Continuano le violenze contro i manifestanti in Libia. All’alba di oggi gli aerei militari sono tornati a bombardare le centinaia di migliaia di persone pro-democrazia riunite in piazza a Tripoli. Lo riporta Press tv citando testimoni.

I primi raid aerei contro la folla, che chiede le dimissioni di Muammar Gheddafi da 41 anni al potere, risalgono a ieri sera. E proprio a causa della violenta repressione si registrano le prime crepe tra i sostenitori del colonnello, diversi militari e politici sono infatti passati dalla parte dei manifestanti in seguito all’eccessivo uso della forza per reprimere i cortei.

Gheddafi intanto ieri sera, al termine di una giornata di violenze e a una settimana dallo scoppio della rivolta, ha fatto una breve apparizione alla tv di Stato per far sapere che non ha lasciato il Paese.

Incontrerò ”i giovani nella piazza Verde per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela”, annuncia il colonnello invitando tutti a ”non credere a quel che dicono le tv che appartengono ai cani randagi”.

Intanto i manifestanti della città libica di Nalut, nella zona dei monti occidentali della Libia, a pochi chilometri dalla Tunisia, minacciano di fermare l’afflusso di gas verso l’Italia chiudendo il gasdotto che passa proprio per la loro provincia.

In un messaggio pubblicato sul sito Internet del gruppo di opposizione ’17 febbraio’, si legge che rivolgendosi “all’Unione europea, e in particolare all’Italia, la gente di Nalut ribadisce di far parte di un popolo libico libero e, dopo il vostro silenzio riguardo le stragi compiute da Gheddafi, ha deciso che interromperà dalla fonte l’afflusso di gas libico verso i vostri Paesi, chiudendo il giacimento di al-Wafa che attraverso la nostra zona porta il gas verso l’Italia e il nord Europa, passando per il Mediterraneo”.

I manifestanti di Nalut sostengono di aver preso questa decisione “perché voi non avete fermato lo spargimento di sangue della nostra gente e del nostro caro paese avvenuto in tutte le citta’ libiche. Per noi il sangue libico è più prezioso del petrolio o del gas”. Il messaggio è firmato “la gente delle zone occidentali dalla regione di Nalut”.

E sono circa mille gli operai cinesi costretti a fuggire da un cantiere edile dove lavoravano in Libia, dopo un assalto da parte di uomini armati. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale cinese ‘Xinhua’. Il cantiere della Huafeng Construction, nella città orientale di Agedabia, è stato attaccato domenica pomeriggio. Non si registrano vittime

(fonte Adnkronos)

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