Firenze – Si è conclusa a Firenze PharmacON, la due giorni organizzata da Sifo sui servizi farmaceutici oncologici. Questa edizione, la quindicesima, ha visto al centro del convegno presentazioni di studi e dibattiti sul futuro dei nuovi farmaci in grado di lottare contro il cancro, ma in particolare l’organizzazione delle cure, sempre più ritagliate attorno alla dimensione territoriale: complice il Pnrr, ma alla luce anche dell’esperienza pandemica che ha progressivamente messo in evidenza il bisogno di decongestionare le reti ospedaliere. L’importanza delle due giornate all’hotel Mediterraneo è data inoltre dal fatto che per la prima volta PharmacON ha avuto una valenza nazionale.
Una precisa scelta della società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (Sifo) che così viene declinata dal suo presidente Arturo Cavaliere: “Abbiamo deciso di rendere questa iniziativa nazionale, perché ci siamo accorti che negli anni questo evento attrae sempre più professionisti del settore- afferma Cavaliere- in questa sede infatti si parla di oncologia, oncoematologia, oltre che di terapie avanzate. Il professor Locatelli ha aperto nuovi orizzonti nell’innovazione terapeutica. PharmacON è diventato sempre di più un punto di riferimento.
Quest’anno l’evento è stato straordinario e come consiglio direttivo crediamo di poterlo riproporre negli anni che verranno, dal momento che in futuro si parlerà sempre di più di una professione in evoluzione e di un’innovazione che è di tipo incrementale”. Perno di questo cambiamento, lato organizzativo,
sono le cosiddette Ufa, le unità farmaci antiblastici composte proprio dai professionisti che Sifo rappresenta.
“Il farmacista in generale è una figura trasversale- sottolinea Barbara Meini coordinatrice del comitato unico della redazione editoria di Sifo- quello delle Ufa è altamente specializzato, quindi l’abbiamo sempre pensato come il farmacista ospedaliero per eccellenza, colui che si rivolge esclusivamente all’allestimento delle terapie per la somministrazione in ospedale. Adesso, però, con l’innovazione normativa e considerata l’esperienza della pandemia, dobbiamo invece avere una prospettiva che guarda maggiormente al territorio”. L’integrazione fra nosocomi e l’assistenza territoriale è spronata dal piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede la realizzazione di ospedali e case di comunità, ma non solo.
“La farmacia ospedaliera si sta riorganizzando con modelli che prevedono una struttura tipo ‘hub and spoke’ per quanto riguarda le terapie oncologiche parenterali- afferma Marcello Pani, segretario nazionale di Sifo- quindi i centri Ufa lavorano e organizzano un sistema di logistica per la distribuzione di queste terapie nei centri periferici in modo tale che il paziente possa anche ricevere la somministrazione, per quanto possibile, in prossimità alla sua residenza”. L’altro aspetto degno di apprezzamento, aggiunge, “è quello delle terapie orali o sottocutanee che il paziente può somministrare da solo, a casa. In questo ambito i piani di sviluppo prevedono l’abbinamento di telemedicina e teleassistenza consentendo al farmacista ospedaliero di controllare l’aderenza a terapie che sono diventate croniche”.
Un paradigma nuovo, pertanto, e che tende a esaltare il ruolo dei farmacisti delle Ufa, specie nel rapporto col cittadino-paziente. Ecco dunque affiorare la necessità di percorsi di certificazione dei professionisti coinvolti.
“Da questo punto di vista- fa notare Elisabetta Rossin, coordinatrice scientifico-culturale di Sifo Oncologia- l’idea di certificare un percorso ad alto rischio ha sicuramente degli elementi di protezione della struttura e di garanzia di qualità del prodotto stesso, ma serve anche a rafforzare l’immagine delle strutture che erogano questo tipo di prestazioni”.