che potrebbero essere sbloccati subito se non ci fossero problemi di burocrazia. Non vanno vanificati interventi positivi come l’industria 4.0 quando il governo ha voluto smontarlo completamente. Noi siamo un’unica comunità, non ci sono piccoli o grandi, siamo una comunità, le associazioni sono qua per dare tutto il supporto; non lasceremo indietro nessuno, questo dovrebbe essere il mantra di questo Paese: non lasciare indietro nessuno, sia che sia imprenditore, sia che sia cittadino. Dobbiamo farci carico di tutti”.