Pubblichiamo questo contributo giunto in redazione:

Il tema del petrolio, dello Statuto siciliano e del costo della benzina in Sicilia, è venuto alla ribalta nazionale con il movimento dei forconi e a loro diciamo grazie per avere aperto un dibattito che sta a cuore a tutti i siciliani.

Dobbiamo parlare sempre di più del nostro Statuto siciliano che sia i nostri politici sia noi siciliani abbiamo ignorato fino a ieri…La Sicilia non solo raffina il 40% del petrolio nazionale ma in Sicilia si estrae una quantità enorme di petrolio la cui percentuale è impossibile stabilire (dato che si guardano bene dal fornircela). Noi sappiamo solo che nella piana di Gela decine di trivelle “succhiano petrolio” da anni, per non parlare delle trivelle che costeggiano il mare di Sicilia. Le compagnie petrolifere, ENI in testa si sono arricchite alle nostre spalle, seminando con le raffinerie morte e disoccupazione. Mentre ieri potevamo pensare che la risorsa petrolio fosse per noi uno strumento di sviluppo, oggi sappiamo che non lo è,  che non può esserlo, perché in Sicilia non vogliamo ripetere la storia del sud Africa e dei diamanti . Se per noi avere il petrolio deve significare continuare ad essere sfruttati e se questo deve significare distruggere la nostra meravigliosa isola per sempre (inquinamento del sottosuolo, dell’aria, degrado sociale, inquinamento dei cibi, tumori per le popolazioni dove sono collocate le raffinerie….ecc. ecc. noi diciamo NO. Noi diciamo NO, perché qualunque teoria economica direbbe NO. Il rapporto costi/benefici è troppo alto.  Il petrolio non è l’unico diamante che possiede la Sicilia. La Sicilia è IL DIAMANTE del mediterraneo. La nostra sarà una voce fuori dal coro…ma è una voce che va oltre…solo la valorizzazione dei nostri prodotti agricoli, delle nostre coste, delle nostre spiagge, dei nostri beni culturali “unici al mondo” può salvarci dalla distruzione economica e culturale che dal 1861 “qualcuno” ha progettato per noi. La salvaguardia del nostro ambiente diventa fondamentale per incrementare il turismo nella nostra isola e turismo e petrolio non sono un binomio perfetto.  E’ di questi giorni l’articolo che è venuto alla ribalta della stampa internazionale:  “Esiste un paradiso terrestre, un vero e proprio tesoro di eccellenze culturali, culinarie e politiche che è la Sicilia, un tesoro su cui Mario Monti dovrebbe contare di più sul piano dell’economia turistica. Ne sono fermamente convinti tre big della stampa internazionale come il Times, la BildDie Welt che, nel giro di pochi giorni, hanno invitato i propri lettori a scoprire i tesori della regione guidata da Raffaele Lombardo”.

Solo una visibilità internazionale positiva può salvarci dallo scempio della politica italiana; per questo bisogna uscire fuori dagli stereotipi che la mafia di Roma e di Milano ha costruito appositamente per noi e riportare la Sicilia alla ribalta internazionale, al centro del mediterraneo, al posto che geograficamente e culturalmente le compete. Forse, anzi sicuramente, internet può aiutarci. Ognuno di noi nel suo piccolo, ha il dovere civico di promuovere la propria terra.

I siciliani siamo un popolo fiero, sappiamo sopportare a lungo e sappiamo anche ribellarci, ma bisogna stare attenti. Noi siciliani, siamo per il motto “Franza o Spagna purché se magna”, ma dobbiamo stare attenti, perché i siciliani quando non se magna prendono il forcone. Abbiamo fatto i moti nel 1848 a cosa è servito? Dobbiamo prendere lezione dalla Storia. I moti del 48 sono serviti a preparare l’Unità d’Italia, sono serviti a preparare il terreno ai piemontesi, che hanno chiuso le nostre aziende e se le sono costruite al nord per sfruttarci. A nulla è valso il brigantaggio se non a dipingerci come un popolo di mafiosi e criminali infangando la storia: perché noi non lo siamo mai stati. Oggi che le nostre campagne non producono più nulla grazie a una politica nazionale e internazionale scellerata, l’errore piu’ grande che potremmo fare è guardare al petrolio come l’unica risorsa, prima o poi si troveranno risorse energetiche alternative. La nostra economia si è retta per secoli sull’agricoltura e all’agricoltura bisogna tornare, alla riscoperta dei nostri prodotti tipici (DOC e DOP). Bisogna fermamente dire no a tutte le trivellazioni nel nostro mare guardando al disastro ambientale nel Golfo del Messico. Bisogna andare oltre e investire nel turismo attraverso una promozione paesaggistica internazionale della nostra isola, cosa facilissima grazie a strumenti quali internet e social network. Solo così domani possiamo essere l’isola Indipendente che vogliamo perché l’indipendenza è prima di tutto economica, la formalità politica è irrilevante (Sicilia/Italia /Europa. La famosa struttura e sovrastruttura di Marx è quanto mai attuale ma va riveduta e corretta. Riveduta e corretta perché è vero che l’economia si può e si deve pianificare per non essere in balia dei mercati ma si deve coniugare con la cultura e con lo stato sociale. Oggi per la nostra Isola c’è una unica strada per non finire nella trappola degli speculatori petroliferi, e non è il petrolio. Nel ‘48 abbiamo preparato la strada ai piemontesi, oggi i forconi seppure senza rendersene conto,  potrebbero  preparare la strada alle compagnie petrolifere che sono lì a fare a gara per impadronirsi del nostro petrolio; se possiamo e se vogliamo mettiamo in campo tutti gli strumenti che abbiamo in nostro possesso, anche lo Statuto, per pagare la benzina a pochi centesimi, ma non è questo il tema.  Il tema è lo sviluppo economico della nostra isola. Noi siamo disposti a continuare a pagare come abbiamo sempre fatto, ma non vogliamo fare la fine del nord africa, noi siamo la Sicilia – la culla della civiltà – il centro del mediterraneo. Prendiamo il forcone, e usiamolo pacificamente per lo sviluppo economico della nostra isola, che non venga mai nessuno domani a ricattarci e a dirci pagate meno la benzina e fateci “spremere” la vostra isola. Insorgere sarebbe SBAGLIATO, come lo è stato nel passato. La vera rivoluzione è CULTURALE, bisogna tornare a coltivare i nostri prodotti, a costruire le prime aziende di trasformazione (Zappalà è un ottimo esempio ma è limitato all’azienda casearia, ) noi in Sicilia possiamo fare tutto con le nostre materie prime: la pasta, le marmellate, le verdure e il pesce surgelato ecc,ecc…, all’infinito). E poi …vendiamo prodotti turistici all’estero dipingiamo le facciate delle nostre case e costruiamo  B&B per i nostri figli. Rilanciamo il nostro TESORO come la stampa internazionale ci chiede e costruiamo la nostra economia senza paura della mafia perché abbiamo finalmente scoperto che la mafia è a Roma e a Milano e noi non abbiamo più paura di essere siciliani. Alle prossime elezioni votiamo gente onesta e capace, culturalmente elevata, che può rappresentarci. Facciamoci promotori di una nuova politica di investimenti per lo sviluppo economico e per il futuro glorioso della nostra isola, glorioso come il suo passato.

F.to: Giusy Iacono

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