Inondazioni, frane, caldo estremo, precipitazioni: ecco dove le imprese italiane rischiano di più. Le più esposte nella mappa 2025 disegnata da Ener2Crowd sono Verbano-Cusio-Ossola, Lecce, Catania, Genova, Piacenza e Rovigo. A rischio medio alto anche Firenze (25,2%), Napoli (25%), Roma (24%) e Milano (23%).

Milano– Ener2Crowd, la piattaforma ed app per gli investimenti ESG, presenta i risultati del nuovo studio sulla rischiosità climatica delle imprese italiane (ottobre 2025).

L’analisi valuta la probabilità di perdite economiche –incluse mancate entrate e costi di ripristino– derivanti da 4 classi di rischio fisico: ondate di calore, precipitazioni intense, inondazioni e frane, restituendo una mappa per settore e provincia.

«Nel nuovo scenario, contraddistinto da cambiamenti climatici sempre più rapidi, un’impresa su 3 risulta esposta a potenziali perdite economiche a causa dei fenomeni analizzati» dichiara Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore di Ener2Crowd.

A livello territoriale, lo studio evidenzia che i rischi non sono uniformi. Ma le ondate di calore, pur più marcate nel Sud e lungo la Val Padana, tendono a omogeneizzarsi su tutto il territorio per effetto del riscaldamento globale. Il rischio inondazione è invece molto più elevato nelle aree di pianura fluviale, coste a bassa elevazione e bacini soggetti a piogge torrenziali.

Le province e città metropolitane più esposte. Basandosi su dati EEA (European Environment Agency), ICSR (International Center for Social Research), Legambiente (Osservatorio CittàClima), Swiss Re (sigma 1/2025, Natural catastrophes) e Munich Re (NatCatSERVICE, Data on natural disasters since 1980), Ener2Crowd ha calcolato i valori 2025 delle 4 classi di rischio fisico ed ha costruito un Indice di rischiosità climatica aziendale che tiene conto di tutti e 4 questi fattori.

A maggior rischio inondazioni troviamo Rovigo (40%), Genova (35%), Udine (32%), Gorizia (31%), Ferrara (26%), Ravenna (25%), Firenze (24%), Bologna e Catania (23%), Roma e Milano (22%) Forlì-Cesena, Parma, Rimini e Lecce (21%).

Per le frane nei primissimi posti si collocano Aosta (62%), Verbano-Cusio-Ossola (45%), Trento (44%), Sondrio (42%), Belluno (40%), Lecco (32%), Avellino e Bolzano (31%), L’Aquila (30%), Genova (29%), Massa Carrara e Biella (28%), Savona, Arezzo, Cuneo, Rieti e Imperia (27%).

In cima alla classifica delle ondate di calore ci sono quindi Catania (58%), Taranto (57%), Foggia (55%), Agrigento (52%), Bari e Siracusa (51%), Lecce, Brindisi e Trapani (50%), Barletta-Andria-Trani, Napoli, Reggio Calabria, Crotone, Messina, Sud Sardegna e Catanzaro (49%).

Infine, nella quarta categoria, quella delle precipitazioni intense, i rischi maggiori si corrono a Verbano-Cusio-Ossola (84%), Lecce (45%), Piacenza (40%), Pavia (37%), Catania e Siracusa (30%), Vercelli (27%) e Livorno (23%), Foggia e Bari (18&%), Barletta-Andria-Trani (17%), Taranto, Palermo, Ferrara e Genova (16%).

Nel caso di Genova, il principale fattore di rischio per le imprese sono le inondazioni (35%), seguite dal rischio frane (29%). L’Indice Ener2Crowd di rischiosità climatica aziendale 2025 pone la città metropolitana al quarto posto (con un indice pari a 30) tra le più rischiose d’Italia. Sul podio invece Verbanio-Cusio-Ossola (44), Lecce e Catania (entrambe con indice 31).

«Già oggi, a livello globale, i disastri naturali causano in media danni per oltre 250 miliardi di dollari l’anno e più di 10 mila vittime. In Europa gli anni dell’ultimo quadriennio (2021-2024) sono tutti nella top-5 per perdite economiche e il 2025 si mantiene sopra la media» commenta Niccolò Sovico, CEO e co-fondatore di Ener2Crowd.

Le perdite economiche sono già ad oggi pari all’1,8% del fatturato. Ma entro il 2050, in assenza di robuste strategie di adattamento, si stima che possano sestuplicarsi andando a sfiorare il 10,8% del fatturato.

I settori più a rischio? Per quota di imprese esposte ecco la graduatoria 2025 di Ener2Crowd:

  1. Agricoltura, allevamento e pesca (56%);
  2. Energia, gas e acqua (45%);
  3. Edilizia (44%);
  4. Magazzini e logistica (42%);
  5. Industria (39%);
  6. Alberghi e ristorazione (35%);
  7. Servizi (33%);
  8. Commercio (32%);
  9. Artigianato (30%).

Il quadro generale aggiornato:

  • Italia, nel 2024 si sono registrati 351 eventi estremi: è il terzo anno consecutivo sopra quota 300 e ci sono già 110 eventi ufficialmente conteggiati da gennaio a metà maggio 2025 (+31% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente);
  • Unione Europea, tra il 1980 e il 2023 le perdite economiche da eventi meteo-climatici ammontano ufficialmente a 738 miliardi di euro (EEA 2025). Ener2Crowd stima altri 42 miliardi nel 2024 (si arriva così a un cumulato 1980–2024 di 780 miliardi) e altri 55 miliardi nel 2025 per un totale di 835 miliardi di euro.
  • Mondo, le perdite globali da catastrofi naturali nel solo 2024 sono state pari a oltre 320 miliardi di dollari (con danni assicurati per circa 120 miliari) e nel 2025 il trend resta in linea.

«Il crowdinvesting e la finanza ESG possono diventare strumenti di adattamento e resilienza, canalizzando il risparmio privato verso progetti che riducano il rischio fisico e generino rendimenti competitivi» conclude il CEO di Ener2Crowd, che con oltre 50 milioni di euro raccolti su 216 progetti 100% green (1.144.065 tonnellate di CO2 evitate) ha dimostrato che anche in questo ambito il capital retail può fare la differenza.

Ed ecco la graduatoria completa delle province e città metropolitane in ordine decrescente di Indice di rischiosità climatica aziendale (IRCA):

  • Verbano-Cusio-Ossola (IRCA 44);
  • Lecce (IRCA 31);
  • Catania (IRCA 31);
  • Genova (IRCA 30);
  • Piacenza (IRCA 29);
  • Rovigo (IRCA 29);
  • Pavia (IRCA 28);
  • Siracusa (IRCA 28);
  • Aosta (IRCA 27);
  • Ferrara (IRCA 26);
  • Messina (IRCA 26);
  • Avellino (IRCA 26);
  • Firenze (IRCA 25);
  • Foggia (IRCA 25);
  • Taranto (IRCA 25);
  • Napoli (IRCA 25);
  • Vercelli (IRCA 25);
  • Ravenna (IRCA 25);
  • Ascoli Piceno (IRCA 25);
  • Udine (IRCA 25);
  • Bologna (IRCA 25);
  • La Spezia (IRCA 25);
  • Bari (IRCA 24);
  • Savona (IRCA 24);
  • Gorizia (IRCA 24);
  • Palermo (IRCA 24);
  • Crotone (IRCA 24);
  • Reggio Calabria (IRCA 24);
  • Roma (IRCA 24);
  • Salerno (IRCA 24);
  • Arezzo (IRCA 24);
  • Trento (IRCA 24);
  • Massa-Carrara (IRCA 24);
  • Siena (IRCA 24);
  • L’Aquila (IRCA 24);
  • Modena (IRCA 24);
  • Reggio nell’Emilia (IRCA 24);
  • Forlì-Cesena (IRCA 24);
  • Frosinone (IRCA 24);
  • Pistoia (IRCA 24);
  • Livorno (IRCA 23);
  • Pisa (IRCA 23);
  • Rimini (IRCA 23);
  • Chieti (IRCA 23);
  • Parma (IRCA 23);
  • Teramo (IRCA 23);
  • Cosenza (IRCA 23);
  • Lecco (IRCA 23);
  • Potenza (IRCA 23);
  • Sondrio (IRCA 23);
  • Barletta-Andria-Trani (IRCA 23);
  • Milano (IRCA 23);
  • Pesaro e Urbino (IRCA 23);
  • Sassari (IRCA 23);
  • Catanzaro (IRCA 23);
  • Rieti (IRCA 23);
  • Caserta (IRCA 23);
  • Belluno (IRCA 23);
  • Benevento (IRCA 23);
  • Pescara (IRCA 23);
  • Latina (IRCA 23);
  • Perugia (IRCA 23);
  • Macerata (IRCA 23);
  • Brescia (IRCA 23);
  • Varese (IRCA 23);
  • Sud Sardegna (IRCA 23);
  • Nuoro (IRCA 23);
  • Brindisi (IRCA 22);
  • Ancona (IRCA 22);
  • Vibo Valentia (IRCA 22);
  • Biella (IRCA 22);
  • Lucca (IRCA 22);
  • Viterbo (IRCA 22);
  • Cuneo (IRCA 22);
  • Bergamo (IRCA 22);
  • Como (IRCA 22);
  • Imperia (IRCA 22);
  • Lodi (IRCA 21);
  • Terni (IRCA 21);
  • Matera (IRCA 21);
  • Cagliari (IRCA 21);
  • Padova (IRCA 21);
  • Oristano (IRCA 21);
  • Prato (IRCA 21);
  • Cremona (IRCA 21);
  • Mantova (IRCA 21);
  • Treviso (IRCA 21);
  • Pordenone (IRCA 21);
  • Monza e Brianza (IRCA 21);
  • Torino (IRCA 21);
  • Venezia (IRCA 21);
  • Vicenza (IRCA 21);
  • Verona (IRCA 21);
  • Grosseto (IRCA 21);
  • Ragusa (IRCA 21);
  • Bolzano (IRCA 21);
  • Asti (IRCA 20);
  • Trapani (IRCA 20);
  • Agrigento (IRCA 20);
  • Trieste (IRCA 20);
  • Alessandria (IRCA 20);
  • Caltanissetta (IRCA 20);
  • Enna (IRCA 19);
  • Campobasso (IRCA 19);
  • Novara (IRCA 18);
  • Isernia (IRCA 18).

L’analisi Ener2Crowd è fondata su modello di probabilità di perdita economica a livello aziendale per ondate di calore, precipitazioni intense, inondazioni e frane. L’unità di analisi sono le imprese classificate per settore ATECO aggregato e per provincia. Le stime, basate su dati EEA, ICSR, Legambiente, Swiss Re e Munich Re, sono statistico-probabilistiche e indicano l’esposizione potenziale a perdite economiche, non previsioni deterministiche.