Roma – Trasferirsi in una nuova città per motivi di studio: una condizione che oggi accomuna quasi mezzo milione di studenti universitari (450.000) e che è spesso motivo di preoccupazione per le famiglie, che vedono i propri figli affrontare una nuova fase di vita, ricca di opportunità ma anche di sfide.
La Conferenza dei Collegi Universitari di Merito (CCUM) – l’Associazione che rappresenta questi enti non profit a livello italiano e internazionale – ha analizzato le principali preoccupazioni che accompagnano le famiglie in questo delicato passaggio e le possibili risposte che possono sostenere i ragazzi nel loro percorso di crescita.
- Si sentirà solo/a?
La possibilità che il proprio figlio o la propria figlia si senta solo/a è una delle preoccupazioni più ricorrenti tra i genitori. Lasciare l’ambiente familiare e trasferirsi in una città sconosciuta, spesso senza una rete di contatti, può rappresentare un’esperienza disorientante. La difficoltà iniziale nel creare nuove relazioni o integrarsi in un contesto sociale nuovo può inoltre avere un impatto significativo sul benessere psicologico dei ragazzi e delle ragazze, con potenziali ripercussioni anche sul rendimento accademico.
- Sarà al sicuro?
Trasferirsi in una nuova città significa affrontare un contesto sconosciuto, con ritmi di vita diversi, maggiore autonomia e nuove frequentazioni. Per molti genitori, questa è una delle fonti di apprensione più forti: la preoccupazione non riguarda solo la sicurezza fisica – legata agli spostamenti, agli orari o alla gestione della quotidianità – ma anche il timore che i figli possano ritrovarsi in ambienti poco stimolanti o poco sicuri, senza punti di riferimento chiari.
- Studierà davvero?
L’assenza del supporto di genitori o insegnanti può far temere che i ragazzi, una volta soli, facciano fatica a mantenere il giusto ritmo nello studio. Le famiglie si preoccupano che la libertà, le distrazioni e la difficoltà a organizzarsi possano compromettere la regolarità dell’impegno accademico e aumentare lo stress legato agli esami. Su quest’ultimo aspetto, l’Istat ricorda come il 33% degli studenti universitari soffra di ansia mentre il rapporto Osservasalute 2023 evidenzia come questa condizione riguardi gli studenti universitari in percentuale maggiore rispetto alla popolazione generale.
- Riuscirà a cavarsela?
La gestione della quotidianità – spese, pulizie, alimentazione – è un’importante tappa di crescita, ma anche un’ulteriore fonte di preoccupazione per i genitori, che temono che i figli possano trovarsi sopraffatti da responsabilità fino a quel momento sconosciute.
- Ce lo possiamo permettere?
I costi di una vita da fuori sede possono superare le possibilità di molte famiglie e a questo si aggiunge la ormai nota carenza di alloggi che caratterizza il Paese. Basti pensare che in Italia, negli ultimi cinque anni, i canoni di locazione mensili di una stanza sul libero mercato sono aumentati di circa il 20%.
“Studiare fuori sede è una tappa importante nel percorso accademico e personale di molti giovani, ma spesso questa scelta è accompagnata da paure, comprensibili, legate alla solitudine, all’organizzazione della vita quotidiana, alla sicurezza e alla sostenibilità economica. Sono preoccupazioni che osserviamo spesso nel nostro lavoro a contatto con studenti e famiglie” – dichiara Carla Bisleri, Presidente della CCUM – “Per questo i Collegi Universitari di Merito offrono non solo un alloggio sicuro e di qualità, ma un ambiente di vita e di studio che favorisce la costruzione di relazioni, la condivisione e il senso di comunità. Grande attenzione è dedicata al benessere psicologico, alla prevenzione del disagio e allo sviluppo di competenze trasversali – come capacità organizzative, relazionali e di gestione dello stress – sempre più richieste anche dal mondo del lavoro. Caratteristica peculiare e unica dei Collegi di Merito è la formazione extra-accademica. Gli studenti in Collegio hanno un piano formativo personalizzato legato alle soft skills e ad approfondimenti culturali di alto livello che li fa crescere sia da un punto di vista professionale sia personale”.
Prosegue la Presidente: “I dati mostrano l’efficacia del nostro modello: il 76% degli studenti dei Collegi si laurea in corso, con un’età media di 24,4 anni, contro i 25,8 della media nazionale. Il 95% consiglierebbe l’esperienza ad altri. Dopo la laurea, l’85% dei laureati svolge una professione coerente con il percorso di studi e l’80% ha un contratto a tempo indeterminato.
Un altro fattore fondamentale è l’accessibilità economica. Grazie agli investimenti in borse di studio – che coprono fino al 100% della retta in base a criteri di merito e all’ISEE – i Collegi riescono a offrire una proposta, residenziale e formativa, che è anche economicamente più conveniente del prezzo medio degli alloggi nella maggioranza delle città italiane in cui sono presenti. Questo fa sì che i Collegi svolgano una funzione centrale di ascensore sociale, premiando il merito e supportando gli studenti nell’accesso agli studi universitari indipendentemente dalla condizione socio-economica di partenza”.