Reinterpretare le tecniche di conservazione in senso moderno.

L’erosione del suolo è uno dei principali problemi ambientali. L’Europa è soggetta alla perdita dei suoli arabili, questo è un grave fenomeno, che interessa in misura diversa tutti i paesi membri. Più di 110 milioni di ettari sono interessati da erosione idrica e oltre 40 milioni di ettari sono affetti dal processo di erosione eolica.
Il Mediterraneo è in una situazione particolarmente delicata, il processo erosivo raggiunge perdite di 20-40 tonnellate per ettaro in un solo evento piovoso. Il tasso medio di erosione supera ampiamente quello medio di formazione.
Esiste una correlazione molto forte fra il contenuto in sostanza organica e la qualità del suolo, il primo è una variabile dinamica poiché risponde ai cambiamenti nella gestione del suolo. L’agricoltura intensiva moderna sta facendo diminuire la quantità di sostanza organica in molti terreni agrari coltivati in Europa. In alcune aree italiane intensamente coltivate la percentuale di sostanza organica è molto bassa, al di sotto dei valori minimi ritenuti indispensabili.
Una riduzione del contenuto in sostanza organica del suolo provoca un effetto sfavorevole sulla struttura e sulla stabilità degli aggregati, nonché sulle proprietà fisiche del terreno, oltre che sulle attività biologiche, sulla capacità di ritenzione idrica e di scambio di elementi nutritivi. Due sono le pratiche che contribuiscono fortemente alla diminuzione della sostanza organica e ai fenomeni di erosione; le arature profonde e le eliminazioni colturali dei residui colturali della superficie, entrambe non pongono nessun ostacolo al deflusso superficiale delle acque.
Le tecniche di conservazione del suolo, tradizionalmente messe in atto dall’uomo, oggi sono reinterpretate in senso moderno per assicurare produttività comparabili con l’agricoltura tradizionale. L’insieme delle nuove tecniche di conservazione contribuisce a diminuire significativamente i fenomeni di erosione dei suoli, l’inquinamento delle acque, l’ossidazione delle sostanze organica e a mantenere la fertilità dei suoli. Le sperimentazioni avviate negli ultimi decenni nel mondo e in Europa hanno dimostrato senza dubbio che tali tecniche hanno effetti misurabili sulla diminuzione dei fenomeni ambientali negativi sopra elencati.
L’agricoltura conservativa è caratterizzata principalmente da alcune tecniche; la semina diretta “sod seeding” su terreno non lavorato o lavorato al minimo “minimum tillage”, senza bruciatura o interramento dei residui colturali e l’instaurazione di una copertura vegetale costituita da specie erbacee annuali o da specie arboree pluriennali e da specie forestali.
Questo tipo di agricoltura, comprende tecniche agronomiche che proteggono il suolo dall’azione erosiva e di trasporto di sedimenti terrosi costituiti da particelle ricche di elementi nutritivi, nonché dall’azione di prodotti diserbanti e di pesticidi che inquinano le riserve idriche naturali o artificiali. Inoltre l’azione protettiva si manifesta anche nel limitare le emissioni di CO2 dal terreno e nel favorire la biodiversità.
La semina diretta e la lavorazione minima riducono i costi di produzione, migliorano la stabilità di aggregati del terreno, nonché la densità apparente e la porosità, in seguito alla minore compattazione provocata dalle macchine agricole.
Si osserva che negli anni caratterizzati da forte siccità, la semina su sodo incrementa il contenuto idrico del suolo lungo il profilo, rispetto a quella convenzionale che prevede un’aratura profonda di 40-50 cm. La scelta inoltre di lasciare sulla superficie del terreno i residui colturali, riduce l’evaporazione dell’acqua, mentre la lavorazione, la favorisce. In generale si migliora il bilancio idrico e si riducono i fabbisogni in acqua delle colture.
Tra il conservativo e il moderno si concentra un concetto fondamentale per lo sviluppo ambientale, cioè che il contadino deve rimanere fedele alla terra, dev’essere orgoglioso di essere contadino, fiero di lavorare il suo campo.

di Orazio Buonamico

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