Storai (Carratelli Wine): “Fase di grande movimento: c’è chi ha sospeso gli ordini e chi prova a rinegoziarli. Ma serve calma: “Il mercato frenerà, ma non chiuderà, la sfida è ripensare le strategie senza perdere terreno”

 


Firenze, – Mentre l’Italia e gli altri Paesi europei produttori di vino trattano con gli Usa possibili eccezioni o “sconti” al dazio del 15%, il mercato vitivinicolo è già in subbuglio.

“In questa fase si muove tutto: c’è chi congela trattative, chi sospende ordini, chi prova a rinegoziare, come era prevedibile”, racconta Marco Storai, amministratore di Carratelli Wine, realtà con sedi a Firenze, Grosseto e Montepulciano, specializzata nella selezione, promozione e posizionamento dei migliori vini italiani sui mercati esteri, l’unica risposta possibile è una visione lucida, pragmatica e internazionale.

“È ancora troppo presto per decodificare gli effetti reali dei dazi – prosegue Storai – ma possiamo immaginare che i vini di alta gamma subiranno un impatto minore, perché chi compra bottiglie da 80 o 100 dollari non si ferma per 2 o 3 euro di rincaro. I problemi veri riguardano le fasce medie e basse, che fanno volumi e margini su cui il dazio incide di più”.

Ma il broker del vino non è pessimista sul futuro delle relazioni con il mercato Usa. “Il rapporto con gli Stati Uniti – spiega l’amministratore di Carratelli Wine – non finisce certo qui. Cambierà, certo, ma non in modo strutturale. Questa è una fase critica che va gestita con equilibrio. Noi ad esempio stiamo spingendo i produttori verso piccoli aggiustamenti per mantenere la presenza sul mercato americano, mentre apriamo nuove rotte”,
Tra le destinazioni su cui l’azienda sta già investendo ci sono India, Thailandia, Brasile, Centro America e – con più difficoltà – la Cina. “C’è un interesse reale per i prodotti italiani quando si abbina qualità e prezzo. Il nostro lavoro – dice Storai – è selezionare le aziende giuste, aiutare a creare nuovi blend, adattare l’offerta a questi mercati. Dobbiamo aver fiducia nel valore delle nostre cantine”.

Dal monitoraggio dei comportamenti delle aziende partner, Carratelli Wine rileva in Italia un clima misto tra preoccupazione e volontà di riorganizzazione, dopo l’annuncio dell’accordo commerciale tra Ue e Usa.
“C’è sicuramente scoramento – dice Storai – ma la paura vera è passata. Ora si tratta di riorganizzarsi, fare cultura tra i produttori, spiegare cosa sta cambiando. Il punto non è più ‘il mio vino è il migliore’, ma ‘quante persone sono disposte a comprarlo, e a che condizioni’”.
Il focus si sposta anche sulla Toscana, dove Carratelli Wine opera in stretto contatto con numerose aziende del territorio.
“Le aziende più strutturate – conclude l’amministratore di Carratelli Wine –stanno reagendo bene. Quelle più piccole devono evitare il panico: ci sono alternative credibili agli Usa, ma serve impegno, presenza, storytelling, conoscenza del cliente. Se la Toscana saprà muoversi come sistema, potrà giocare un ruolo decisivo”.