Foggia è sede del terzo polo dei Cineporti di Puglia. Ancora ai suoi primi passi, ancora sperimentale, ma ben saldo ed impiantato, suscettibile di diventare un attrattore culturale di prima grandezza per la locale filiera dell’audiovisivo. È ubicato a via San Severo, nella struttura già sede di Mediafarm, e si presenta con un apparato strutturale e tecnologico di tutto rispetto. È stato reso possibile dall’intesa (sottoscritta nel primo pomeriggio di ieri) fra l’Apulia Film Commission e Promodaunia, la società consortile pubblica di cui fanno parte al momento la Provincia di Foggia e i Comuni di Ascoli Satriano e Monte Sant’Angelo. Un’intesa favorita, sostenuta ed accompagnata sia dalla Regione Puglia che dall’Università degli Studi di Foggia. Un’intesa che ha richiesto mesi di ragionamenti, analisi e approfondimenti, che secondo me illustra in modo esemplare i benefici derivanti dalla presenza delle donne in politica e nella pubblica amministrazione. Se il “progetto Comtainer” e il Cineporto Lab vedono oggi la luce lo si deve infatti principalmente a tre donne: la presidente di Apulia Film Commission Antonella Gaeta, quella di Promodaunia Billa Consiglio e l’assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli. Ci hanno messo il carico da undici il Rettore Giulio Volpe e il direttore di Afc Silvio Maselli, ed è stato prezioso il fattivo impegno o la moral suasion dell’assessore regionale al Bilancio Leo Di Gioia, dei componenti del Cda di Afc Gigi De Luca, Francesco Asselta e Gianni Refolo, e di quello di Promodaunia Geppe Inserra, Salvatore D’Agostino e Ciccio D’Emilio, nonché dei funzionari e consulenti dei due organismi Daniele Basilio, Cristina Piscitelli, Pompeo Balta e Antonio Sicilia. Un elenco di nomi lungo, ma in verità ancora parziale, che rende l’idea della complessità e della inevitabile difficoltà dell’operazione. Da parte mia sono contento di avere portato il mio piccolo contributo di consigliere dell’Afc, nella mia opinione un modo doveroso di assolvere al mio incarico nell’interesse del territorio cui appartengo. Il bello comincia adesso, e sarà se possibile ancora più difficile: falliremmo se interpretassimo questa realizzazione come una delle tante provvidenze pubbliche da sfruttare in attesa di una qualche prossima e fatale spending review. Dobbiamo riempire questo contenitore di contenuti, rendendolo inclusivo, condiviso, partecipato. Farne non solo la sede della materiale confezione di prodotti audiovisivi concepiti e realizzati in Capitanata, ma anche un luogo di fervore progettuale, di scambio di esperienze, di corsi, seminari e quant’altro. Una sfida da vincere, certo problematica e affascinante; ma non una scommessa temeraria o un salto nel buio. Se i players e gli stakeholders dell’audiovisivo (e non solo) del territorio (e non solo) lo intenderanno, questo potrebbe essere davvero il punto di inizio di un nuovo percorso per tutti.

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