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La nuova Via della Seta è il progetto lanciato dal presidente cinese Xi Jinping per integrare l’Asia e l’Europa via terra e via mare. Un progetto che avrà un enorme impatto sul traffico merci mondiale.
Sull’argomento abbiamo intervistato Luigi De Falco, Presidente del Gruppo H2biz che partecipa alle negoziazioni internazionali per la definizione delle nuove rotte.

Partiamo dall’inizio. Cos’è e come funziona la nuova Via della Seta?
E’ un progetto ambizioso che si propone di collegare Cina, Asia Meridionale e Centrale, Russia, Africa e Europa, aprendo nuovi canali via terra e via mare, e di migliorare la connettività costruendo infrastrutture, ferrovie, porti. Un progetto fortemente voluto dalla Cina per trovare delle vie di sbocco alle proprie merci ma che può rivelarsi una straordinaria opportunità di sviluppo per tutti i paesi coinvolti (60), Italia in primis. Il governo cinese ha previsto investimenti per oltre 800 miliardi di dollari da impiegare nella costruzione di infrastrutture strategiche e servizi di supporto logistico a terra e a mare.

Quali saranno le maggiori differenze nel traffico merci mondiale che porterà la nuova Via della Seta?
Anzitutto la centralità della Cina nel nuovo ordine mondiale. Con questo progetto la Cina vuole sostituire gli Stati Uniti come motore economico del mondo, con enormi implicazioni di natura politica. Cambieranno le relazioni internazionali, la “special partnership” tra USA ed Europa, nata dopo la seconda Guerra Mondiale, verrà fortemente minata. Le nuove direttrici di traffico porteranno le merci cinesi in tutto il mondo, ma saranno percorribili anche al contrario, consentendo all’Italia, per esempio, di avere un canale di export dedicato e diretto con la Cina e, cosa non trascurabile, con tutti i paesi di transito. Per i paesi coinvolti ci saranno dei vantaggi di sistema derivanti dalla costruzione di infrastrutture strategiche, dall’indotto che il transito delle merci genererà e nuove partnership industriali e commerciali. Senza dimenticare che la nuova Via della Seta porterà benessere e sviluppo a paesi attualmente esclusi dalle grandi rotte commerciali.

Il piatto è ricco. Qual è il ruolo dell’Italia nel progetto e quali i vantaggi per il Belpaese?
L’Italia è uno dei terminali della nuova Via della Seta, esattamente come lo era nella vecchia, quella aperta da Marco Polo. Saranno coinvolti i porti di Venezia, Trieste e Gioia Tauro per le vie di mare e l’area del triveneto per quelle di terra. Ma in generale sarà coinvolta tutta l’industria italiana per la costruzione delle infrastrutture e la fornitura di materiali, macchinari e tecnologia lungo tutti i 7.500 km della nuova direttrice. La posizione di terminale della Via della Seta ci consentirà di essere il perno del progetto verso il resto dell’Europa, che sicuramente vorrà collegarsi alla nuova Via della Seta e per farlo dovrà investire sul versante ovest del nord Italia, dal Piemonte alla Lombardia. Insomma, abbiamo solo da guadagnarci come sistema paese.

Quali saranno i settori industriali italiani più coinvolti nel progetto?
Direi tutti. In una prima fase sicuramente i comparti che parteciperanno alla costruzione delle infrastrutture, ma nel lungo termine ci sarà indotto per tutti, anche per il turismo e l’arte.
Essere il terminale di una infrastruttura commerciale così importante genererà traffico di merci, ma anche di persone.

Quale è il ruolo di H2biz nella nuova Via della Seta?
Il Gruppo H2biz vuole affiancare alle direttrici commerciali già previste dal progetto per le grandi aziende quelle per le piccole e medie imprese, attualmente escluse dal progetto della Nuova Via della Seta. C’è un vuoto e noi vogliamo colmarlo prima che lo facciamo altri. L’obiettivo è consentire alle pmi italiane di esportare prodotti e servizi lungo tutta la nuova direttrice, coinvolgendo, quindi, anche i paesi di transito.

Il suo Gruppo ha rapporti di business consolidati con l’Iran, la Russia, il Venezuela e l’Africa sub-sahariana, ha effettuato investimenti a Cuba sulla fibra ottica e gestito diverse operazioni con il Nicaragua, considerato uno dei paesi più corrotti e pericolosi del mondo.  Una volta si sarebbe detto che fate affari con “l’Asse del Male”.
Noi facciamo business dove troviamo mercato per le 600.000 pmi italiane iscritte a H2biz.
E’ evidente che le maggiori opportunità si trovano nei paesi ad alto tasso di rischio, nei paesi in conflitto e dovunque ci siano delle criticità.
L’Iran una volta era il nemico dell’Occidente, oggi è uno dei partner commerciali più affidabili. La situazione internazionale si rovescia di continuo, il nemico di ieri è l’amico di oggi e viceversa.
Noi siamo un Gruppo privato che opera nell’ambito delle norme internazionali, non spetta a noi dare patenti di moralità ai paesi.  E poi quando si apre un canale di export con un paese “non noto per il suo livello di democrazia” si costringe quel paese a confrontarsi con valori e standard occidentali contribuendo alla formazione di una coscienza critica.
Per noi nessuno è troppo lontano e nessuno è troppo cattivo.