legno_960_720Presentati alla DG Ambiente della Commissione Europea i risultati dello studio “Le importazioni dell’Unione Europea di legno e prodotti derivati”, giunto alla terza edizione, commissionato da Conlegno e curato dal Centro Studi FederlegnoArredo Eventi Spa. I numeri parlano di una crescita del 5,6%, dal 2010 al 2016, dell’import UE di prodotti EUTR (ossia di provenienza extra-comunitaria) del macrosistema Legno-Mobili-Carta, con una leggera diminuzione del -1,1% solo nell’ultimo anno oggetto di indagine, per un valore totale di 25.712 milioni di euro. In particolare l’Italia si conferma uno dei maggiori importatori europei di prodotti EUTR collocandosi al terzo posto nel macrosistema, dietro a Regno Unito e Germania, registrando un volume d’affari di 2.686 milioni di euro che rappresenta l’11,3% del totale delle importazioni extra UE.

“L’Italia, tra i primi importatori di prodotti regolamentati dall’EUTR, ha un ruolo chiave nell’attuazione delle normative comunitarie finalizzate a contrastare la deforestazione incontrollata e le pratiche illegali connesse al commercio del legno e derivati – spiega Angelo Mariano, responsabile dell’area tecnica LEGNOK – Conlegno offre, in qualità di Monitoring Organization riconosciuta dalla Commissione europea, il proprio qualificato supporto alle aziende che, immettendo legno e prodotti derivati sul mercato comunitario, agiscono come “Operatori” ai sensi dell’EUTR e sono obbligati a mettere in atto le previste procedure di Due Diligence. Nell’espletamento del suo mandato, Conlegno agisce in piena osservanza della legislazione comunitaria e nazionale e delle indicazioni provenienti dall’Autorità Competente italiana con la quale si confronta regolarmente.”

L’indagine rappresenta, infatti, un monitoraggio attento e puntuale del mercato del legno e dei prodotti derivati e, attraverso i dati EUROSTAT relativi all’anno 2016, espressi in milioni di euro e strutturati secondo area, paese e prodotto, evidenzia i flussi di importazione extra UE dei prodotti sottoposti al Regolamento UE n.995/2010 (EUTR), entrato in vigore in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea il 3 marzo 2013 per contrastare il commercio illegale di legname. In questo quadro internazionale l’Unione Europea riveste una posizione di grande rilievo poiché occupa un posto di spicco nel mercato internazionale di legno e derivati mirando all’obiettivo di mettere al bando le pratiche illegali legate al prelievo e al commercio di legname.

 

Dal rapporto emerge una sostanziale stabilità tra il 2015 e il 2016 nel ranking dei primi cinque importatori dell’UE che vede sul gradino più alto del podio il Regno Unito (5.679 milioni di euro), seguito da Germania (3.987 milioni di euro), Italia (2.686 milioni di euro), Paesi Bassi (2.322 milioni di euro) e Francia (1.934 milioni di euro). Nonostante un lieve calo delle importazioni extra UE, l’Italia mantiene il quarto posto nel sistema legno (722 milioni di euro), con il 7,3% del totale UE, dietro a Regno Unito, Germania e Belgio. Terza in classifica, invece, nel comparto carta (1.836 milioni di euro), con il 15% del totale UE, dietro a Germania e Regno Unito. Si colloca infine sesta (128 milioni di euro), con il 3,5% del totale UE, dopo Regno Unito, Germania, Francia, Paesi bassi e Belgio nel sistema mobili.

Stabili anche i primi cinque fornitori extra UE che vedono in testa la Cina (5.025 milioni di euro), seguita da Stati Uniti (3.910 milioni di euro), Brasile (2.654 milioni di euro), Russia (2.247 milioni di euro) e Svizzera (1.326 milioni di euro). In particolare, la maggior parte della carta arriva da Stati Uniti, Brasile e Cina, mentre da Russia, Stati Uniti e Cina proviene principalmente il legno. Infine, da Cina, Vietnam e Indonesia l’Unione Europea importa un numero consistente di mobili. E se le importazioni comunitarie di legno e derivati provengono per il 65% da paesi contraddistinti da indice di corruzione percepita (CPI) ≤ 50 (paesi a rischio), non va meglio in Italia dove si importano prodotti potenzialmente a rischio per un valore complessivo di 1.615 milioni (pari al 60% del totale). Tra i principali fornitori italiani di carta figurano, oltre agli USA (CPI 74), che non rappresentano una provenienza a rischio, il Brasile (CPI 40) e la Cina (CPI 40). Per quanto riguarda legno e semilavorati, gli esportatori prioritari per l’Italia restano gli Stati Uniti, la Russia (CPI 29) e la Bosnia Erzegovina (CPI 39). Situazione più preoccupante è quella del comparto mobili le cui importazioni provengono per il 93% da paesi extra UE con CPI ≤ 50, prima tra tutti Cina (CPI 40), seguita da Vietnam (CPI 33) e Indonesia (CPI 37). Tuttavia, quest’ultimo paese merita una menzione particolare in quanto la legalità dei prodotti in legno esportati, da novembre 2016, è di fatto assicurata a priori dalle licenze FLEGT obbligatorie. Per quanto riguarda i mobili vale la pena sottolineare che ad aggravare il rischio di illegalità, oltre alla provenienza da paesi critici, contribuisce anche la complessità delle filiere produttive, a volte molto articolate e difficili da ricostruire compiutamente nell’ottica della Dovuta Diligenza imposta dal Regolamento UE 995/2010 – EUTR.

“Il mondo del legno si è reso conto della complessità del regolamento EUTR e la necessità di seguirlo con la massima attenzione – spiega Alessandro Calcaterra presidente Fedecomlegno – Tutte le imprese europee del legno devono impegnarsi a valorizzare la rintracciabilità dell’origine legale della materia prima legno, vero valore aggiunto rispetto agli altri materiali. Un processo sicuramente non semplice, ma che potrà essere agevolato da un’intensificazione dei controlli sul prodotto finito provenienti dall’Asia”.

I numeri riflettono le radicali modifiche che il mercato mondiale del legno e dei suoi prodotti sta subendo nel corso degli anni. La rapida ascesa delle economie dei paesi emergenti sta velocemente modificando i vecchi scenari di riferimento e portando a nuove rotte verso questi mercati. A rendere ancor meno governabili le complesse dinamiche si aggiunge il vasto fenomeno dell’illegal logging che sottrae risorse ambientali, economiche e umane ai programmi di gestione forestale sostenibile.

Proprio la mancanza di un’adeguata governance internazionale e locale fa emergere la necessità di una migliore lettura del mercato.