Seguire l’altalena della Borsa e degli spread è diventato uno sport nazionale non tanto perché gli italiani si siano appassionati alle notizie provenienti dal mondo finanziario, quanto perché tutti i media danno ogni giorno, e con grande enfasi, notizie in proposito.

Ogni giorno sembra quello della disfatta (quando le notizie sono negative) oppure sembra quello dell’uscita dal tunnel (quando le notizie sono positive). La realtà è che siamo nel bel mezzo di un oceano di cui non si vedono le coste e nel bel mezzo di una tempesta di cui non si vede la fine, neanche ipotetica.

Infatti volendo approfondire poi le notizie vediamo che il debito pubblico continua a “migliorare” i suoi record negativi, di crescita neanche a parlarne, di sacrifici utili neanche l’ombra.

Soprattutto sull’ultimo punto voglio soffermarmi perché tutti gli sforzi messi in campo dal Governo Monti e soprattutto direi dagli italiani, sembrano poi finire in quella voragine senza fondo comandata da un’economia europea ( e mondiale) che non è in grado, salvo miracoli o conversioni della Germania, di cambiare rotta. Adesso, secondo molti, anche il fondo salva stati, anche lo scudo anti spread, anche la vendita del patrimonio pubblico (da parte dell’Italia) potrebbero non bastare ad invertire la tendenza allo scivolamento verso il baratro. E allora ?

E allora è necessario intraprendere due strade fondamentali: la prima che porta alla ristrutturazione del debito e cioè alla sua rinegoziazione, e la seconda che punti diritto a rimettere il sud in carreggiata investendo quindi fortemente sulla sua crescita, non a chiacchiere, ma con atti e opere concrete.

La ristrutturazione del debito, come spiegava anche qualcuno più esperto e preparato di me, significa la sua rinegoziazione nel tempo, cioè con l’allungamento delle scadenze, e nel suo valore cioè rinegoziando le percentuali d’interesse. Solo così si riesce a invertire una tendenza e a chiudere la falla che ha fatto divenire senza fondo la voragine del nostro debito pubblico. Visto che la sovranità ce la vogliamo tenere, a detta anche del nostro Presidente del Consiglio, allora è il caso di usarla tutta fino in fondo e senza troppi scrupoli e senza dimenticare, ovviamente, anche il risanamento in corso che però da solo potrebbe risultare vano.

L’altra strada è la crescita. E la crescita si ottiene in Italia solo se il Sud viene messo nelle condizioni di competere attraverso degli atti coraggiosi e delle opere infrastrutturali concrete. Se l’Italia non la smette di pensare al sud come a un mercato e basta, a un cliente inaffidabile, a una zavorra e non ad una opportunità per il Paese Italia non si andrà da nessuna parte e si scivolerà inesorabilmente nel vuoto.

La terza via possibile, alla fine, è quella a cui saremo obbligati se continueremo a fare interventi solo tampone e solo finanziari. Saremo costretti a dividere l’Italia, il sud sarà sommerso dal mare magnum di un’Europa incompetente e il nord sarà costretto a tagliare la corda che lo tiene legato al sud per cercare di restare a galla ancora per un po’, ma non per molto. Dopo, l’assenza di mercato, trascinerà anche il nord nei gorghi dell’abisso e dopo qualche tempo anche la Germania si accorgerà di essere rimasta senza mercati.

Buon Ferragosto.

Michele Dell’Edera

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