Le principali agenzie di stampa fanno rimbalzare in questi giorni una notizia che il prolungarsi del caldo ferragostano e la pausa estiva forse non hanno consentito di mettere in primo piano: secondo i dati del World Tourism Organization –l’organizzazione delle Nazioni Unite dedicata al Turismo – che ha presentato una ricerca sui viaggiatori della fede che registra per la Chiesa di San Pio a San Giovanni Rotondo lo stesso numero di pellegrinaggi annuali di Gerusalemme: 6 milioni di arrivi.
Un dato per alcuni aspetti controverso, già più volte confutato da operatori del settore e amministratori locali, ma che l’autorevolezza della fonte piazza incontrovertibilmente al secondo posto in Italia, soltanto dopo il Vaticano, superando la Basilica di San Francesco d\’Assisi.
Ma la notizia non finisce qui: la Cittadina foggiana si attesta al quarto posto nella classifica mondiale dei luoghi della cristianità più visitati, dopo Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico, Lourdes e la stessa Piazza San Pietro in Roma.
Certo, l’anno prossimo sarà l’Anno Santo di Santiago di Compostela e non sarà facile mantenere il milione di fedeli e turisti in più di quelli che scelgono come meta del loro cammino di fede la destinazione portoghese. Ma il movimento di pellegrini non conosce crisi: con oltre trecento milioni di spostamenti ogni anno, produce un giro d\’affari di 18 miliardi di dollari, in aumento. Ciò potrebbe indurre facili ottimismi, ma ritengo sia necessaria qualche riflessione.
San Giovanni Rotondo, che quest’anno è risalita nelle cronache ed all’attenzione generale per aver ricevuto la visita pastorale del Santo Padre, Benedetto XVI, si trova in una situazione imbarazzante. A nulla vale alcun primato – che pur consente all’assessorato regionale al turismo di affermare il trend positivo dell’intera Puglia, all’assessorato provinciale di vantare primazie sul Salento ed al Parco Nazionale di proclamarsi area protetta più visitata d’Europa – se non si riesce ad andare oltre le dichiarazioni di facciata e non si scende con i piedi per terra a misurare le difficoltà di un luogo e di un comparto economico che, da opportunità, rischia di trasformarsi in minaccia.
SI potrebbe partire da lontano, considerato che le altre mete italiane e mondiali godono di sensibilità, attenzioni e promozione qui impensabili. Ma un dato è certo: la cittadina foggiana non sembra godere dei favori delle istituzioni sovra locali, che sembrano quasi vivere con imbarazzo ogni forma di sostegno ad una realtà che l’opinione pubblica – a torto o a ragione – considera già fortunata e benestante.
Ed è così che San Giovanni Rotondo manca il primo e più importante dei suoi aneliti: essere considerata dallo Stato, dalla Regione e dalle altre istituzioni, un patrimonio collettivo ed una opportunità per un territorio molto più ampio e vasto del percorso sacro, un vantaggio per il posizionamento dell’intera Capitanata, un’occasione per sostenere l’intera economia, provvedendo ad una maggiore integrazione dei comparti. Tutti fattori che dovrebbero spingere a considerare la necessità di un governo esteso dei processi, che non possono e non debbono rimanere isolati nel contesto della comunità locale, palesemente non strutturata per la gestione di un patrimonio così imponente, che richiede continui interventi straordinari.
Di tutto questo sembra persino inutile discutere, se si considera che nemmeno l’istituzione dell’Area Vasta ha saputo raccogliere la sfida di patrimonializzare – se non i luoghi – gli imponenti flussi turistici presenti con progetti e misure confacenti. Come attendersi possano e sappiano adoprarsi i livelli istituzionali superiori?
Anche volendo abbandonare ogni velleità di ragionare attorno al posizionamento strategico di San Giovanni Rotondo, è impossibile non chiedersi quale miopie consentano di non accorgersi che la Città rischia di implodere, circondata da interessi così enormi da richiamare ingenti capitali provenienti da lontano ed inoltre una moltitudine di piccole “astuzie” capaci di riorganizzarsi quotidianamente oltre i limiti della legalità, soffocando le imprese e creando un clima diffuso di incertezza che guasta la rinomata accoglienza e la capacità ospitale dell’intera Puglia.
Per quanto tempo ancora potremo pensare sufficiente un corpo di Polizia Municipale volonteroso ma decimato dal susseguirsi di finanziarie capestro? Cosa attendersi dal futuro senza un intervento governativo adeguato, con risorse idonee alla dimensione dei fenomeni e degli interessi che contrastano i legittimi?
L’Italia intera è scesa e continua ad affondare nelle classifiche mondiali del Turismo, comparto che dovrebbe rappresentare l’orgoglio e la ricchezza nazionale. Non dobbiamo smettere di meravigliarci.

                                                                                            

 Federico Massimo Ceschin

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