Verso la mobilitazione generale decisa dalla Cgil per protestare contro le misure correttive che penalizzano il lavoro e i
pensionati e tagliano risorse al Sud e agli enti locali, la Cgil di Foggia ha deciso di far raccontare in prima persona a
lavoratori e lavoratrici di Capitanata come si vive con 500 euro al mese, in cassa integrazione o con una pensione
sociale. “Perché dietro slogan e numeri –ricorda Mara De Felici– c’è la vita reale, la sofferenza di tanti uomini e donne”
UNO SCIOPERO GENERALE PER DIRE UN DECISO NO ALLA MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO, ritenuta
iniqua e ingiusta, che colpisce i “soliti noti” – lavoratori dipendenti, precari e pensionati –, taglia i trasferimenti
agli enti locali e quindi sottrae risorse per il welfare locale, attacca il pubblico impiego e la scuola. Un’astensione
dal lavoro per l’intera giornata di tutti i lavoratori dei settori pubblici e privati decisa dalla Cgil per il 25 giugno
prossimo, con manifestazione provinciale a Foggia in piazza Cesare Battisti dalle ore 10.30.
Blocco dei contratti pubblici, anche quelli già rinnovati, e degli scatti di anzianità nella scuola; tagli ai
finanziamenti per Regioni e Comuni, quindi meno risorse per lo sviluppo, i servizi sociali; congelamento del turn
over nella pubblica amministrazione e licenziamento di migliaia di precari; innalzamento a 65 anni dell’età per il
pensionamento delle lavoratrici pubbliche; tagli agli enti di ricerca e all’istruzione pubblica, con ricadute sulla
qualità dell’offerta formativa. Sono solo alcuni dei provvedimenti bocciati dalla Cgil nel dichiarare lo sciopero
generale.
Non l’esigenza di risanare le finanze pubbliche, è messa in dubbio dalla Cgil. Ma per il sindacato di Epifani altre
sono le priorità di intervento, altre le “poste” dove recuperare le risorse: lotta all’evasione fiscale e riforma del
fisco alleggerendo le tasse sui redditi da lavoro dipendente; tassazione delle rendite e dei grandi patrimoni;
sostegno al lavoro e agli investimenti di politica industriale, del terziario e dei servizi.
Una manovra economica, quella del Governo, che per la Cgil deprime ancor più l’economia del Paese,
assestando l’ennesimo colpo soprattutto alle regioni del Mezzogiorno, che invece di politiche di sostegno per
recuperare il gap economico, sociale, occupazione e infrastrutturale col resto dell’Italia, si vedono negate i fondi
Fas e non trovano nella manovra alcuna misura che va nella direzione sperata. Anzi, il gioco dello
“scaricabarile”, con il Governo che vanta di non aumentare la pressione fiscale ma che tagliando risorse agli enti
locali costringerà Regioni e Comuni ad aumentare le tasse, per garantire quantità e qualità dei servizi.
“Ma quel che non va mai dimenticato –sottolinea Mara De Felici, segretaria generale della Cgil di Foggia- è che
dietro le parole d’ordine e gli slogan, le formule del bilancio dello Stato e i numeri della crisi che più volte
abbiamo anche noi ricordato -in Capitanata un aumento della cassa integrazione nel 2009 del 186%, dato
record per una provincia non altamente industrializzata, con 14 milioni di euro in meno nelle tasche dei
lavoratori- c’è la vita di persone in carne ed ossa, gli sforzi per far quadrare bilanci famigliari sempre più magri,
l’esigenza di garantire un’esistenza dignitosa e magari opportunità migliori ai propri figli”.
Per questa ragione la Cgil di Foggia ha deciso di aprire, da lunedì e fino al giorno dello sciopero, un “diario
della crisi” quotidiano: più dei numeri, più degli slogan, a rappresentare la sofferenza del mondo del lavoro,
dei precari, dei giovani, dei pensionati saranno le biografie di uomini e donne della Capitanata, che
racconteranno in prima persona le difficoltà che stanno vivendo. La perdita del posto di lavoro o la cassa
integrazione; l’aspirazione ad un lavoro negata dopo forti investimenti negli studi e la formazione; i redditi
dimezzati e l’impossibilità di arrivare alla fine del mese; il crescente costo della vita al quale non segue un
adeguamento di salari e pensioni. Uno spaccato del mondo del lavoro di Capitanata che sciopererà il 25 giugno,
un sacrificio ulteriore per donne e uomini che nonostante la realtà drammatica che stanno vivendo,
rinunceranno ad una giornata di paga per rivendicare con forza -assieme alla Cgil- lavoro, reddito, dignità, il
diritto ad un futuro migliore.

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