Dalla produzione alle nostre cucine, oltre la metà dello spreco avviene nella fase finale della filiera: l’analisi di Ener2Crowd.

Ogni anno nel mondo si spreca circa un miliardo di tonnellate di cibo, una quantità che fotografa una delle più grandi contraddizioni del nostro modello economico. Secondo le elaborazioni di Ener2Crowd, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti ESG, il 42,4% dello spreco avviene in fase di produzione, mentre il 57,6% si concentra nella fase di vendita e consumo.

È proprio qui che il dato diventa più significativo: il 60% dello spreco finale avviene nelle case, il 28% nella ristorazione e il 12% nel commercio al dettaglio. Un segnale chiaro di come il problema non sia solo industriale, ma culturale e domestico.

In Italia, secondo le nuove elaborazioni di Ener2Crowd, lo spreco alimentare durante le festività 2025 scenderà a 491 mila tonnellate, con una riduzione del 14,6% rispetto al 2024 (575 mila tonnellate). Il dato risulta inferiore anche al livello pre-pandemico del 2019, stimato in 500 mila tonnellate.

Lo spreco è dunque in calo, ma la dimensione globale del fenomeno mostra quanto la sfida resti aperta. «Ridurre lo spreco alimentare significa intervenire dove il valore viene distrutto più facilmente: nell’ultimo tratto della filiera, quello che passa dalle nostre scelte quotidiane» osservano gli analisti di Ener2Crowd.

Ener2Crowd evidenzia inoltre che il valore monetario dello spreco annuale italiano —circa 12,55 miliardi di euro— se reindirizzato verso investimenti ESG, «finanzierebbe centinaia di progetti rinnovabili, trasformando una perdita economica in rendimento e impatto positivo».