Buzzella: «Lo sviluppo è sostenibile se crescono la ricchezza, il benessere e le tutele sociali, a fronte di una riduzione del consumo delle risorse e degli impatti sull’ambiente»
Dal 1990 le emissioni di CO2 sono diminuite del 70%, un risultato che anticipa l’obiettivo della Commissione Europea al 2030. Calano del 46% gli infortuni sul luogo di lavoro rispetto al 2010.
Milano, 26 novembre 2025 – La chimica in Italia si conferma un’industria chiave per affrontare le sfide della sostenibilità: i suoi prodotti e processi sono indispensabili per la transizione ecologica del Paese.
Per offrire una fotografia della capacità del settore nel perseguire in maniera equilibrata lo sviluppo sociale, ambientale ed economico, Federchimica presenta oggi il 31° Rapporto annuale Responsible Care®, il programma mondiale volontario, nato in Canada nel 1985 e attivo in Italia dal 1992, per la promozione dello sviluppo sostenibile del comparto.
Il documento mette in luce l’impegno e la leadership dell’industria chimica nel generare competenze, progettualità e risultati misurabili nell’ambito della sostenibilità affrontando tre specifici ambiti:
– Prosperità: creazione di valore condiviso (valore economico generato, investimenti in ricerca e sviluppo e spese per sicurezza, salute e ambiente).
– Pianeta: soluzioni per la transizione ecologica (cambiamento climatico, efficienza energetica, abbattimento emissioni in aria, acqua e suolo, gestione circolare dei rifiuti).
– Persone: generazione di benessere per i lavoratori e i consumatori (welfare e occupazione, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro).
«Da oltre trent’anni il Rapporto Responsible Care® illustra i significativi progressi del settore nel ridurre l’impatto ambientale mantenendo o aumentando, al contempo, il valore economico e sociale generato e distribuito alla collettività. Il Programma testimonia il percorso virtuoso delle imprese chimiche verso lo sviluppo sostenibile, attuato attraverso il perseguimento del cosiddetto “decoupling”, ossia l’inversione della correlazione tra la variabile socioeconomica e quella ambientale. In altre parole, lo sviluppo è sostenibile se crescono la ricchezza, il benessere e le tutele sociali, a fronte di una riduzione del consumo delle risorse e degli impatti sull’ambiente. È importante valorizzare questi risultati, anche alla luce del ruolo trainante della chimica per i settori a valle e per il suo contributo nel trasferire tecnologia e sostenibilità» dichiara Francesco Buzzella, Presidente Federchimica.
Nel 2024 l’industria chimica ha generato un valore della produzione pari a 65 miliardi di euro. Di questi, il 90,3% (58,7 miliardi di euro) viene distribuito agli stakeholder, sotto forma di acquisti di beni e servizi, spese per il personale e imposte versate alla pubblica amministrazione. L’industria chimica contribuisce al bilancio pubblico e all’offerta di servizi ai cittadini, versando tributi per 1,2 miliardi di euro, ai quali si aggiungono quasi 2,5 miliardi di euro in imposte e oneri sociali, connessi alle spese per il personale. Gli investimenti e i costi operativi destinati alla sostenibilità sociale ed ambientaledelle imprese aderenti a Responsible Care® rappresentano annualmente oltre il 2% del valore economico generato, per un ammontare complessivo di 708 milioni di euro, di cui 301 milioni in investimenti.
Il settore chimico vanta da anni una posizione di leadership nell’ambito della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. L’incidenza degli infortuni nel settore è inferiore del 40% rispetto alla media manifatturiera. Il numero degli infortuni, a parità di ore lavorate, è diminuito del 46% dal 2010 e ben dell’80% rispetto al 1990.
«Dal Rapporto – afferma Buzzella – emerge chiaramente come sicurezza, salute e un elevato livello di benessere sui luoghi di lavoro siano elementi distintivi del settore chimico. Un risultato che si deve anche all’impegno delle Parti sociali settoriali: Responsible Care® prevede, infatti, un particolare coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti sui temi di sicurezza, salute e ambiente, attraverso il modello partecipativo del CCNL».
In ambito ambientale, si conferma il trend di diminuzione delle emissioni: dal 1990, le emissioni dirette della chimica sono diminuite del 70%. Questo valore pone l’industria chimica già in linea con l’ambizioso obiettivo europeo al 2030 (-55%). Nel 2023, le emissioni dirette in Italia erano 9,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, il 2,5% del totale nazionale (erano il 6% nel 1990). Considerando le emissioni dirette e indirette, l’industria chimica ha ridotto i propri impatti sui cambiamenti climatici del 71%. In termini di economia circolare, il riciclo è la prima modalità di destinazione dei rifiuti (49%), in significativo aumento rispetto al 2015: era il 23%.
Un settore virtuoso, che ha perseguito con costanza risultati migliori di quelli stabiliti dalle normative. Tuttavia, per preservare gli obbiettivi raggiunti e salvaguardare la competitività delle imprese, è necessario un quadro politico e legislativo che sostenga, e non penalizzi, la crescita settore.
«Tanti sono i cambiamenti in atto, da quello climatico ai nuovi assetti mondiali, di cui è necessario prendere coscienza e i cui effetti richiedono alle nostre imprese una forte capacità di adattamento.
La politica industriale europea attuale è spesso caratterizzata da poco pragmatismo. Servono normative adeguate, che sostengano la competitività. Per questo gli obiettivi ambientali devono essere realistici, in linea con le capacità tecnologiche e le tempistiche di investimento delle nostre imprese: il raggiungimento del nuovo obiettivo proposto dalla Commissione europea sulla riduzione di gas serra al 2040 (-90% rispetto al 1990), comporterebbe per il nostro settore un’ulteriore riduzione delle emissioni pari ai 2/3 dei valori attuali, target molto difficile da raggiungere sulla base delle tecnologie oggi a disposizione. Occorre un quadro legislativo chiaro, certo e snello per attrarre capitali, investimenti e risorse umane di eccellenza, supportato da un’amministrazione pubblica efficiente. Il Clean Industrial Deal e il Piano d’azione per l’industria chimica europea, recentemente pubblicati dalla Commissione, sono un’occasione da non perdere, e devono costituire la base per il rilancio e la competitività del nostro settore e di tutto il sistema economico nazionale ed europeo» conclude Buzzella.
Da 21 anni la presentazione del Rapporto viene accompagnata dal Premio Responsible Care®, un riconoscimento assegnato alle aziende aderenti all’omonimo programma per aver perseguito efficacemente la sostenibilità con progetti specifici. Quest’anno le aziende vincitrici sono:
Altair Chemical per il progetto “Carbonato di potassio da cattura CO2”
Altair Chemical ha sviluppato un sistema di recupero della CO₂ contenuta nei fumi di due cogeneratori ad alto rendimento, che li convoglia direttamente nel processo di produzione del carbonato di potassio (K₂CO₃) dello stabilimento di Volterra.
Il sistema ha consentito di passare dall’utilizzo di CO₂ acquistata in forma liquida e trasportata in autocisterne, ad un sistema di recupero della CO₂ che consente di recuperare il 30% delle emissioni del cogeneratore per un utilizzo del
gas climalterante pari a 8.000 t/anno e la diminuzione del consumo di metano del 20% per raggiungere la temperatura di processo (l’uso dei fumi permette di partire da una temperatura di 80 °C anziché da quella ambiente).
Henkel Italia per il progetto “IoT e sensori intelligenti per una manutenzione sicura, sostenibile ed efficiente”
Henkel ha sviluppato una piattaforma IoT innovativa che, grazie a sensori intelligenti e algoritmi avanzati, monitora in tempo reale componenti critici, rilevando perdite, vibrazioni anomale e cambiamenti strutturali. I dati vengono elaborati e trasmessi a una dashboard digitale, generando notifiche automatiche per interventi mirati e tempestivi. Il progetto, in fase di espansione, mira a creare un ecosistema digitale per una manutenzione sostenibile, in grado di ridurre gli interventi manuali in zone pericolose, il rischio ambientale e l’impronta di carbonio, prevenire proattivamente i guasti, le perdite di prodotto, ottimizzare la vita operativa degli asset, oltre che aumentare la consapevolezza e la cultura della sicurezza”
Novamont per “La qualificazione del Carbon Footprint di prodotto lungo la filiera secondo la ISO 14067”
Novamont ha sviluppato uno strumento per calcolare la carbon footprint dei prodotti (es. sacchetti, imballaggi monouso) dei propri clienti. Lo strumento è utilizzabile dai clienti in modo autonomo e garantisce la loro crescita e sensibilizzazione sulla misurazione e sulla mitigazione dei gas serra associati ai prodotti. Lo strumento, allineato alle norme ISO 14040 e 14044 (LCA) e alle norme internazionali per il calcolo dell’impronta di carbonio, ha ricevuto esito positivo da una verifica di terza parte a fine 2024. Inoltre, permette una maggiore trasparenza dimostrandosi un valido supporto all’evoluzione normativa (es. la Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità), con un rilevante valore competitivo.
Syensqo per “Safety Half Days, progetti e iniziative per la sicurezza”
I “Safety Half Days” sono incontri per la sensibilizzazione sulla sicurezza e la salute sul lavoro, realizzati insieme a numerose altre iniziative per l’obiettivo “zero infortuni” nel sito di Bollate. Sono stati presentati progetti d’intervento strutturale per la sicurezza stradale interna e organizzate attività interattive, tra cui due spettacoli di improvvisazione teatrale sulla sicurezza. Sono state trattate anche le abitudini dei dipendenti sull’uso di DPI, evidenziando l’importanza di collaborazione, comunicazione, fiducia e allineamento fra di loro. È stato istituito un Safety Culture Team, che sensibilizza i colleghi coinvolgendoli attraverso giochi, interviste e iniziative con frequenza quindicinale.

