Farmaci da banco, Italia promossa da rapporto Censis

Roma – Cambia il modo in cui ci informiamo, ci curiamo e prendiamo decisioni sulla nostra salute. Nell’era in cui la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale accompagnano sempre più spesso le scelte quotidiane, le persone cercano informazioni online per sapere come orientarsi nelle decisioni di benessere e cura. Un fenomeno che fa accedere facilmente e velocemente a dati, notizie e spiegazioni ma che richiede consapevolezza e capacità di discernimento.

In questo contesto, l’alfabetizzazione sanitaria diviene un elemento fondamentale per un approccio responsabile alla salute, capace di orientare le persone tra fonti diverse e di favorire scelte consapevoli anche nella gestione dei piccoli disturbi.

Il nuovo Rapporto Censis, realizzato per Assosalute – Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, racconta l’evoluzione di questa competenza diffusa che, nel tempo, ha sostenuto una cultura della responsabilità e della partecipazione attiva dei cittadini alla tutela della propria salute.

Oggi, infatti, con l’ingresso dell’Intelligenza Artificiale nell’informazione sanitaria si apre una fase nuova: una sfida di adattamento e crescita collettiva, in cui la tecnologia può diventare un alleato prezioso per rafforzare e non indebolire – le competenze dei cittadini.

ALFABETIZZAZIONE SANITARIA: UN PILASTRO RADICATO NELLA CULTURA ITALIANA.

In questo contesto, l’automedicazione diviene un modello virtuoso da preservare e implementare in maniera trasversale nel mondo della salute. Secondo i dati del Censis, il modello italiano di automedicazione si fonda infatti su un elevato grado di alfabetizzazione sanitaria. Gli italiani non solo riconoscono l’importanza e l’utilità del foglietto illustrativo, a cui fanno largamente riferimento, ma si muovono con cautela nel panorama informativo, privilegiando il consiglio di medici e farmacisti (86,6% li consulta almeno occasionalmente, in caso di dubbi) e mostrando una propensione spiccata a verificare le informazioni.

Proprio medici e farmacisti sono infatti percepiti come pilastri equivalenti: la loro presenza rappresenta una garanzia di affidabilità e ‘umanizzazione’ nel rapporto con il cittadino. Le fonti di informazione sono molteplici, ma la centralità dei professionisti sanitari resta indiscussa: il 48,2% si rivolge al medico di medicina generale, il 47,9% al farmacista, mentre solo il 24,1% cerca informazioni online (Google), riconfermando il valore della relazione e dell’esperienza umana rispetto al mondo virtuale.

‘L’automedicazione responsabile- ha dichiarato il presidente di Federchimica Assosalute, Michele Albero, aprendo i lavori- ha un valore sociale e sanitario straordinario: consente ai cittadini di gestire in autonomia, o con il consiglio del farmacista e poi del medico di famiglia, i piccoli disturbi, contribuendo a un uso più efficiente delle risorse del Servizio sanitario’.

‘I farmaci di automedicazione- ha proseguito- sono parte integrante della quotidianità degli italiani e hanno favorito la diffusione di una cultura sanitaria, basata su responsabilità e consapevolezza. Oggi, in un contesto di informazione sempre più accessibile e immediata è essenziale saper distinguere il dato scientifico dal contenuto fuorviante per preservare la qualità della nostra cultura della salute’.

RISCHI E OPPORTUNITÀ NELL’ERA DIGITALE E DELL’IA.

Il Rapporto Censis evidenzia come la trasformazione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale (IA) stiano cambiando profondamente il modo in cui gli italiani si informano sulla salute. Quasi 1 su 2 (49,6%) utilizza già chatbot di IA per cercare informazioni su piccoli disturbi e farmaci da banco, percentuale che supera il 70% tra i giovani.

La maggioranza mantiene un approccio critico, ma cresce una quota di utenti che si affida all’IA in modo acritico: il 37% non approfondisce le informazioni o le controverifica solo con reti informali (amici, parenti ecc.) o digitali, di cui il 17,3% lo fa solo su internet o social, rischiando di restare in una ‘bolla’ informativa virtuale.

In un contesto in cui il 37,9% degli italiani dichiara di essersi imbattuto in fake news sulla salute, emerge quindi una forte domanda di garanzie: oltre tre quarti (77,6%) chiedono informazioni sanitarie certificate, e il 65,8% auspica la creazione di app e siti ufficiali dedicati ai consulti per piccoli disturbi e farmaci di automedicazione.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME OPPORTUNITÀ, NON COME MINACCIA.

Nonostante i rischi, la ricerca sottolinea anche le potenzialità positive dell’IA: se utilizzata correttamente come strumento e non come fine, essa può contribuire a rafforzare l’alfabetizzazione sanitaria, facilitando l’accesso a informazioni affidabili e aggiornate. Il 44,8% degli italiani ritiene che l’IA diventerà sempre più affidabile in ambito salute, ma la stragrande maggioranza (75,9%) continua a considerare insostituibili le competenze e l’esperienza dei professionisti sanitari.

Il vero valore aggiunto, sarà quindi, nell’integrazione: strumenti digitali e IA a supporto della relazione umana, mai in sostituzione. Il rischio, oggi, non è solo quello dell’erosione dell’alfabetizzazione sanitaria in tema di gestione dei piccoli disturbi e uso consapevole dei farmaci da banco ma di una sua possibile regressione se non si interviene con decisione.

‘Il nostro Rapporto- ha evidenziato il responsabile Area Consumi Mercati Welfare presso Censis, Francesco Maietta– conferma che l’automedicazione responsabile è un vero patrimonio sociale per il Paese: consente alle persone di gestire in autonomia i piccoli disturbi, riducendo la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale e generando benefici per l’intera collettività. Questo è possibile grazie a un livello di alfabetizzazione sanitaria che in Italia è solido e diffuso, frutto di una cultura della responsabilità maturata nel tempo, in cui il ruolo di medici e farmacisti resta centrale’.

‘Tuttavia- ha precisato- la rivoluzione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale stanno cambiando profondamente il modo in cui i cittadini si informano. Queste circostanze ci dicono che non possiamo permetterci di essere inattivi: è il momento di investire ancora di più nell’alfabetizzazione sanitaria e nella promozione di fonti affidabili, accompagnando i cittadini nell’uso consapevole delle nuove tecnologie’.

La ricerca Censis evidenzia, quindi, che l‘inazione non è più un’opzione: occorre una mobilitazione collettiva, che interessi, in prima istanza, istituzioni, professionisti sanitari, rappresentanti dei media, per promuovere, in tema di salute e cura, un empowerment dei cittadini, soprattutto dei più giovani, e per garantire, a tutti i livelli, un governo consapevole del fenomeno digitale.

‘La soluzione non sta nel limitare l’autonomia dei cittadini né nel restringere l’offerta di informazione- ha concluso il presidente Albero- ma nel sostenere la cultura della responsabilità, diffondere informazioni certificate e promuovere un uso consapevole delle nuove tecnologie, a sostegno dell’alfabetizzazione sanitaria del Paese’.

Sono questi alcuni degli spunti approfonditi oggi durante l’evento istituzionale ‘Educare alla salute: verso una strategia condivisa‘, promossa da Assosalute in cui sono intervenuti Nicola Calabrese, vicesegretario nazionale Fimmg, Andrea Mandelli, presidente della Fofi, Pierluigi Russo, direttore tecnico scientifico dell’Agenzia Italiana del Farmaco, e Guido Scorza, componente del Garante per la Protezione dei Dati Personali.

Presenti anche Massimiliano Capitanio, Commissario Agcom, Rossana Ciuffetti, direttore Sport Impact presso Sport e Salute S.p.A., Rosa Lombardi, esperto di Alta Professionalità del ministro dell’Istruzione e del Merito, Anna Lisa Mandorino, segretario nazionale di Cittadinanzattiva, Nicola Miglino, presidente dell’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione, Maria Cecilia Morandini, presidente di Attività Sportive Confederate.

Per quanto riguarda la politica hanno preso parola la senatrice Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato, l’onorevole Gian Antonio Girelli e l’onorevole Ilenia Malavasi, entrambi membri della stessa Commissione, e l’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.