\"\"“Meno se ne sa e meglio è”. Non è scritto a caratteri cubitali su Palazzo Altieri, la sede dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) a piazza del Gesù a Roma, ma è indelebilmente impresso nel codice di comportamento di tutti i suoi rappresentanti istituzionali.
 
L’attuale presidente, Corrado Faissola, ne interpreta al meglio la mission. Nessuno sa chi sia e cosa faccia in realtà al vertice del sodalizio. Se non, che proviene dalla dirigenza bancaria, come direttore centrale del San Paolo di Torino prima, e successivamente come amministratore delegato della Banca Lombarda. Al contrario del suo predecessore, Maurizio Sella, piuttosto sovraesposto in qualità di vero e proprio banchiere, con tanto di nome dato alla sua banca.
 
L’impressione è che l’Associazione di rappresentanza del sistema bancario nazionale non rispecchi affatto la vitalità dei propri associati. E che manifesti una reazione solo e quando ne riceva sollecitazione. E’ come la storia dei tassi passivi (gli interessi sui risparmi dei clienti), se i titolari di conti non ne fanno richiesta, in caso di aumento, nessuno si sognerà mai di aggiornarli.
 
Così è sulle commissioni, sulle spese tenuta conto o sul massimo scoperto. Così è sulle vicende dei bond o dei crack finanziari. Mai che l’iniziativa di revisione parta dall’Associazione. Fanno sempre gli gnorri. Profilo basso e acqua in bocca. Naturale che poi tocchi a un tipo come Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, lanciare il grido d’allarme e denunciare, per esempio, che nonostante la moneta unica i tassi sui mutui e sul credito al consumo, in Italia, sono più alti della media in Europa.
 
Un’altra casta di Carneadi, i cui vertici sembrano preclusi a qualsiasi ventata di innovazione e a qualunque entusiasmo giovanile. Alcuni banchieri, primo fra tutti Alessandro Profumo, vedrebbero salutare un ingresso dell’Abi in Confindustria e già Capitalia, Unicredit e Bnl hanno annunciato di voler aderire all’unione industriali di Roma. Ma la prospettiva di ritmi da Ferrari fa vanire il capogiro prima ancora di salire in macchina. Meglio continuare ad essere solo un numero. Un codice da abbinare al CAB quando effettui un bonifico.
di Antonio V. Gelormini

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