I rifiuti, i materiali di risulta, gli scarti di lavorazione da sempre sono vissuti come un problema e mai come una possibile risorsa. Il testo unico ambientale n. 152 del 2006 prevede tutta una serie di norme e di attenzioni che le imprese edili devono avere per poter smaltire i materiali di scarto e i rifiuti prodotti dai cantieri. Ci sono norme precise sia per quanto riguarda il trasporto di tali rifiuti sia per quanto riguarda lo smaltimento che deve avvenire in apposite aree, o come spesso avviene in apposite discariche.
Fino a quando il problema sarà affrontato semplicemente come un obbligo a cui adempiere e da punto di vista dello smaltimento resterà un problema, ma soprattutto un costo per l’impresa.
Abbiamo provato a sentire su questa questione con l’ing. Alessio Annolfi di Inversa, società di consulenza specializzata in tematiche ambientali, per capirne di più e per parlare anche di un progetto concreto che Inversa sta realizzando sul Gargano con un’importante impresa locale.
Ing. Annolfi come vede l’accentramento in pochi luoghi delle aree per lo smaltimento o per il recupero degli inerti ?
Innanzitutto voglio precisare che, per quanto mi riguarda, anzi per quanto ci riguarda come Inversa, mi piace parlare solo di recupero e mai di smaltimento a prescindere dalla tipologia di rifiuti di cui stiamo parlando e poi credo che la chiave del successo nel recupero dei rifiuti non sia realizzare pochi mega impianti, ma di realizzare tanti piccoli impianti a impatto ambientale quasi zero, con costi bassi di realizzazione, con impatto ambientale quasi nullo anche per quanto riguarda i trasporti e il conferimento, e con la capacità di assorbimento e recupero di materiali di un’area geografica limitata tipicamente un comune o un gruppo di piccoli comuni.
Solo recupero ? Ma è possibile recuperare tutto il materiale di scarto dei cantieri ?
Se un impianto è fatto bene si può arrivare anche a un recupero del 95% del materiale conferito e solo un 5% da smaltire in discarica per cui non è scorretto parlare solo di recupero.
Il materiale recuperato cosa diventa ? E’ ancora una risorsa ?
Il materiale conferito e recuperato è trasformato di nuovo in materiale utile all’edilizia per cui può essere venduto alle imprese che lo riutilizzano nelle costruzioni. Possiamo dire che tale materiale è una risorsa, non è un problema e non può essere considerato un costo. Insomma il recupero degli inerti non è un costo per l’impresa edile quindi ma un’opportunità di business. Tra l’altro le normative prevedono che negli appalti pubblici il 30% del materiale debba essere materiale recuperato.
Le aziende del settore sono a conoscenza di questa opportunità ?
Alcune si, ma direi che la maggior parte vive questa cosa come un problema a partire dal trasporto di questi materiali e fino a quello che si crede dover essere smaltimento e che invece può essere quasi totalmente recuperato.
Avete provato a informarle ? C’è qualcuno che le informa di questa opportunità ?
Noi, come Inversa, abbiamo inviato, nell’estate 2009, alle imprese edili del nord della Puglia una circolare informativa nella quale ci rendevamo disponibili a informare e ad approfondire questi discorsi con chi tra loro fosse stato interessato.
Qualcuno vi ha risposto ?
Diverse aziende ci hanno chiesto informazioni e con alcune di loro ci siamo anche incontrati per entrare nei particolari delle loro problematiche magari legate anche al territorio di competenza.
Ci può raccontare un caso specifico, magari un progetto che è partito da questa vostra iniziativa ?
Stiamo facendo un ottimo lavoro con il Gruppo Mongelluzzi di Peschici (Fg) azienda specializzata in edilizia in grado di supportare qualsiasi lavorazione di cantiere.
Qual è il progetto che vi ha portato a collaborare ? Ce lo può raccontare in breve ?
L’azienda aveva necessità di conferire tutto il materiale di scarto che produce nei tantissimi cantieri che gestisce. L’azienda, quando ha ricevuto la nostra comunicazione, aveva già un iter procedurale aperto per rifiuti inerti con un’altra azienda che propone un investimento ai propri clienti quasi come fosse un franchising che costringeva ad affiliarsi ad un gruppo già esistente. Questa operazione era particolarmente onerosa, per cui ci hanno contattato per avere lumi da noi. C’è da dire che in quel frangente il quadro normativo era cambiato e quindi abbiamo aiutato l’azienda ad adeguarsi.
Abbiamo allora avviato un nuovo processo autorizzativo, iniziando con acquisizione dei pareri dei diversi enti coinvolti e si è concluso con la conferenza dei servizi che ha formalizzato il parere favorevole nell’agosto 2010. Adesso, partendo dal piazzale già realizzato e in possesso del Gruppo Mongelluzzi, si sta lavorando per iniziare a realizzare l’impianto che sicuramente darà un grosso contributo alla qualità ambientale di quel territorio.
Un’esperienza positiva quindi che sta per vedere la luce ?
Certamente un’esperienza positiva che sta procedendo anche abbastanza velocemente sperando che il progetto ormai approvato possa presto essere realizzato e messo in produzione. I tempi comunque non saranno lunghi.
Pensa che questi progetti possano essere proposti facilmente anche in altri posti ?
Io penso di si. Direi anzi che un po’ in tutti i centri, almeno quelli con un certo numero di abitanti, ci dovrebbero essere luoghi dove sia possibile recuperare gli inerti e magari non solo gli inerti, ma questo è un altro discorso.
Se qualcuno vuole avere qualche informazione in più ? Noi siamo a San Severo (Fg) sul nostro sito internet (www.inversa.it) ci sono tutti i nostri contatti siamo disponibili a sentire e incontrare tutti coloro vogliano mettere in campo progetti di questo genere e legati alla tutela dell’ambiente e al recupero dei rifiuti.
Benissimo, noi la salutiamo e la ringraziamo.
Grazie e a voi.

Di admin