Se giugno è stato impagabile, settembre in Puglia si preannuncia particolarmente allettante. L’Assessore regionale al Turismo e Industria alberghiera, Massimo Ostillio, è raggiante, ma lo sono ancora di più gli operatori del settore. Il loro silenzio è molto più loquace di tanti proclami. In questi tempi, di solito, le lamentele scrosciavano.  Le prenotazioni, invece per dopo agosto, fioccano come manna, gli indici di presenze s’impennano e le previsioni sono più rosee di un’aurora mediterranea.
 
Obiettivi e impegni, mirati sulla destagionalizzazione turistica della regione, cominciano a veder delinearsi i contorni di un risultato piuttosto apprezzabile. E se il buongiorno si vede dal mattino, l’impressione è che finalmente la svolta si stia per concretizzare. Non resta che lavorare duro, per consolidare il trend e strutturare un’offerta turistica, che non solo attragga meglio, ma riesca a trattenere viaggiatori, pellegrini, bagnanti, escursionisti e visitatori ancora più a lungo.
 
Le Cassandre, ferme sui loro pulpiti e abituate a lamentare gli eventi piuttosto che a determinarli, avevano dato spinta alle paure, diventando megafoni di previsioni catastrofiche, per improbabili modelli statistici di osservatorii, più o meno blasonati, come TelefonoBlu o Trademark. Nel frattempo, girando per le spiagge, chiedendo ai ristoratori di provincia, sondando gli umori dell’entroterra e tastando il polso agli albergatori in genere, si notava e si registrava un movimento insolito, per il mese di giugno e un’aspettativa alquanto ottimista per il prolungamento di stagione settembrina. L’esatto contrario del vuoto pneumatico degli anni scorsi, quando gli agenti di viaggio parlavano di stagione a gonfie vele (forse tradendo un’attenzione più outgoing che incoming).
 
La crisi, certamente, traccia un segno determinante sull’evoluzione del fenomeno. Meno viaggi all’estero, soggiorni più corti e recupero delle mete italiane e delle soluzioni di alloggio più a buon mercato. Ma soprattutto migliore organizzazione degli stessi italiani, quando e per quanto possibile, a programmare i periodi di ferie meno a ridosso del picco d’agosto. E ad assumere abitudini sempre più europee, come il frazionamento dei periodi di vacanza durante tutto l’anno: più volte e meno lunghi.
 
Anche per questo, risultano favoriti quegli operatori che meglio riescono ad adattare la proposta turistica, rendendone più flessibile il combinato di servizi, qualità e tariffe. Mantenendo adeguato il tasso di qualità del prodotto standard, intuendo che in periodi di crisi la leva tariffaria non può essere tirata troppo (o affatto), e investendo sull’allargamento, la diversificazione e la fidelizzazione della propria clientela.
 
In particolare, coltivando anche l’umiltà di imparare a vendersi meglio. Perché dal primo rapporto dell’Osservatorio nazionale della Presidenza del Consiglio dei ministri risulta che l’Italia, nel mondo della domanda turistica, è un prodotto molto desiderato, ma poco venduto. E in quella fiera ed orgogliosa consapevolezza, da “pelide Achille”, della forza del nostro stivale, la Puglia ne rappresenta il tacco, il tallone. La parte, in realtà e al momento, più vulnerabile nell’immaginario collettivo internazionale.
 
di Antonio V. Gelormini

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