Il processo di convergenza reale delle regioni del Mezzogiorno verso la media italiana rischia di non completarsi a causa di un contesto socio giuridico che limita le potenzialità di sviluppo del Mezzogiorno. E’ quanto emerso da una ricerca effettuata dall’Area Research, Intelligence & IR di Banca Monte dei Paschi di Siena.
 
I progressi ed i segnali molto incoraggianti  giunti  da alcune regioni del Mezzogiorno (vedi, in particolare, Puglia e Sicilia) rischiano dunque di essere vanificati.
 
Negli ultimi sette anni, la crescita del Pil del Sud e delle Isole è rimasta al di sotto di quella del Centro-Nord e nel 2003 il Sud ha chiuso l’anno in recessione muovendosi in controtendenza con la media italiana.
 
Tuttavia analizzando le singole sottocomponenti (variabili macroeconomiche, variabili socio giuridiche, variabili finanziarie) emerge che sia  per quanto riguarda la crescita economica sia per quello che concerne il contesto finanziario i miglioramenti delle singole regioni meridionali sono evidenti, con un divario che si sta lentamente colmando. La Sicilia e la Calabria, sono risultate le regioni Italiane più virtuose in tema di crescita ed occupazione, evidenziando come, relativamente alla crescita, una certa convergenza si sia realizzata.
 
Più delicata la situazione del contesto socio-giuridico. Negli ultimi anni (2000-2007) sia la Calabria che il Molise hanno registrato un peggioramento delle loro posizioni relative, anche se il contesto socio-giuridico ha mostrato crescenti criticità  in tutte le regioni italiane ad eccezioni di Piemonte, Trentino e  Puglia che  è risultata la regione meridionale più virtuosa. 
 
Per cercare di individuare i motivi alla base di questi processi di convergenza ed analizzare in disaggregato  l’andamento delle singole regioni meridionali,  il Servizio Research & Intelligence della Banca MPS ha costruito un indice di divario territoriale  che fosse in grado di rilevare la posizione relativa delle regioni italiane su diversi gruppi di variabili, in modo da ottenere una sintesi del divario territoriale basata non solo su indicatori di crescita economica, ma anche sui diversi contesti socio-giuridici e finanziari. Tali contesti possono rappresentare una spinta ai meccanismi di crescita virtuosi favorendo la convergenza reale.
 
I risultati del modello uniti ad altre evidenze statistiche portano alle seguenti conclusioni:
 
1)     L’afflusso di fondi pubblici ed il miglioramento del contesto finanziario da solo non è condizione sufficiente per promuovere la convergenza reale delle regioni del Mezzogiorno. La sottocomponente socio-giuridica sembra  infatti essere una delle variabili determinanti affinché il processo  di convergenza si attui in modi e tempi più  rapidi. Una società dove la partecipazione femminile alla forza lavoro (chiaro segnale di una società poco dinamica) permane su livelli molto bassi, in cui il tasso di criminalità rimane sopra la media italiana non crea le condizioni necessarie di fiducia per lo sviluppo di un’imprenditorialità che punti sull’innovazione, sullo sviluppo e sulla concorrenza. Il mancato dinamismo sociale ed una scarsa fiducia nel sistema non aiutano l’investimento in R&S nel settore privato ampiamente al di sotto della media nazionale, già molto bassa se confrontata con altri paesi europei.
2)     La densità di investimenti non è condizione sufficiente per garantire una crescita sostenuta. Il dato relativo alla densità di capitale evidenzia come non sia la quota di investimenti/Pil che manca al Mezzogiorno, quanto la capacità di attrarre capitali produttivi oltre ad allocare in modo efficiente le risorse a disposizione. Gli investimenti esteri diretti denotano, infatti, come il Mezzogiorno non riesca ad attrarre tale tipologia di investimento. Non solo. Il Mezzogiorno nel 2006 è addirittura esportatore netto di capitali, evidenziando la scarsa fiducia nel tessuto socio-giuridico della loro area da parte degli stessi residenti.
3)     Se è vero che il contesto finanziario nelle regioni meridionali rimane ancora distante dalla media nazionale, le sottocomponenti dell’indice relative a tale voci quali impieghi/Pil e sportelli bancari su territorio, dimostrano come dal 2000 al 2007 ci sia stata una certa convergenza delle regioni meridionali rispetto a quelle del centro nord. Il processo è ancora lungo a causa dell’ampio divario esistente in partenza. Anche il differenziale tra tassi attivi e passivi risulta in calo negli ultimi anni ma rispetto al centro Nord la posizione del Sud rimane svantaggiata anche a causa di un tasso di decadimento degli impieghi bancari più elevato soprattutto nel settore produttivo.
 
 
In particolare la Puglia, confermandosi tra le regioni meridionali più virtuose, svolge un ruolo trainante nel processo di convergenza del Sud, come misura l’indice del progresso cumulato nell’arco temporale 2000-2007 del livello di condizioni economico-sociali-finanziarie, che la vede al pari del Piemonte al terzo posto della classifica delle regioni Italiane.
 
Interessante poi il fatto che, al di là dell’analisi economica, la Puglia si sia mossa in controtendenza per quanto riguarda l’evoluzione del contesto socio-giuridico, condizione necessaria per favorire lo sviluppo dell’economia locale, unica regione meridionale ad aver registrato un miglioramento relativo in tal senso.
 
“In tale ottica – commenta Gualtiero De Felice, Responsabile Area Territoriale Sud-Est di Banca Mps – il ruolo delle banche sarà sempre più determinante per contribuire allo sviluppo del territorio, facilitando la possibilità di accesso dei progetti innovativi a fonti finanziarie adeguate e fungendo da catalizzatori del processo di crescita e di ristrutturazione dell\’economia locale.”
 
“Da parte nostra – continua De Felice –  proprio per supportare lo sforzo finanziario delle PMI locali e soddisfare le varie necessità derivanti dagli investimenti in R&S, abbiamo messo a punto una serie di agevolazioni ad hoc in grado di sviluppare nuove soluzioni per favorirne il progresso scientifico – tecnologico e la competitività”.

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