La perequazione urbanistica può diventare uno strumento valido per garantire una buona pianificazione cittadina; questo il tema centrale del convegno “Analisi del territorio e perequazione urbanistica”, organizzato da ANCE Bari e BAT e dal Centro studi di diritto amministrativo e comunitario, che si è tenuto in Confindustria Bari e BAT.

All’incontro hanno preso parte Domenico De Bartolomeo, presidente ANCE Bari e BAT, Tommaso di Gioia, presidente del Centro studi di diritto amministrativo e comunitario, Pietro Curzio, responsabile del settore gestione banche dati dell’ufficio provinciale di Bari dell’Agenzia del territorio, Amedeo D’Onghia dirigente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Bari, Davide Dioguardi, coredattore del Piano urbanistico territoriale tematico per il paesaggio PUTT/p Puglia e  Paolo Urbani, professore della facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUISS di Roma.

Durante i lavori rappresentanti del mondo giuridico, urbanistico e imprenditoriale si sono confrontati sul tema della perequazione urbanistica, materia spesso controversa e al tempo stesso potenziale strumento per la trasformazione e lo sviluppo delle città.

«La perequazione urbanistica – ha dichiarato Domenico De Bartolomeo, presidente Ance Bari e BATpuò essere un strumento valido per ridisegnare lo sviluppo delle città alla luce dei mutati piani regolatori. Il comparto delle costruzioni può trarre giovamento dalla perequazione urbanistica, se è il frutto di un percorso di collaborazione tra pubblico e privato, che conduce a una trasformazione dei territori urbani condivisa e sostenibile».

«L’obiettivo del convegno di oggi – ha aggiunto Tommaso di Gioia, presidente del Centro studi di diritto amministrativo e comunitario – è costruire attraverso gli interventi dei relatori una traccia precisa per l’applicazione concreta dell’istituto della perequazione, approfondendone le problematiche e realizzando piani di trasformazione delle città sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico».

«Non è opportuno – ha concluso Paolo Urbani, professore della facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUISS di Roma – avere una legge, magari regionale, al di là di quella già esistente in Puglia, che fissi le tecniche della perequazione e ancori l’azione amministrativa sia nel quid che nel quomodo, riducendo così la discrezionalità amministrativa. Non è opportuno infatti “ingessare” la perequazione in norme di legge al di là delle finalità generali, come si è fatto, ma basterebbe fissare in un regolamento regionale o comunale i termini della questione».

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