Sicurezza dei dati 1MilanoPartner Data (www.partnerdata.it), leader nel mercato della sicurezza IT, protezione del software, sistemi di identificazione e programmi di fidelizzazione, e CoSoSys, con cui Partner Data ha siglato un accordo di collaborazione a gennaio 2015, spiegano i maggiori timori per le aziende relativamente alla sicurezza dei dati nel 2016.

Secondo una ricerca condotta da CoSoSys, una delle maggiori preoccupazioni è costituita dal Cloud, il cui mercato si ritiene crescerà dai 18.87 miliardi di dollari del 2015 ai 65.41 miliardi nel 2020. Le statistiche relative a servizi Cloud mostrano che queste aree costituiscono le maggiori preoccupazioni per la sicurezza dei dati aziendali. Infatti, oggi più che mai, App e dispositivi interconnessi sono parte integrante della vita quotidiana e i dati scambiati tra dispositivi e computer aziendali rendono le aziende sempre più vulnerabili.

Anche Servizi cloud come il file sharing e i social media sono tra i maggiori timori per molte organizzazioni a causa della rapida diffusione delle pratiche di carico/scarico di file tra collaboratori. Il più delle volte queste pratiche non sono autorizzate dall’IT aziendale che peraltro, tramite una valida soluzione DLP (Data Loss Prevention), può limitare il trasferimento di dati solo verso indirizzi web affidati ed affidabili. Lo Shadow IT, ovvero l’utilizzo di applicazioni e dispositivi non autorizzati dall’IT aziendale, preoccupa il 71% dei manager della sicurezza per il fatto che servizi non controllati possono causare seri problemi. Si calcola che il 72% degli impiegati utilizza servizi di file sharing non autorizzati dall’IT aziendale mentre il 7% delle aziende che non utilizza il Cloud è consapevole che lo Shadow IT si serve del Cloud al proprio interno.

La ricerca ha mostrato anche che un’altra grande preoccupazione è costituita dai wearable (oggetti indossabili interconnessi come gli smartwatch o i Google Glass). Negli USA una persona su 5 possiede un wereable e nel 2019 si prevede la vendita di 148 milioni di unità. Uno studio condotto da PCW rivela che negli USA 860 utenti su 1.000 pensano che la tecnologia dei wearable li esponga alla violazione di dati, poiché le loro più intime informazioni (le ore di sonno, la frequenza dei battiti del cuore, le calorie consumate e i dati di business) vengono registrate e non è chiaro che fine facciano. I produttori di wearable non hanno come priorità nello sviluppo dei loro prodotti le funzioni di sicurezza ma si focalizzano sugli aspetti innovativi. I timori sulla sicurezza dei dati aumentano in quanto è facile accedere ai dati da dispositivi wereable persi o rubati poiché i dati non sono cifrati, protetti da PIN o da altri metodi di autenticazione.

 

L’ Internet of Things (IoT), ovvero l’Internet applicato agli oggetti tramite etichette RFID, codici QR o altro, ha sicuramente segnato una svolta fondamentale in quest’epoca ma costituisce anche uno dei maggiori rischi per la sicurezza dei dati, specialmente se coinvolge grandi strutture come intere città. Il numero di dispositivi connessi a Internet cresce rapidamente e si pensa possa raggiungere i 50 miliardi nel 2020. In caso di incidenti sulla sicurezza il disastro che può verificarsi ad esempio su una città basata su un sistema interconnesso può essere di proporzioni davvero enormi. Per strutture più piccole, come case d’abitazione o automobili, le vulnerabilità della sicurezza dei dati possono invece costituire una minaccia alla vita stessa.

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