Un segnale forte e una testimonianza di potere non indifferente. Una sorta di marcamento del territorio più efficace di uno schema difensivo e più incisivo di una giocata di rimessa. Il baffo della Nike, per il 2008, avrà pure il suo palcoscenico olimpico a Pechino, ma qui in Europa col pallone non si passa. Gli artigli dei tedeschi lasciano il segno, come leoni fanno buona guardia. Sia ben chiaro, i padroni restano ancora loro dell’Adidas.
 
Questa volta sembrava alquanto difficile, quasi impossibile. Agli Europei d’Austria e Svizzera la sproporzione tra squadre vestite dalla casa tedesca e quelle con altre griffe era madornale. Un rapporto di uno a tre negli ottavi di finale (5 Nike, 2 Adidas e 1 Puma). E invece, come d’incanto, la finale conta un solo marchio imperante: le tre strisce della A di Adidas. Che campeggiano sulle divise spagnole, le magliette tedesche e le casacche arbitrali.
 
Un megaspot per centinaia di milioni di telespettatori. Certo, le squadre finaliste non hanno demeritato, ma anche l’Olanda aveva impressionato. Anzi dinamismo, fantasie geometriche, coralità d’azione e capolavori di gol davano per scontato un risultato a loro favore, unanimemente condiviso. Come la Germania, anche gli arancioni avevano perso una sola partita: ma quella sbagliata. Perché i tedeschi sono in finale e gli olandesi a casa.
 
Sarà pure un caso, ma la scelta di tempo per l’entrata a gamba tesa del vecchio presidente della Fifa, Joao Havelange, che ha rivelato come nel ’66 e nel ’74 Inghilterra e Germania avessero pilotato i Mondiali, suona come un avvertimento: potrebbero averlo fatto ancora.
 
Alla fine della fiera la Germania comunque ha vinto. In particolare la battaglia dei marchi. Gli Europei 2008, al pari del toro nell’arena, sono stati “domati” dai picadores prima e dalle banderillas dopo. La spada ora è puntata, dritta nel triangolo incavo tra le scapole alte, al di là delle corna. Non resta che sperare nell’estremo sussulto taurino, e scongiurare che gli alemanni giallo-rosso-neri vadano oltre e stravincano.
 
Dopotutto la Spagna giallorossa è l’unica squadra ad aver vinto tutti gli incontri. E tra una hola e un olè sarebbe anche giusto poter gridare: “Hic sunt toros”.
 
di Antonio V. Gelormini

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