Inizia il prossimo 29 ottobre “Smart City Exhibition” la nuova manifestazione organizzata con Bologna Fiere da Forum PA, nella quale, nei tre giorni che vanno dal 29 al 31 ottobre, cercherà di capire se quella delle smart city, o “comunità intelligenti” come le chiama il Decreto Sviluppo 2.0, sia una grande opportunità o una moda passeggera.

Tre giorni per costruire la “smart city DOC”.

“DOC” come “Denominazione di Origine Controllata” perché una città intelligente italiana sarà per tradizione, cultura, reti sociali e problemi diversa da una neo-città cinese o da una città scandinava e deve usare questa differenza come una chance, non come un ostacolo.

“DOC” come “Definizione Operativa Condivisa” che è quella che tutti i partecipanti all’evento scriveranno alla fine della kermesse.  C’è bisogno di una definizione che aiuti a non disperdere le forze, a delimitare il campo, a fare sistema, a cogliere insieme le opportunità che l’innovazione, necessaria sempre, ma ancor più nella crisi, ci offre.

Ma che vuol dire una DOC, Definizione Operativa Condivisa? vuol dire dare risposte, largamente accettate dagli attori in gioco, a domande semplici:

  • perché? è la visione politica e lungimirante della città, che deve essere rispettosa della specificità di ciascuna realtà: qui c’è il tema dello sviluppo, del benessere equo e sostenibile, della crescita delle economie territoriali;
  • cosa? è il dominio della funzione, definisce sia la piattaforma, sia lo strato delle politiche verticali, sia quello delle attuazioni e dei “sensori”; è il livello che descrive i progetti e i prodotti che servono a migliorare la qualità della vita dei cittadini: dalla mobilità ecosostenibile alla teleassistenza agli anziani, dagli edifici che non inquinano e non consumano energia ai lampioni intelligenti, alle piattaforme di controllo e di integrazione dei dati, e che inserisce ciascun progetto nella visione complessiva della città;
  • come? sono i modelli organizzativi: dalle fondazioni alle associazioni, alle alleanze informali, ai piani strategici;
  • con quali soldi? è il tema della sostenibilità finanziaria che non può essere risolto solo dai bandi europei, ma deve fondarsi su una reale costruzione di valore nell’economia territoriale; 
  • con chi? è la definizione della squadra: alleanze, ruolo delle imprese, Partnership Pubblico-Privato, ruolo della cittadinanza organizzata e del terzo settore; 
  • copiando chi? non si può non vedere che le esperienze di maggiore spessore sono tutte all’estero, non si può non prenderle come un benchmark.

Questa definizione non la si scriverà da soli, ma insieme a tutti coloro che sono stati  invitati a lavorare a questo progetto innovativo: il mondo accademico e della ricerca, con i più attivi esponenti italiani europei e internazionali; il mondo delle amministrazioni, con gli esponenti di Governo (i ministri competenti: Profumo per l’innovazione, Ciaccia per il piano città e Barca per le politiche urbane) e soprattutto i vertici politici ed amministrativi delle città (oltre cinquanta città si ritroveranno a Bologna); il mondo dell’industria con molte tra le realtà più impegnate nella creazione di soluzioni integrate per le smart city (da IBM a General Motors, da Enel a Finmeccanica, da Dedagroup a Microsoft, ecc.).

Non sarà una fiera in senso classico, anche se al 50% il partner della manifestazione è Bologna Fiere, ma di un Forum di discussione, di un cantiere di lavoro collaborativo, che si gioverà di una serie di demo e di “oggetti” mostrati dai fornitori di tecnologie, ma anche dalle amministrazioni.

La DOC, la definizione operativa condivisa, che ne scaturirà non sarà un punto di arrivo, ma la partenza di un lavoro comune, da fare con tutti i soggetti, per impedire che anche questo paradigma di innovazione possa essere archiviato, tra pochi anni, come un’occasione perduta.

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